I don't mind

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Le labbra di Simone dovevano essere fatte di qualche strana sostanza, perché Manuel non riusciva proprio a spiegarsi come potesse esserne diventato dipendente.

Sentiva questa sorta di bisogno viscerale che pareva non dargli tregua ogni volta che erano vicini.

Una specie di incantesimo che iniziava e finiva quando i loro occhi si incontravano e i loro respiri quasi si sincronizzavano.

Ecco, quando accadeva, Manuel gli si faceva più vicino, lo guardava negli occhi e mormorava: "Me lo dai un bacetto?" con su quel sorrisetto scemo, che gli usciva solo quando aveva addosso tutta l'attenzione di Simone.

E così, un bacio diventava in fretta due, poi tre, finché non si rendeva conto che erano passati minuti interi e le labbra quasi gli facevano male.

Era così stupido, avere vent'anni e sentirsi come se ne avesse tredici.

-

"Certo, avresti potuto anche dirmelo, sai?"

Manuel alzò lo sguardo dal pentolino, dove Simone aveva appena buttato la pasta. Era completamente incassato contro il corpo dell'altro: si era svegliato da una mezz'oretta e quasi aveva voglia di sparire sotto i vestiti del più piccolo. "Che t'avrei dovuto di'?"

"Che sei per metà koala" Simone disse, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. "Guarda che io l'ho accettato da tempo, però saperlo in anticipo, magari..."

"Che stronzo." Manuel scosse il capo divertito e si avvinghiò ancora di più a lui, quasi per dispetto. "Come se te dispiacesse..."

Simone gli sorrise, anche lui con quella faccia da scemo riservata soltanto per l'altro (e che Manuel aveva stupidamente cercato di ignorare per due anni) e lo baciò. "Ma infatti, di fare l'albero a me non dispiace per niente."

Senza starci troppo a ragionare || #simuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora