9 - Nick

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Per la prima volta nella mia vita, mi sono dovuto ricredere su tutte quelle storie sul destino che ho sempre dato per scontato che fossero solo delle emerite cazzate. Invece, proprio quando non ci speravo più, il fato mi ha fatto incontrare Thaara.

I suoi occhi mi hanno completamente stregato. Se ripenso ancora alla figura da idiota che ho fatto con lei, mi sotterrerei per la vergogna. Come ho potuto pensare che una donna giovane, bella e attraente come lei, potesse desiderare di stare con uno come Paul Richmond?

Averlo come padre però, non rende la situazione migliore di quanto abbia immaginato. È una testa di cazzo e non riesco a vederlo come un bravo genitore.

Magari mi sbaglio. Lo spero per lei.

Certo che la loro parentela rende tutto più difficile perché se provassi davvero a fare il filo a sua figlia, potrebbe mettermi in punizione, come minimo, o rendermi la vita difficile.

Ma la cosa non mi farà desistere dal trovarla e vincere la scommessa che mi ha lanciato, perché lei mi intriga da morire e le sfide ancor di più.

Thaara non sa che ho praticamente la vittoria in pugno, perché qui nel Coronado c'è solo un negozio di antiquariato, ed è quello di Richard Benson, un vecchio amico di mio padre, e come se non bastasse, lo incontro quasi ogni giorno, alla tavola calda dei Sanchez.

Quindi, so dove cercarla.

E la troverò.

Ne sono certo.

«Ehi, ricordi la ragazza del pub?» Dice Gunner alle mie spalle, mentre sto camminando per i corridoi della base per dirigermi nella palestra.

Ma cerco di ignorarlo.

«Sei sordo?» Si piazza di fronte a me e tiene le braccia conserte sul petto, e mi guarda in aria di sfida.

Cazzo, non lo sopporto. Non lo sopporto.

«Che vuoi?» Sbuffo infastidito dalla sua presenza.

«Ricordi la ragazza del pub, quella che è scappata da te?» incalza divertito. «Girano voci che sia l'amante dell'ammiraglio», se ne esce con un sorriso da stronzo sulle labbra, «ecco perché ti ha bidonato, scopa con il vecchione...» ride fragorosamente.

Testa di cazzo, penso mentre serro la mascella.

«Hai capito, la pollastra si scopa quello stronzo di Richmond», continua a fare l'idiota.

Ora gli spacco la faccia e lo lascio per terra, penso sentendo montare in me la rabbia.

«Sai Gunner, mi dispiace per te, perché ogni giorno che passa diventi sempre più coglione e questo non giova a tuo favore, perché sei fastidioso come la sabbia nelle mutande», lo sfido.

Questa volta non me ne starò zitto. Non voglio più starlo a sentire e sottomettermi alle sue cazzate da idiota immaturo.

Gunner contrae la mascella e mi viene più vicino, quel tanto da farmi sentire il suo alito puzzolente e infastidire il mio olfatto.

«Vuoi che ti spacchi la faccia?» chiede spavaldo.

«Vuoi anche tu la stessa cosa?» Ora sono io ad avanzare di più, e le nostre fronti si scontrano un secondo dopo, e lo spintono con il capo.

Gunner ciondola indietro, e io ne approfitto per sferrare un pugno e colpirlo in pieno viso.

Il suo naso comincia a gocciolare prima a piccole dosi, poi come un ruscello in piena il sangue gli cola sulla bocca. Avvicina una mano sul naso e lancia un urlo di dolore.

«Ma che cazzo fai?» Mi strilla contro e quando sto per ripartire all'attacco, vengo bloccato dalla ira furente dell'ammiraglio che è alle mie spalle.

IL BUIO IN FONDO AL CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora