8 - Thaara

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Sapevo che prima o poi lo avrei incontrato, ma non pensavo che sarebbe accaduto così in fretta. Il ragazzo del pub è un Seal, e come immaginavo è di stanza nella stessa base di mio padre, oltretutto, sotto il suo comando. La maggior parte dei marines che stanziano nel Coronado, frequentano il pub dove siamo andate ieri sera, a quanto sembra è il loro ritrovo nei momenti liberi, ed è proprio per questo che Darla ci ha trascinate lì ieri sera, perché sapeva benissimo dove trovare una preda sicura per una delle sue avventure di una notte. Tuttavia, trovarmelo di fronte, sotto agli occhi incuriositi di mio padre, è stato imbarazzante, perché lui non vuole assolutamente che io soffra ancora per essermi innamorata di un soldato. So come la pensa sulle relazioni con uno di loro, e mi sono ritrovata a promettergli, tempo addietro, che non sarei più uscita con un militare, ma soprattutto con un Seal.

Però, anche se sembra assurdo ammetterlo, ho pensato al nostro breve incontro, e ai suoi occhi azzurri, così intensi, così belli, che sono rimasti impressi nella mia testa per tutto il tempo.

Ma, mi è bastato ricordare che lavoro svolgesse in questo mondo di pazzi, e tutte le mie fantasie su di lui sono svanite come per magia.

Averlo visto, ha risvegliato lo stesso qualcosa in me.

«Vi conoscete già?» la domanda di mio padre mi prende alla sprovvista, portandomi con i piedi per terra per fortuna.

«Intendi, il ragazzo di prima?» entro nel panico, ma cerco di restare calma.

«Sì.»

«N-no», balbetto scossa.

«A me sembrava il contrario», insiste.

«Ma che dici, no, ti sbagli», mento e le mani mi sudano per il nervoso.

Se solo sapesse come l'ho conosciuto davvero, e soprattutto dove, andrebbe su tutte le furie, perché non vuole assolutamente che frequenti locali gremiti di soldati con il testosterone a mille.

«Il modo in cui ti fissava, non mi è piaciuto affatto, sembrava sorpreso di rivederti, qui...» mio padre è così astuto che a volte ho paura a confrontarmi con lui.

«Non l'ho mai visto prima d'ora, papà», mi ritrovo a mentire ancora di fronte alla giuria che temo più di ogni altra cosa al mondo, mio padre, l'uomo che non esterna mai i suoi veri sentimenti, quello che invece di parlare e trovare compromessi, ti impone le sue scelte e le sue idee. È l'uomo più freddo che abbia mai incontrato, e quell'abbraccio, che mi ha dato prima in cortile, era un gesto che non faceva da anni.

Non ricordavo più il calore dei suoi abbracci. Eppure, per un figlio, l'abbraccio di un genitore è di vitale importanza, è come l'ossigeno che occorre per restare in vita, ed io per troppo tempo ne ho sentito la mancanza.

«Devo chiedere a lui?» torna sull'argomento.

Si fa troppo insistente, ma per mia fortuna, con lui ho imparato a resistere, e a non lasciarmi surclassare dal suo volere. È per questo che a volte, anzi direi molto spesso, sono costretta a nascondergli le cose, e la cosa mi fa sentire dannatamente ribelle, anche se, forse dovrei ribellarmi davvero, senza fingere sempre di abbassare la testa come una codarda.

«Non occorre, ti sto dicendo la verità. Piuttosto», schizzo in piedi e mi avvicino al mobile in stile Shabby Chic che mio padre ha acquistato, «non ti offendere papà, ma penso proprio che questo mobile sia sprecato per il tuo ufficio. Perché invece non lo regali alla mamma?» azzardo, tentando di sviare un discorso che mi imbarazza troppo.

Mio padre mi rivolge un'occhiata contraddittoria e sospira rumorosamente.

«Se pranzi con me oggi, ti prometto che lo regalerò a tua madre», rilancia, barattando la mia compagnia, che ultimamente gli sto negando, e lo fa con un ghigno sulla bocca.

IL BUIO IN FONDO AL CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora