Un marito, se è attento a cogliere i segnali, capisce subito se la moglie se la sta facendo con un altro uomo e Angela di segnali se ne era lasciata sfuggire diversi. Quando ero tornato dall'ultima trasferta in Norvegia mi era subito sembrata strana nel comportamento. Aveva salutato il mio rientro con un insolito calore, come ultimamente non aveva mai fatto. All'inizio mi ero sentito lusingato, ma successivamente mi ero insospettito. Sembrava quasi volesse farsi perdonare qualcosa di cui io non ero a conoscenza. Il giorno successivo era stata stranamente presa da un insolito interesse per WhatsApp di cui, normalmente, faceva uno scarso utilizzo. La sera del venerdì uscii di casa prima di lei e mi appostai in attesa. Arrivò un taxi. Angela uscì di casa e salì sull'autovettura. Io li seguii con la mia auto a debita distanza. La notte era luminosa, con la luna e assenza di nuvole. Non fu complicato seguire il taxi e vedere dove scese Angela. Non in prossimità di un locale, ma alla porta di uno squallido casermone in un quartiere periferico di Stoccolma. Rientrai a casa in attesa del suo ritorno. Con mia sorpresa non fece tardi e rientrò prima della mezzanotte.
«Lisa aveva un problema con la baby-sitter. Vado a farmi una doccia e poi andrei a letto, sono stanca» mi disse. Era pure stata sfortunata o malaccorta. Quando ero rientrato a casa avevo telefonato a Thomas per una questione di lavoro e mi aveva risposto Lisa dicendomi che Thomas era sotto la doccia e mi avrebbe fatto richiamare. Cosa che fece dopo circa mezzora. Nel corso della telefonata, in sottofondo, sentii Lisa che parlava in italiano ai loro due figli. Non c'era necessità di null'altro per comprendere cosa stava accadendo: Angela aveva dato un senso pratico all'idea di relazione aperta.
Nei giorni successivi mi comportai normalmente, come non sospettassi nulla. Angela, invece, sembrava preoccupata, quasi turbata. Ultimamente avevamo sempre evitato di avere discussioni, ma l'atmosfera tra di noi si era inevitabilmente fatta pesante.
«Domani partirò per Oslo» dissi il lunedì sera rincasando dall'ufficio.
«Non era previsto questa settimana» disse sorpresa Angela.
«C'è un'emergenza.»
«George e Thomas vengono con te?»
«George ha preso un mese di aspettativa. Penso che abbia un esaurimento nervoso. Non ti ha detto nulla Jenny?»
«No. Che strano.»
«Ho dovuto sostituirlo con il capo progetto che gli avevo messo in affiancamento. L'ho chiamato al telefono, mi è sembrato a pezzi.»
«Chiederò a Jenny.»
Angela di certo ne sapeva molto di più rispetto a quello che mi dava da intendere, ma probabilmente non desiderava affrontare l'argomento e anch'io non ne parlai più quella sera. Mentre io e Angela conversavamo guardando distrattamente un programma in televisione, pensavo già alla sera successiva ad Oslo ed ai miei piani di uscita con Eli. Se doveva essere relazione aperta, che relazione aperta fosse. Ora mi sentivo libero di poter fare ciò che avevo a lungo desiderato.
Non fu difficile invitare Eli a cena, in fin dei conti era già stata esplicita in passato sul fatto che le piacessi. Fu ancora più semplice, terminata la cena, invitarla a bere qualcosa nel mio albergo.
«Casa mia è sempre libera. Vivo da sola, andiamo da me» rispose senza mostrare alcun imbarazzo o esitazione.
Bere qualcosa era ovviamente solo un pretesto. Dopo un quarto d'ora eravamo già nel letto a scopare. Avevo pensato diverse volte a quel momento, sempre fantasticando, che la realtà mi parve diversa rispetto a quanto avessi immaginato. Il rapporto fu di breve durata ed Eli non era la macchina da sesso che mi ero creato nella mia fantasia ed anche lei non rimase molto soddisfatta della mia prestazione.
«Me lo ero immaginato più dolce» commentò dopo qualche minuto in cui eravamo sdraiati in silenzio l'uno accanto all'altra.
«Cosa ti eri immaginata più dolce?»
«Il modo in cui avremmo fatto sesso. Invece mi hai preso in modo triste, quasi con una punta di rabbia repressa oserei dire.»
Non replicai. Mi rendevo conto solo adesso che, più che il desiderio, era stata la voglia di mettermi in pari con Angela a dettare le mie azioni.
«Sarà meglio che rientri in hotel» dissi come a voler uscire da quella scomoda situazione.
Giunto in hotel, dopo essermi fatto una doccia, mi buttai sul letto, ma non riuscii a dormire un solo minuto quella notte. Tanti pensieri affollavano la mia mente.
Quando il mercoledì sera rientrai a casa era ora di cena. Angela, non sapendo l'ora esatta del mio arrivo, aveva ordinato sushi per due. Iniziammo a mangiare.
«Sono stato con una mia collega norvegese» dissi laconico mentre prendevo con le bacchette un pezzo di sashimi.
Angela mi fissò negli occhi, quasi volesse capire se stessi dicendo sul serio o stessi mentendo. «Perché me lo stai dicendo? Se ti sei attenuto alle regole concordate, è stato un tuo diritto farlo. Siamo ancora una coppia aperta» rispose come se la cosa quasi non le importasse.
«E tu sei stata con qualcuno?»
«Avevamo detto nessuna domanda, mi pare.»
Continuammo a mangiare il nostro pesce crudo, senza aggiungere altro, ma in bocca sentivo solo un gusto amaro di sconfitta.

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Punti di singolarità
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