Senza starci troppo a ragionare || #simuel

Do you want to come too?

CW: riferimenti all'attacco omofobo subito da Simone

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Simone non sapeva se la sospensione gli avesse fatto bene o meno. Stare a casa gli dava modo di pensare e ripensare a quello che era successo con Ernesto e gli altri — gli insulti, le botte, le risatine.

Era come un loop da cui non riusciva a uscire. E, poi, c'era la polizia, il fatto che tutti lo credessero colpevole quando invece era soltanto la vittima. Forse, l'unica vittima.

E Simone lo sapeva che, a pensarci tutti i giorni, gli stava venendo il male di vivere. Per quanto sua nonna cercasse di farlo stare attivo durante il giorno (ma soltanto per farlo confessare, Simone non era stupido), sentiva questo peso addosso che gli faceva chiedere se ne valesse la pena vivere in un mondo in cui nemmeno tuo padre si preoccupa se quasi t'ammazzano solo perché sei gay.

E lo sentiva, lo sentiva, pesante — pesantissimo. Così pesante, che probabilmente anche Manuel poteva vederlo.

"Simò, io sto andando a fa' la spesa pe' Virginia. Vuoi veni' pure tu?"

Il più grande aveva cominciato a cercare di coinvolgerlo in qualsiasi cosa facesse. Simone sentiva il suo sguardo addosso ogni volta che si muoveva. Però, non era inquietante come sembrava. Era rassicurante.

"Simò, vuoi veni' co' me da Lello? Dice che te regala quella pasta alla fragola che volevi tanto."

E Simone si sentiva meno solo, meno compresso da tutti quei pensieri negativi. Nonostante le frecciatine che Manuel gli lanciava ogni tanto, nonostante i rimproveri e le scenate di gelosia (perché era gelosia, Simone sapeva che lo era), il più grande riusciva a essere sempre l'unico in grado di farlo star bene. Anche solo con un gesto.

"Simò, vuoi veni' pure tu alla festa de Halloween?"

E, chissà, magari stavolta gli avrebbe detto di sì. Magari, stavolta, sarebbe uscito fuori da quel malessere che gli teneva la testa sott'acqua e i pensieri sotto terra.