Just because

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La domenica mattina era sempre così molle.

Manuel si sentiva come raggomitolato in una nuvola di cotone, sorretto dal calore della pelle di Simone che gli dormiva accanto. Il suo profumo era quello di mille estati pigre e belle, di quelle che vorresti non finissero mai — quelle che gli mancavano nelle sere d'inverno, quando l'unica cosa che gli dava conforto era stare abbracciati sotto una copertina di pile, intrecciati sul divano a mormorarsi che freddo che fa, mi riscaldi? per poi baciarsi e baciarsi fino a diventare incandescenti.

Ecco, la domenica gli dava la sensazione di essere una lunghissima sera d'inverno, nata soltanto per restare disteso a baciare Simone fino a quando non avrebbero dovuto preparare la colazione, per poi continuare dopo, ridendo come stupidi sotto il getto d'acqua calda della doccia.

"Manuel, fermo, così cadiamo!"

E ridere, ridere, ridere ancora. 

Come se la sua risata non fosse la replica esatta di tutto quello che di più bello c'era al mondo. 

Come se prima di sentirla per la prima volta, Manuel non fosse stato rinchiuso in una caverna, succube di una realtà distorta che gli faceva credere che tutte quelle risate tiepide e mute fossero il suono esatto che faceva la vita quando sorgeva.

Poi, poi, smettevano di ridere e i baci diventavano rugiada di primo mattino.

E Simone gli rivolgeva quello sguardo imbarazzato attraverso lo specchio — i capelli bagnati e gli occhi lucidi di felicità.

"Ma perché mi guardi così?" chiedeva e Manuel quasi ricominciava a ridere.

"Perché?" ripeteva. "Perché sì, perché me va."

Perché la domenica era stata creata soltanto per loro due, per lasciarli vivere come se fossero gli unici esseri viventi capaci di amare.

Perché sì, si diceva, abbracciandolo da dietro per rubare ancora un po' del suo calore. Perché ti amo.

Senza starci troppo a ragionare || #simuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora