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La mano di Manuel gli stringeva piano la nuca per tenerlo fermo, mentre gli soffiava il fumo della canna in bocca.

Simone non sapeva cosa fare di se stesso, se non guardarlo dritto negli occhi mentre cercava di non pensare alla sensazione di avere la bocca del più grande così vicina.

Erano passati quattro mesi da quando si erano baciati in quel cantiere, da quando Simone aveva scoperto la consistenza delle sue labbra, il sapore della sua saliva. Il suono esatto che si lasciava scappare quando qualcuno gli mordeva le labbra.

Quella posizione era una vera tortura.

L'idea era stata di Manuel.

Shotgun.

"So' rimasti occhio e croce du' tiri. Li possiamo condivide'."

E Simone non aveva davvero capito come, aveva soltanto annuito — così rilassato che a lui sarebbe anche bastato guardare Manuel fumare per respirare.

"Vai" Manuel disse, allontanandosi quel tanto che bastava per passargli quello che rimaneva della canna. "Tanto hai capito come fa', no?"

Simone finse di non accorgersi del fiatone dell'altro o del modo in cui il suo sguardo era puntato sulla bocca del più piccolo. Si costrinse a non lasciar scivolare gli occhi lungo tutto il corpo di Manuel, mentre finiva di fumare e gettava il mozzicone sul prato accanto al bordo della piscina alla sua destra.

Sentì Manuel mormorare: "Bene", prima che l'altro lo tirasse a sé per la nuca.

Le loro bocche, stavolta, erano ancora più vicine: mentre soffiava via il fumo, poteva sentire la consistenza del labbro superiore dell'altro, il profumo della sua pelle misto a quello dell'erba.

Il più grande gli scivolò ancora più vicino, come se potessero essere più vicini di così, e strinse la presa sulla sua nuca.

Simone ormai non si preoccupava nemmeno più di quanto forte il suo cuore stesse battendo, né del modo in cui gli sembrava di poter scoppiare nei jeans che indossava.

"Simo."

La voce di Manuel era arrochita dal fumo e, forse, sottolineava la preghiera nascosta nel modo in cui ansimò il suo nome.

Si guardarono per un attimo negli occhi, mentre restavano in quella stupida posizione nonostante il fumo fosse già finito.

La disperazione nello sguardo del più grande lo fece tentennare un attimo.

"Cazzo" fu solo un sussurro, prima che Manuel gli fosse addosso, baciandolo come se non stesse aspettando altro.

Simone gli si gettò addosso a sua volta, facendolo finire di schiena, con le gambe che penzolavano dal bordo della piscina e un sorrisetto sghembo sulla faccia.

"Devi sempre sta' sopra te, eh?" domandò provocatorio, mentre afferrava il viso di Simone tra le mani per riprendere il bacio. "Però me piace così tanto" soffiò nella sua bocca, forse senza realmente accorgersene — gli occhi chiusi, la bocca morbida e umida.

Puoi avermi addosso tutte le volte che vuoi, anche tutte le ore di tutti i giorni, lo pensò, ma non lo disse. Avrebbe dovuto smettere di baciarlo per farlo e stava così bene.

Così tanto che quasi non si accorse di come Manuel gli cinse i fianchi con le gambe, mentre le sue mani si perdeva nei suoi ricci.

Shotgun detto con quell'inglese un po' maccheronico ora sembrava soltanto una scusa, un modo per potersi baciare senza dover pensare troppo.

"Dovemo fuma' sempre così" mormorò il più grande contro le sue labbra, come se Simone fosse in grado di concentrarsi su qualcosa che non fosse l'erezione dell'altro che strusciava contro la sua. "Che dici Simò? Te va bene?"

Lui gemette piano contro le sue labbra, mordendogli piano la bocca come potesse servire a zittirlo — ebbe soltanto l'effetto di farlo ridacchiare.

Quella risata ariosa che aveva soprattutto quando era fatto.

"Forse è meglio de no" rifletté, strusciando la punta del naso contro la sua. Simone posò le mani sulle sue cosce, tirandoselo un po' più vicino (chissà se sarebbero riusciti a respirare.) "Chi 'o spiega poi a mamma che ho speso tutti i soldi che c'ho in fumo?"

Il più piccolo si allontanò quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi. Si sentiva leggero, così leggero da ritrovare tutto il coraggio che aveva perso.

"Per fumare ci serve davvero il fumo?"

Manuel sbuffò divertito e Simone sentì una delle sue mani scivolare lungo la sua schiena per stringergli il sedere.

"Già" rispose, gemendo piano quando il più piccolo si spinse contro di lui. "Forse no."

Senza starci troppo a ragionare || #simuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora