I made this for you

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Manuel aveva quasi pianto.

Non sapeva davvero come Simone ci fosse riuscito, ma lì, davanti a lui, c'era la moto.

La sua. Quella che aveva venduto allo sfascio quando aveva avuto quel momento di pura follia — rapire una bambina, credere di riuscire a farla franca in qualche modo...

"Ma che...?" mormorò, la voce che tremava appena. L'aveva cercata in lungo e in largo, aveva contattato tutti quelli dell'ambiente che conosceva, ma nessuno era stato in grado di dirgli dove fosse finita.

Ad essere onesti, la immaginava già smantellata da qualche parte, i pezzi distribuiti lungo lo Stivale.

"Com'hai fatto? Dove l'hai trovata?" domandò, mentre con le mani accarezzava la carrozzeria, poi il sellino. Era lei, proprio lei.

"Eh, ho i miei metodi" scherzò Simone. "Perché non ti fai un giro? Le ho pure fatto fare il pieno."

Manuel alzò lo sguardo dalla motocicletta e gli rivolse un sorriso. "Simò, tu non capisci. Io te so' debitore a vita, te giuro" disse, dandogli una pacca sul petto. Simone scosse la testa. "No, davvero. Puoi chiedere tutto quello che vòi, lo faccio. Certo, nei limiti delle mie possibilità, eh."

"Manuel non mi devi nulla, davvero" rispose quello, prima di dargli una piccola spinta. "Mò vatte a fa' 'sto giro, vediamo se va bene come prima."

Manuel rise, sentendosi leggero e spensierato come mai alla sola idea di farlo. Mentre si infilava il casco e guardava Simone sorridergli, cercò di pensare a un modo per ringraziarlo — alla maniera giusta per fargli capire cosa provasse.

"Te faccio sape' se torno vivo, allora."

"Mi preparo la chiamata al 118?"

In tutta risposta, Manuel gli mostrò il dito medio.

*

C'erano voluti un paio di giorni prima che Manuel trovasse il modo per sdebitarsi. Aveva comprato due caschi nuovi di zecca e si era rintanato con una scusa nella casa in cui sua madre stava attualmente, per lavorarci su senza che Simone potesse vederlo.

"È da tanto che n'te vedevo disegna', sai?" sua mamma disse, mentre era impegnato a caricare la punta dell'Uniposca bianco. "Che stai a fa'?"

"Niente, è pe' 'na persona" rispose lui, cominciando a disegnare un teschio sul lato destro del casco.

"Per Nina, eh?"

Manuel sbuffò divertito dal modo in cui lo aveva detto — quel t'ho sgamato sott'inteso che sua madre inseriva quasi sempre quando lo prendeva in giro.

"Per Simone" la corresse lui, facendo un altro disegnino accanto al teschio. "Dopo che m'ha ritrovato la moto, me sentivo in dovere de fargli qualcosa."

"Un casco personalizzato?"

Lui scrollò le spalle e cominciò a caricare la punta del pennarello viola. "Beh, ce dovrà pure veni' in moto co' me, dopo tutto 'o sbattimento pe' trovarla, no?"

Sentì lo sguardo di sua madre fisso su di lui, mentre disegnava col pennarello bianco un rettangolo un po' imperfetto sul lato sinistro del casco. Forse poteva sembrare un po' stupido quello che stava facendo, ma sapeva che Simone non avrebbe accettato nessun'altra delle cose che gli erano venute in mente.

(No, nemmeno quella che aveva finto di ignorare, ma che gli era balzata in mente per prima.)

Cominciò a colorare una parte del rettangolo col viola, quando sua madre lo interruppe.

"Ah, che carina. Vòi fa' la bandiera dell'orgoglio gay?"

Manuel fece spallucce. "Ha comprato 'na spilla l'altro giorno, magari glie fa piacere, che ne so."

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 30 ⏰

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Senza starci troppo a ragionare || #simuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora