30 - Thaara

234 10 0
                                    

Dopo aver programmato tutto per il mio imminente viaggio, preso accordi con il proprietario di un piccolo appartamento che prenderò in affitto per i mesi che trascorrerò lì, aver preparato quelle poche cose da portarmi dietro, e infine aver lasciato le chiavi di casa a Chloe e averla salutata tra le lacrime, mi ritrovo a varcare la soglia della bottega di Richard. Lui mi accoglie come sempre con un sorriso smagliante e con le mani sporche di vernice in tinta verde vintage, una delle mie preferite.

«Buongiorno Richard!» lo saluto allegra.

Questa mattina vedo tutto diversamente.

«Così hai deciso, stai partendo...» mi dice, ma la sua non è una domanda.

Annuisco soltanto, sentendo gli occhi pizzicare.

«Hai preso la decisione giusta, vedrai che questa lontananza ti farà sentire meglio», mi viene incontro e mi abbraccia amorevolmente.

«Come farò senza tutto questo?» chiedo, guardandomi intorno, per catturare con gli occhi ogni piccolo dettaglio di questo luogo, da poter fotografare mentalmente per tenerlo custodito poi nella mia testa. È la mia seconda casa questa bottega.

«Suvvia, tornerai presto, o vuoi sbarazzarti di questo vecchio brontolone?» Ridacchia e si scosta appena da me.

«Non ti libererai molto facilmente di me, e quando tornerò, avrò senz'altro imparato tante di quelle cose che supererò la tua bravura!» Lo canzono.

«Beh, me lo auguro, altrimenti sarebbe del tutto inutile partire per non apprendere un fico secco», sta al gioco.

«Resto qui, forse è meglio rinunciare subito, che ne pensi?» inarco un sopracciglio divertita.

«Se non ti sbrighi a partire, ti licenzio!»

Mi copro la bocca fingendo di essere scioccata.

Poi restiamo per una manciata di minuti in silenzio. Io persa nei miei pensieri, lui perso chissà dove.

«Mi mancherà davvero questo posto», tiro su con il naso.

Lui mi guarda con un velo di tristezza nelle iridi grigie e con dolcezza mi prende per mano.

«Resteremo qui ad aspettarti», si commuove anche lui.

Guardo l'orologio appeso alla parete. Devo partire tra meno di due ore, ma prima di andarmene devo salutare anche un altro luogo che per anni è stato il mio rifugio.

«Sarà meglio che vada adesso, prima di andarmene voglio andare in un posto...» dico con un nodo alla gola.

Com'è difficile allontanarsi da un luogo che per molto tempo ti sei cucito addosso come un vestito per ripararti dal freddo e scaldare la tua anima persa.

Mi rimetto in macchina col cuore svuotato e spento. Poco fa sembrava tutto più facile, adesso invece è tutto dannatamente difficile da affrontare. Mi avvio verso la vecchia casa abbandonata che in questi anni ha saputo domare i miei scompensi del cuore e che ho desiderato per anni che fosse mia.

Lascio il pick-up ben accostato e scavalco la recinzione come sempre, ma correndo più rischi delle altre volte, poiché non è notte fonda e potrebbe vedermi qualcuno mentre scavalco.

Mi stringo nel cappotto e vado diretta verso l'altalena.

Mi ci siedo sopra come se lo stessi facendo per l'ultima volta, anche se so benissimo che tornerò ancora qui, con il cuore aggiustato e una gran voglia di tornare a sorridere. Me lo prometto. Ancora una volta.

Fa freddo. Le mani si gelano. Dalla bocca mi esce una nuvola di fumo non appena mi siedo sull'altalena.

Saprò fare a meno di questo posto?

Dove andrò a nascondermi nei miei momenti bui?

Non so darmi delle risposte, so solo che devo riprendere in mano la mia vita altrimenti rischio di perdermi.

E me ne sto qui, in questo posto magico per me, a pensare a tutto quello che ho vissuto sulla mia pelle in questo ultimo periodo della mia vita. Vorrei poter tornare indietro col tempo. Vorrei non aver mai accettato quella birra, la prima volta che ci siamo visti. Vorrei non avergli mai lanciato quella stupida sfida. Vorrei non essere mai salita in sella alla sua moto. Vorrei non aver mai accettato la gita in barca. Vorrei non aver fatto l'amore con lui in mezzo al mare. Vorrei non avergli mai concesso il mio cuore. Vorrei non averlo mai amato. Ma ho fatto tutto, e ne sto pagando le conseguenze.

Il vero dramma di una storia che si chiude non è mai quando uno se ne va, o quando una persona decide di prendere un'altra strada perché tutto quello che provava per te è svanito nel nulla, no, ad andarsene basta un attimo, prendi la tua decisione e ti allontani senza mai guardarti indietro, perché sai che è giusto così, non puoi costringerti a stare accanto a chi non desideri. Il vero problema è per chi viene abbandonato, perché non si dimenticano facilmente le lacrime versate, le notti insonni e si smette inevitabilmente di credere nell'amore.

È quello che capita sempre a me. Prima Miller. Ora Nick.

Sognavo un futuro con lui, che non avrò mai. Ha scelto. Lei. E dovrò farmene una ragione. Col tempo imparerò ad amare chi mi ama davvero. Col tempo guarirò dalle ferite.

Quando ho portato Nick qui la prima volta, ho immaginato la mia vita con lui, in questa casa abbandonata che poteva in qualche modo essere la nostra casa perfetta. Ho sognato come una scema di vivere con lui qui. Di scegliere i mobili per arredare questa casa. Di essere dondolata ogni giorno su questa altalena. Di svegliarmi al mattino e trovarlo accanto a me. Di crescere i nostri figli insieme a lui, qui. Tutto qui.

Ma ogni sogno è andato in frantumi, e non so se ho più voglia di sognare. A cosa serve? A illudersi. E io non voglio più illudermi, così non soffrirò ancora per nulla.

Mi dondolo piano. Il vento gelido si infiltra in mezzo ai capelli e mi fa rabbrividire quando si scontra con la pelle scoperta del mio collo.

Vorrei fermare il tempo e restare sempre qui. Ma non posso. Non posso fare più nulla. Non sono ancora andata via, e quest'altalena sento che mi manca già. 

IL BUIO IN FONDO AL CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora