Sì, certo l'appartamento che ci avevano assegnato era molto bello, almeno tre volte la metratura della nostra casa a Milano. Era già perfettamente arredato ed accessoriato. Il fatto che fosse stato arredato con uno stile diametralmente opposto al mio non faceva certo diminuire il mio apprezzamento. Si percepiva un pensiero, una scelta meditata delle soluzioni realizzate. Questo meritava rispetto.
Kista no. Proprio no. Non era un luogo in cui si potesse pensare di vivere. Io e Marco cercavamo entrambi una scusa per poter dire, senza sembrare ingrati, che avremmo preferito trasferirci a Stoccolma. Se fossi riuscita a trovare un lavoro, anche part-time, avremmo avuto una scusa plausibile. Così, mentre Marco lavorava allo start up del suo progetto, io impegnavo gran parte delle ore del giorno a consultare annunci di offerte di lavoro. Avevo iniziato la ricerca sperando di trovare qualcosa che fosse attinente con la mia professione, ma, dopo alcuni giorni, mi ero resa conto che un architetto non è così ricercato. Mi sarei accontentata anche di un ruolo amministrativo, ma al momento ogni sforzo sembrava essere vano. Non mi davo comunque di certo per vinta. Avrei continuato a cercare finché non fossi riuscita a trovare un'occupazione.
Il mese di luglio era trascorso in un baleno. Eravamo arrivati in Svezia e, giusto il tempo di sistemarci, era già passato un mese. Fu un agosto bellissimo. Il progetto di Marco era solo all'inizio e gli lasciava ancora un po' di tempo libero. Non appena ne avevamo l'occasione, ne approfittavamo per visitare Stoccolma e i suoi magnifici dintorni. La natura era stupenda. Le foreste, il mare, l'arcipelago di isole che fa da corona a Stoccolma; tutto mi appariva magnifico. Quasi ogni sera sperimentavamo per cena un nuovo ristorante. Nuovi gusti e nuove abitudini. Mi sembrava di vivere una nuova luna di miele.
Una sera di fine agosto Thomas, un collega di Marco, ci invitò a cena. L'invito mi mise in agitazione. Era la prima occasione di un vero incontro con una famiglia svedese. Sino ad ora ci eravamo limitati a frequentare ristoranti come se fossimo due turisti.
«Stai tranquilla» mi rincuorò Marco. «Lisa, la moglie di Thomas è italiana. E poi ci saranno anche George e la moglie. Jenny è inglese; ci penserà sicuramente lei a fare qualche gaffe. Noi saremo perfetti.»
Comprammo del vino da portare a cena. «Sarà adatto?» mi chiesi in preda a mille dubbi.
«Smettila di preoccuparti, stiamo andando ad una cena, non ad un esame» disse Marco. «Dovrebbero essere più preoccupati loro che stanno invitando due italiani a cena.»
«Più un greco ed una inglese» puntualizzai.
«Appunto.»
Dopo quest'ultima affermazione, Marco mi baciò come a voler fugare definitivamente i miei residui dubbi.
Quando fummo a casa di Lisa e Thomas capii che Marco aveva ragione. Erano una coppia molto simpatica, in grado di mettere gli ospiti subito a proprio agio. Thomas era un uomo di bell'aspetto, tipicamente scandinavo, sulla cinquantina. Lisa era decisamente più giovane del marito. Le avrei dato circa quarant'anni. «Quarantadue a breve» confermò più avanti nel corso della serata. Avevano due figli, una femmina di dodici anni ed un maschio di nove. Per lasciarci libera la serata, i figli erano stati affidati ai nonni paterni e avrebbero passato la notte con loro.
«Mi spiace aver creato loro disagio» dissi come volendomi scusare per una colpa non mia.
«Non pensarci neppure» rispose Lisa. «Sono abituati alla baby-sitter o, in alternativa, ad andare a casa dei nonni. Io e Thomas usciamo spesso la sera.»
Eravamo stati i primi a raggiungere la casa dei Malmgren. Mentre aspettavamo l'arrivo di George e Jenny, Thomas, da bravo padrone di casa, ci fece accomodare in soggiorno e ci servì un aperitivo.
«Allora, ti piace la Svezia?» mi chiese.
«La Svezia moltissimo, Kista non tanto.»
«Ah, dovete venire via da là» commentò. «Prendete casa a Stoccolma. Con il maltempo le cose non potranno che peggiorare a Kista. Se avete necessità di una mano per trovare casa, Lisa vi può essere di aiuto.»
Si sentì un suono stridulo provenire dall'ingresso. Era il campanello che annunciava l'arrivo di George e Jenny.
George era il tipico ateniese, la copia esatta del greco antico che trovi nei libri di storia. Gli avresti dato circa quarantacinque anni a causa della folta barba, ma, quasi sicuramente, era più giovane e non di poco. Jenny era una biondina di trent'anni, minuta ma molto bella, con due occhi di un blu intenso.
La serata si concluse con una piacevole conversazione. Il cibo era ottimo, e molto probabilmente Lisa aveva utilizzato un servizio di catering, anche se non lo aveva dichiarato, e accolse con piacere i complimenti che le fecero tutti.
Mi sentii felice. Da quando eravamo arrivati in Svezia, io e Marco avevamo trascorso delle giornate stupende, ma sempre solo tra di noi. Ora, in prospettiva, avevo trovato due nuove amiche.
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Punti di singolarità
General FictionIl termine singolarità in matematica sta ad indicare un qualcosa (oggetto o situazione) che, rispetto ad altri analoghi nel contesto, ha un ruolo particolare, che si discosta dalla normalità o regolarità per un qualche specifico motivo. Marco ed Ang...