15 - Nick

215 11 0
                                    

Allungo una mano e la invito a salire a bordo. I suoi occhi terrorizzati mi fissano con intensità. Ha paura, glielo leggo in faccia, ma io farò di tutto pur di farle passare ogni tipo di timore. Non so cosa voglio da lei, non so cosa è disposta a darmi e se sarà in grado di lasciarsi andare e farsi trasportare da questo nostro incontro, l'unica cosa che so per certo, è che voglio provare a renderla felice, anche se sarò solo di passaggio nella sua vita, voglio provarci, perché lei merita quella felicità tanto agognata.

Thaara afferra la mia mano con l'incertezza dipinta sul volto. Cerca in qualche modo di fidarsi di me e questo mi rincuora.

Quando mi passa accanto, la voglia di abbracciarla e tenerla tra le mie braccia si impossessa di me, ma metto a tacere il mio istinto perché sarebbe una mossa troppo avventata che la spingerebbe a prendere subito le distanze da me, ed è l'ultima cosa che voglio che accada in questo momento, non voglio allontanarla proprio ora che siamo così vicini.

Una volta a bordo, Thaara osserva ogni cosa che ha intorno con attenzione. Mi tolgo le scarpe e resto a piedi nudi. Anche lei fa lo stesso, e lascia le scarpe accanto alle mie.

«È tua questa barca?» chiede, mentre accarezza con una mano il timone, e lo fa con la stessa delicatezza che avrebbe una madre con il proprio figlio.

Guardo quella mano che si muove leggera come una piuma e la immagino sul mio corpo.

Cristo santo, questa ragazza mi ha fottuto il cervello.

«In verità no, è di un mio amico...» farfuglio e tento di nascondere l'eccitazione che provo in questo momento per colpa dei miei pensieri.

«E sai come si usa quest'affare?» chiede, in preda all'ansia.

Mi strappa un sorriso. «Spero di sì...» mi prendo gioco di lei, perché in realtà so benissimo come si guida una barca, mio nonno mi ha insegnato tutto quello che c'era da sapere, e ha sempre condiviso con me le sue passioni.

«Allora, credo sia meglio restare attraccati al molo, non trovi?» fa in tono grave.

Con un gesto sicuro, sciolgo gli ormeggi e le sorrido in modo dolce.

«So quello che faccio», affermo sicuro.

Mi guarda con aria interrogativa, in cerca di una rassicurazione sincera nelle mie parole. Invece di mettere a tacere il mio istinto, questa volta mi avvicino a lei senza paura di sbagliare e le prendo una mano cercando i suoi occhi verdi.

«Fidati di me principessa del deserto», mormoro.

Il suo viso comincia ad ammorbidirsi e mi regala un sorriso forzato che serve a nascondere l'ansia che sente dentro.

«Mi fido», bisbiglia.

Il mio cuore perde un battito all'istante. È un'emozione incontrollabile che mi esplode nel petto ogni volta che sono con lei. Non sono il classico uomo che adesca le donne facendole sentire protette solo per ottenere del sesso in cambio, sono diverso, e lo sono davvero. Quando Thaara mi ha parlato del suo amore perduto, un macigno mi è piombato addosso. Non ho provato pena per lei, credo sia un sentimento meschino da sentire nei confronti di una donna che soffre, più che altro, ho provato un senso di protezione che ha scatenato in me un uragano.

Volevo proteggerla dal dolore che portava nel cuore, perché nessuna donna dovrebbe piangere per colpa dell'amore. Nessuna donna dovrebbe soffrire a causa di un uomo. Anche se so benissimo che Miller di colpe non ne ha. Quando sei un soldato devi mettere in conto tutto, principalmente quando parti per una missione, sai che se hai donato il tuo cuore a una donna, il rischio di farla soffrire è inevitabile, perché potresti non tornare a casa e lei, potrebbe soffrirne per questo, perché quando decidi di intraprendere la carriera militare, in qualunque ramo operi, metti a rischio la tua vita costantemente, e lo sai, devi esserne consapevole e accettarne i rischi, altrimenti non puoi andare avanti.

IL BUIO IN FONDO AL CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora