16 - Thaara

314 17 0
                                    


Mentre la barca si lascia cullare dolcemente dalle onde, il mio cuore è in balia di una tempesta che non so come sfidare senza correre il rischio di annegare. Nick mi offre ancora da bere e mi rivolge uno sguardo colmo di desiderio. E a dirla tutta, è la stessa cosa che provo io ora. Desiderio.

Mi vuole, non riesce a nasconderlo, anche se ci sta provando da quando siamo saliti su questa barca. Quando mi ha piazzata tra lui e il timone ho sentito la sua eccitazione crescere contro il mio corpo, ecco perché si è allontanato di corsa da me.

Il mio corpo mi sta mandando dei chiari segnali che non riesco a mettere a tacere, lo voglio anche io, mi sta chiedendo di lasciarmi andare almeno per una volta, e godermi quello che questa nuova conoscenza vuole regalarmi. Quello che mi spaventa è che; se mi lascio andare, cosa ne sarà poi del mio cuore?

Sarò in grado di tenerlo al sicuro senza rischiare di corromperlo?

O rischierò di perderlo ancora una volta?

Non sopporterei altra sofferenza.

E ho una paura tremenda di correre il rischio.

«A cosa stai pensando?» chiede, con voce roca distogliendomi dai miei pensieri travagliati.

«A nulla...» mento arrossendo.

Si siede a terra e sorseggia la sua birra. Lo osservo. Ha il suo solito sorriso carismatico stampato sulla bocca. I capelli spettinati. Indossa dei jeans chiari leggermente strappati sulle ginocchia, con un risvoltino sulle caviglie, e fasciano alla perfezione le sue gambe lunghe e muscolose. Ha una maglia a costine bianche e grigie che ricade morbida sulla sua pelle, ma che non nasconde i suoi bicipiti scolpiti. Gira scalzo per la barca e i suoi piedi sono dannatamente lunghi e perfetti. Mi fa impazzire questo suo modo di essere sempre così sicuro di sé stesso.

«Mi stai fissando?» chiede voltandosi nella mia direzione.

Merda, mi ha beccata a sbavare come una scolaretta alle prime cotte sulla sua bellezza disarmante.

«No, no...» ribatto impacciata come non mai.

«Puoi dirlo che sei già pazza di me», sogghigna mentre beve a canna.

«Sei proprio un pallone gonfiato!» rimbecco facendogli una pernacchia e subito il viso si imporpora.

«Sarò anche un pallone gonfiato, ma tu mi stavi proprio fissando, ed è maleducazione farlo, non te l'hanno insegnato?!» Ghigna prendendomi in giro.

«Non sei solo un pallone gonfiato, ma sei anche saccente e ti fa perdere dieci punti con me!» ridacchio.

«Perché stai facendo una classifica con tutte le cose che ami di me?» trasecola.

«Mhm», bevo, «non te lo dico», finisco di dire tra le risate.

Lui scuote il capo e mi guarda con gli occhi che gli brillano.

Poi tra noi cala un silenzio imbarazzante.

«Sai, non sono mai stata su una barca...» dico poi con la prima cosa che mi viene in mente.

«Vuoi tornare indietro?»

«No, voglio stare qui, con te», affermo col cuore in gola.

«Sappi che qualsiasi sarebbe stata la tua risposta, non ti avrei mai portato al molo, ti avrei tenuta qui, tutta per me...» mormora tenendo gli occhi fissi nei miei.

Le guance ora vanno a fuoco e quasi mi vergogno di farmi vedere impacciata davanti a lui.

Possibile che abbia il potere di farmi emozionare anche senza fare niente, o quasi?

IL BUIO IN FONDO AL CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora