La mattina, quando Marco uscì di casa per andare al lavoro, mi salutò baciandomi sulla bocca. Erano mesi che questo non accadeva. Mi dedicai ad un progetto di arredamento che mi era stato commissionato per una villa di campagna a due piani. Mentre ci lavoravo mi chiedevo chi potesse mai avere interesse a possedere una tale villa in un luogo così sperduto della campagna svedese. Dopo un paio di ore di lavoro ero riuscita a malapena a progettare la zona divani che risultava di gran lunga la più semplice.
Il pensiero correva inevitabilmente alla sera precedente. Era stato un momento di forte emozione. Quando aveva confessato il mio tradimento, mi ero sentita al tempo stesso impaurita ed elettrizzata, come se fossi saltata da un ponte alto centinaia di metri con solo un elastico tra me e lo schianto. Non speravo nel perdono di mio marito. Non sapevo in realtà in cosa sperare. Mi sentivo persa, disperata. Quasi inconsciamente avevo chiesto a Marco di punirmi per il mio tradimento e mi ero messa nuda, senza alcuna protezione, pronta ad affrontare la mia pena.
Ma quando Marco, accogliendo la mia richiesta, iniziò a colpirmi, il sentimento di colpa scomparve per lasciare il posto ad una inarrestabile eccitazione. Entrambi eccitati consumammo uno dei rapporti sessuali più intensi della nostra vita in comune; un rapporto quasi animalesco, in cui il confine tra volersi bene e farsi del male era solo una linea sottilissima.
Quel pensiero tornò ricorrente per tutta la giornata. Riuscii a completare il progetto del soggiorno e della zona pranzo. Agli altri dieci locali avrei pensato nei giorni successivi.
Quando Marco rincasò, il suo atteggiamento nei miei confronti era fortunatamente ancora quello della mattina. Mi salutò baciandomi e cenammo avendo finalmente dopo tanto tempo una conversazione cordiale.
«È stato strano ieri sera» dissi una volta che ci trovammo seduti sul divano mentre Marco era alla ricerca di un film su Netflix.
«Sì, strano» confermò Marco. «Ancora faccio fatica a crederci.»
«È stato strano, ma anche molto bello, intenso.»
«Forse anche troppo intenso. Ti ho scopato come se stessi usandoti violenza...»
«Mi è piaciuto tanto» dissi appoggiandomi alla spalla di Marco, «tantissimo.»
Il film era stato individuato e per un paio d'ore ci dedicammo alla sua visione senza pensare o dire altro.
«Mi sono eccitata quando mi hai schiaffeggiata» dissi quando il film era ormai terminato e Marco stava facendo zapping tra i tanti canali satellitari. «Mi sono eccitata perché venivo punita per essere stata una cattiva ragazza.»
«Anch'io mi sono eccitato, ma non riesco, per quanto ci pensi, a capirne il motivo. Non mi ha eccitato schiaffeggiarti, ero già eccitato prima, angosciato ed eccitato allo stesso tempo.»
Marco rimase in silenzio per un po'. Io lo guardavo. Era combattuto tra il negare e l'ammettere qualcosa che sentiva dentro di sé.
«Penso che fossi eccitato al pensiero di te che facevi sesso con altri uomini» ammise infine, «angosciato ed eccitato.»
Gli accarezzai il viso e lo baciai sulla bocca. «Se ti dicessi tutto quello che ho fatto, ti raccontassi i particolari, mi puniresti ancora?»
«Ti ho già punita abbastanza.»
«Mi hai punita per il mio tradimento, ma ho fatto di più. Ho trasgredito anche alle regole che avevamo concordato.»
«Basta schiaffi.»
«No, niente schiaffi. Per i particolari ci vorrà qualcosa di più forte.»
Marco mi guardò con aria interrogativa.
«Potresti sculacciarmi oppure anche colpirmi con la cintura.»
«Non penso di poterlo fare.»
«La prima volta, un martedì che tu eri ad Oslo, sono andata a casa di Mikael ed abbiamo scopato. Sono rimasta a casa sua tutta notte. Regola infranta.»
Marco non mi guardava mentre raccontavo le mie esperienze. Io, mentre parlavo, stringevo forte la sua mano.
«Nel mese successivo, abbiamo scopato ancora quattro o cinque volte. Regola infranta.»
Marco non diceva nulla, ma notai che stava avendo un'evidente erezione. Mi alzai dal divano e tolsi i pantaloni della tuta e le mutandine rimanendo solo con la felpa. Allo stesso modo sfilai i pantaloncini a Marco.
«Una sera, a casa di Lisa, lo abbiamo fatto in quattro» continuai. «Con me e Lisa c'erano Hans e Mikael. Mi hanno scopata tutti e due.»
«Non ci credo.»
«È la verità. Merito una punizione. Una severa punizione. Prendi la cintura.»
Marco indugiò un istante, poi si alzò e sfilò la cintura dai pantaloni che erano, piegati, sul servo muto. Io mi misi in posizione sul letto. Quando la cintura si abbatté su di me una prima volta, non provai alcun dolore, ma solo un sentimento di espiazione. I colpi successivi mi fecero male, ma, allo stesso tempo, mi portarono ad uno stato di eccitazione folle. Ne contai non più di tre o quattro, dopo di che sentii il membro di Marco dentro di me e, quasi istantaneamente, avemmo entrambi un orgasmo deflagrante. Sfiniti, rimanemmo a lungo sdraiati su letto senza parlare.
«Erano cose vere o te le si inventate solo per farmi eccitare?» chiese Marco trascorso un po' di tempo.
«Chi lo sa?» risposi. «Non è sempre necessario sapere cosa è realtà o fantasia.»

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Punti di singolarità
Ficción GeneralIl termine singolarità in matematica sta ad indicare un qualcosa (oggetto o situazione) che, rispetto ad altri analoghi nel contesto, ha un ruolo particolare, che si discosta dalla normalità o regolarità per un qualche specifico motivo. Marco ed Ang...