3 (Marco)

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Angela rimase un poco delusa quando vide Kista per la prima volta. Tanto le era sembrata bella Stoccolma, altrettanto le parve triste Kista. La luce di luglio non fu sufficiente a renderla attraente ai suoi occhi. Le lunghe serie di palazzi, uno di fila all'altro, utilizzati principalmente come uffici, non la rendevano un posto ideale in cui vivere. Ci avevano assegnato un bellissimo appartamento, persino troppo spazioso per due persone, ma la bellezza dell'appartamento rendeva ancora più evidente il contrasto con il contesto in cui si trovava.

«Proviamo a viverci per qualche tempo» provai a dire. «Se non ci piacerà, troveremo una sistemazione a Stoccolma a nostre spese.»

Rifiutare da subito la sistemazione che ci era stata assegnata mi pareva uno sgarbo alla società: «Stoccolma è solo a qualche chilometro di distanza, ci potremo andare quando vorremo senza alcun problema».

Così facemmo buon viso a cattiva sorte. Io iniziai a occuparmi del nuovo progetto, che, come prima attività, consisteva principalmente nel completare l'organico del gruppo che avrei diretto. Al momento l'unico collaboratore che era stato assegnato al progetto era uno svedese di nome Thomas. Quando lo incontrai per la prima volta rimasi stupito perché si presentò parlando un buon italiano.

«Mia moglie è italiana» disse notando il mio palese stupore. «Sono anni che trascorriamo le vacanze in Italia. Lisa, mia moglie, parla italiano con i nostri due ragazzi. Ho dovuto imparare per forza la lingua per evitare che quei tre complottino qualcosa alle mie spalle» aggiunse accompagnando l'affermazione con una risata.

«Bene. Così potremo comunicare in inglese col resto del gruppo ed in italiano tra di noi quando vorremo dirci qualcosa di riservato» commentai anche io sorridendo. Thomas sarebbe stato incaricato del controllo dei costi e per tale motivo non era stato scelto da me, ma dalla corporate. Il primo impatto comunque era stato positivo. «Sarà un piacere collaborare» aggiunsi sempre rigorosamente in italiano.

Ci dedicammo insieme ad analizzare le candidature per i ruoli da ricoprire all'interno del progetto. Al termine della prima settimana di lavoro avevamo selezionato i candidati che ci parevano più idonei a ricoprire i ruoli vacanti ed avevamo colloquiato alcuni di essi utilizzando la video conferenza visto che la maggior parte di essi risiedeva non in Svezia e alcuni anche dall'altra parte del globo.

Per il ruolo di capo progetto, sia io che Thomas eravamo rimasti impressionati dal curriculum di un certo George, un ingegnere di origini greche con notevole esperienza internazionale. Dopo aver svolto attività lavorative in diverse parti del mondo, George si era sposato con una donna inglese e si era stabilito a Londra. George e la moglie non avevano figli e vedevano con favore l'opportunità di trasferirsi a Stoccolma per un paio di anni. Io e Thomas decidemmo che George era la persona ideale per il ruolo di capo progetto e gli comunicammo l'esito positivo della selezione.

«Vi ringrazio per la fiducia nei miei confronti» ci disse in video conferenza, «lasciatemi giusto il tempo di sistemare alcune cose qui a Londra e, tempo una settimana, io e mia moglie Jenny vi raggiungeremo in Svezia».

Assegnato il ruolo di capo progetto, la selezione degli altri membri della squadra fu molto più agevole. Passati quindici giorni il gruppo era al completo e pronto al kick-off di progetto. Per l'occasione si unirono all'incontro anche i nostri partner norvegesi che avrebbero provveduto alla fornitura della piattaforma software per il tracciamento navale. Nella mia vita lavorativa avevo già gestito altri importanti progetti, ma questo era di gran lunga il più importante, sia per le dimensioni sia per l'attenzione che veniva posta dai livelli apicali della società alla sua realizzazione.

Stante la partnership con i norvegesi, avrei dovuto recarmi frequentemente in trasferta ad Oslo, almeno per i primi mesi di progetto. Angela sarebbe rimasta da sola in Svezia.

Angela aveva dovuto lasciare il suo lavoro presso lo studio di architettura con cui collaborava per seguirmi in questa mia avventura svedese. Lo aveva fatto apparentemente senza alcun rimpianto.

«Troverò un lavoro anche a Stoccolma» aveva detto quando le avevo parlato della mia opportunità lavorativa. «Anche gli svedesi arredano casa. Avranno necessità anche loro di un architetto che li consigli e li aiuti a scegliere l'arredamento.»

«Probabilmente sì, ma ricordati che la Svezia è la patria di Ikea.»

«Qualcosa da fare riuscirò a trovarlo.»

Mi pareva evidente che, di fronte alla mia opportunità lavorativa, avesse deciso di mettersi in secondo piano.

«Ne sei proprio sicura?» le chiesi. «Non sarà l'unica opportunità che mi si presenterà. Ce ne saranno altre. Posso tranquillamente dire che al momento non sono interessato ad un trasferimento per un lungo periodo.»

«Accetta l'incarico» concluse. «Mi sarebbe sempre piaciuto visitare i paesi nordici. Questa è l'occasione perfetta.»

Non avevo mai sentito di amare Angela così come in quel momento. Avevo finalmente compreso cosa significasse essere una coppia, essere pronti a sostenersi l'un l'altro e affrontare insieme tutto ciò che la vita ci riservava.

Dopo due settimane, partimmo per la Svezia.

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