21 - Thaara

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Sono le tre di notte quando alla porta del mio appartamento si presenta Nick ridotto come uno straccio. Sembra reduce da una notte brava. Puzza d'alcol e di tabacco in una maniera a dir poco nauseante. Si regge a malapena in piedi e si sorregge allo stipite della porta per non cadere a terra.

«Nick, che accidenti hai combinato?» scatto verso di lui e lo afferro prima che ruzzoli in avanti e cerco di sorreggerlo anche se la sua mole è il triplo della mia.

«Tuo padre è un gran bastardo», singhiozza e mi cinge un braccio intorno alle spalle alitandomi in faccia.

Faccio una smorfia di disgusto.

«Ma che dici?» alzo gli occhi verso lui che mi guarda con due fessure sottilissime.

«Bastardo», bisbiglia toccandosi la testa.

«Che cosa ti è successo?» lo accompagno a fatica vicino al divano e lui ci plana sopra rantolando parole incomprensibili.

«Non ti muovere, ti porto qualcosa di caldo», dico prima di sparire dalla sua visuale anche se annebbiata e dirigermi di fretta in cucina.

Prendo il bollitore dell'acqua e lo metto sul fuoco in attesa che raggiunga la giusta temperatura per preparargli una tisana che possa aiutarlo a sbollire un po' la sbornia.

Mi chiedo cosa diavolo l'abbia ridotto in questo stato e il perché di quelle parole dure su mio padre.

Si sono scontrati?

Speravo che non accadesse, ma era inevitabile.

Quando torno da lui con una tazza fumante lo trovo seduto con i gomiti poggiati sulle ginocchia e la testa tra le mani.

«Nick», lo chiamo, avvicinandomi a lui.

«Ti scorderai di me», mugugna, senza neanche alzare il capo.

Lascio la tisana sul tavolino e mi siedo accanto a lui. Ma Nick non mi guarda. Si limita a scuotere la testa come se fosse in preda a un attacco di panico.

«Che vuol dire? Perché mai dovrei scordarmi di te?» il cuore mi batte così forte che ho il timore che schizzi fuori dal torace e si schianti contro il muro che ho di fronte.

«Tuo padre è un fottuto bastardo», ribadisce con la voce impastata dall'alcol.

«Nick, smettila di insultare mio padre, dimmi cosa ti ha detto. Vi siete incontrati?» chiedo allarmata.

Nick solleva il viso e mi guarda con un'espressione vuota, poi abbassa lo sguardo e lo punta sulle sue mani che non smette per un istante di sfregare nervosamente.

«Nick?» lo chiamo, ma non ottengo nessuna risposta.

Si alza in piedi facendo fatica a sorreggersi sulle sue gambe malferme e si avvia verso la mia camera.

Che diavolo sta facendo, penso confusa, e lo seguo anche se titubante.

In silenzio osservo ogni sua mossa.

Si sfila gli anfibi e li getta a terra, ai piedi del letto. Si siede sul bordo del materasso e mi rivolge una strana occhiata, che non so neanche come decifrare. In realtà il suo comportamento inizia a preoccuparmi, non l'ho mai visto infuriato, tantomeno ubriaco.

«Ti amo Thaara», lo sento dire.

Faccio dei passi incerti nella sua direzione e quando sono di fronte a lui, mi afferra per una mano e mi trattiene così. Allunga anche l'altra e mi cattura per i fianchi, accorciando sempre di più la distanza che separa i nostri corpi scossi.

«Ti amo Nick», rispondo flebilmente.

Poggia il capo sul mio ventre e con entrambe le mani mi accarezza il corpo, partendo dalle gambe, fino ad arrivare ai glutei.

IL BUIO IN FONDO AL CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora