You're important too

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CW: self-hate menzionato, discorsi su relazioni abusive/tossiche. O, più semplicemente: Nina.

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"Non mi piace come ti tratta, quella."

Viola non aspettò nemmeno che la porta d'ingresso si chiudesse alle spalle di Nina, prima di lasciarsi scappare quel commento.

Simone alzò di scatto la testa dal libro di fisica e guardò Manuel, che era fermo sull'uscio della porta e guardava la sorella con un'espressione indecifrabile.

Nina era un argomento che faticava a trattare col più grande: appena provava a toccarlo, Manuel si chiudeva in un guscio - non voleva sentire ragioni, era come... come rinchiuso in una bolla di vetro infrangibile, protetta da un muro invalicabile.

E più Simone provava a passarci attraverso, più finiva per far male a entrambi.

"Mh. Perché? Come mi tratta?" domandò Manuel, e al più piccolo suonò troppo sulla difensiva.

"Come una pezza, Manu. Ma non l'hai sentita prima?" gli chiese Viola, indicando con la mano il punto dove la bionda era seduta fino a qualche minuto fa. "Sei più bello quando non parli. Cos'è? Una strana riedizione di un film anni '40 a parti invertite?"

Simone aveva dovuto mordersi la lingua per evitare di finire per litigare con Manuel dopo quella frase, ma aveva passato tutto il tempo con lo stomaco che gli ribolliva e il sapore di acido in bocca.

Manuel è più bello quando parla, aveva pensato, quando dice tutto quello che gli passa per la mente, quando vuole spiegarti come funziona il mondo per lui e finisce per parlarti di come la poesia salvi l'esistenza dell'universo.

Manuel scosse la testa. "Viò, te non la conosci, stava solo a scherza'."

"A scherza'." Viola si voltò verso Simone e gli lanciò uno sguardo che urlava ma lo stai ascoltando anche tu? "Ha riso quando hai detto che stai leggendo Narciso e Boccadoro di Hesse."

"E allora?"

"Era una risata paternalistica! Come se non credesse nemmeno tu sappia leggere."

"Manco voi m'avreste creduto la prima volta che ce siamo conosciuti, no?"

Simone dovette abbassare lo sguardo. Ricordava ancora la sorpresa che aveva provato quando, dopo che Luna aveva annunciato a tutta la classe che Manuel sapeva un sacco di poesia a memoria, quello aveva iniziato a recitare una parte dell'Iliade.

Ma era stato prima: prima che Simone lo conoscesse bene, prima che potesse vederlo per quello che era realmente, senza quella stupida maschera che indossava per non farsi ferire.

"La prima volta, Manu. La prima settimana, quando eri solo il coglione seduto dietro di me in classe." Viola disse. "Poi ti ho conosciuto, ho visto quanto sei intelligente e profondo. Lei lo sa che mi hai consigliato Questione di genere della Butler? O non sa manco che ti interessano questi argomenti?"

Manuel abbassò lo sguardo per un attimo - Simone poté vedere chiaramente la bolla che si chiudeva attorno a lui, il muro che si alzava fino a toccare il cielo - e poi, puntò gli occhi proprio su di lui.

"Come mai te non parli, Simò?" domandò, contraendo la mandibola. "C'hai sempre 'n sacco da di' e mò stai zitto? Mh?" Simone sospirò. "Pensi che c'abbia ragione Viola, Simò? Che so' 'n coglione che se fa tratta' male?"

"Non sei tu il coglione" chiarì Viola. "È lei che è una stronza."

Ma Manuel la ignorò. "Simò?"

Simone prese un respiro profondo e cercò di pesare le parole. Non voleva litigare, non quel giorno. "Manuel, io credo che..."

Senza starci troppo a ragionare || #simuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora