I want you to have this

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Manuel continuava a rigirarsi quel dinosauro di plastica tra le mani, come se potesse cominciare d'un tratto a parlare e a raccontargli la storia della sua vita.

Sarebbe stato più facile, in effetti — più semplice che fidarsi dei propri ricordi.

Aveva avuto solo quattro anni e il proprietario di quel dinosauro lo ricordava a stento. Era stata sua madre a dirgli tutto, a fare quello che avrebbe dovuto fare Dino Sauro: raccontargli come la vita lo aveva legato ai gemelli Balestra in modi che neanche immaginava.

Manuel non era mai stato uno di quelli che crede al destino: aveva sempre creduto fermamente nel principio secondo cui gli uomini sarebbero artefici del proprio destino.

Però, questo piccolo dinosauro era un segno tangibile di come, forse, conoscere Simone non era stato un caso.

Alzò lo sguardo e osservò il ragazzo di fronte a lui, che aveva in mano un dinosauro identico. Gli occhi di Simone saettavano tra i due giocattoli, come a voler controllare che nessuno dei due sparisse da un momento all'altro.

Anita e Dante li avevano lasciati soli, per dar loro del tempo per metabolizzare il tutto e loro erano rimasti in silenzio per quasi mezz'ora.

"Simò, io penso..."

"Manuel, credo che..."

A Manuel quasi venne su una risata, mentre Simone sbuffava divertito.

"Dopo di te."

"Vai, prima tu."

Di nuovo.

Il più grande prese un respiro profondo, mentre l'altro lo guardava con un piccolo sorriso. "Simò, io penso che sia giusto che tu abbia questo dinosauro. Non potrà mai sostituire tuo fratello, ma è qualcosa di suo che ti è stato tolto senza volerlo, e..."

Simone scosse il capo, interrompendolo. "Non mi è stato tolto nulla. Papà aveva ragione quando diceva che a Jacopo non sarebbe dispiaciuto lo avessi tu. E se..." la sua voce tremò per un attimo. "Se il fatto che lo abbia avuto tu per tutto questo tempo, che sia stato il tuo giocattolo preferito, che... insomma, se vuol dire, anche in minima parte, che Jacopo ti è stato accanto e che..." abbassò lo sguardo, quasi avesse paura di dirlo. "Che ti ha portato da me, io voglio che lo tenga tu."

Manuel guardò di nuovo il dinosauro (la J sotto una delle zampe) e deglutì. "Simò..."

"No, davvero, Manuel. Tienilo tu. È un regalo che Jacopo ti ha fatto, non ho alcun diritto di riprenderlo."

E Manuel, forse, aveva imparato a conoscere Simone così bene da saper interpretare alcuni dei suoi non detti, gran parte dei suoi sottintesi. C'era un velo di disperazione nel suo sguardo e un filo di paura nella sua voce.

Come se quel dinosauro avesse cambiato la sua visione delle cose, come se la loro... come se loro fossero legati a un filo sottile in grado di spezzarsi o rafforzarsi a seconda della fine che avrebbe fatto quel giocattolo.

Aveva saputo leggerlo, perché una parte di sé provava lo stesso timore irrazionale.

Come se esistessero paure razionali...

"Va bene" disse, e le mani di Simone misero un po' di tremare. "Però..."

E non era così sicuro di quello che voleva dire né di quello che realmente significava, ma le mani avevano cominciato a sudargli e Dino Sauro sembrava l'unica cosa in grado di dargli coraggio.

"Però, Simò, anche se lo avessi tu, anche se disgraziatamente non riuscissimo a trovarlo più... " Cosa che avrebbe evitato in tutti i modi: quel dinosauro non sarebbe mai andato perduto. "Nulla sarebbe mai in grado di farmi dimenticare di noi. Perché ce starò sempre, finché mi vorrai."

Simone alzò la testa per guardarlo dritto negli occhi. "Vuol dire che mi toccherà per sempre 'sta tassa" scherzò, un sorrisetto timido sulle labbra.

"Guarda 'n po' questo, Jacopì. Hai fatto tutto sto lavoro e poi? Se lamenta pure, come se glie dispiacesse."

Il pugno sul braccio arrivò inaspettato, ma Manuel non perse di vista nemmeno un attimo gli occhi lucidi dell'altro.

Senza starci troppo a ragionare || #simuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora