Happy birthday

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Auguri Simone. 

E Jacopo. 

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A Simone non piaceva festeggiare i compleanni: era una cosa che Manuel aveva imparato ormai, dopo tutta una vita trascorsa a fare da spalla a Jacopo (e gli undici mesi e diciannove giorni passati ad essere il suo ragazzo.)

Il suo migliore amico se ne lamentava senza davvero lamentarsene, benché ci stesse un po' male a vedere il suo gemello malinconico durante il loro compleanno.

"Simone non è mai stato così" disse quella volta, mentre giocavano a Fifa nel salotto di villa Balestra. "Te lo ricordi com'era prima? Tutto sorridente, tutto allegro. Ero io il musone, quello concentrato sulle cose. E 'nvece, da dopo il divorzio..."

I loro genitori avevano divorziato quando avevano dodici anni e, da allora, era come se i gemelli si fossero scambiati le personalità. Manuel non se n'era accorto subito (anche perché Jacopo con lui non era mai stato particolarmente schivo né Simone era mai stato così solare), ma man mano che gli anni passavano, gli sembrava sempre più evidente.

Forse, perché, col passare degli anni, Manuel si era reso conto che quello che provava per Simone era sempre stato molto più semplice di una stupida gelosia per il suo migliore amico.

"Capirai" Manuel commentò, mentre gli rubava palla. "Ora che c'è pure vostro padre qua..."

Jacopo sospirò. "...me sento in mezzo a un fuoco incrociato, zì" confessò, mettendo la partita in pausa. "Il nostro compleanno, poi, sta peggiorando la situazione, tutto perché papà è sinceramente un coglione."

Su questo, Manuel non si sentiva di sindacare.

"Di cosa state parlando?"

La voce di Simone li colse alla sprovvista: si affrettarono a riprendere in mano i joystick, mentre quello poggiava il borsone del rugby a terra e si sedeva sulle gambe di Manuel.

"Ciao" disse il più piccolo prima di baciarlo, e Manuel si chiese come fosse possibile perdere il senso del tempo e della realtà ogni volta che l'altro lo baciava.

"Ciao" lo salutò a sua volta, posando un braccio intorno ai suoi fianchi.

Stava quasi per baciarlo di nuovo, quando Simone si schiarì la gola e gli rubò il joystick. "Allora, mi dite chi è un coglione?"

Jacopo gli lanciò uno sguardo, lo stesso che gli rivolgeva ogni volta che si dovevano guardare la schiena a vicenda dopo aver fatto una cazzata.

Manuel sospirò e strinse Simone un po' di più a sé. "Jago, 'n'annetto fa, quando c'ha fatto mette' insieme."

Il suo ragazzo scosse la testa. "'nto sei scemo, Manu" e forse voleva sembrare infastidito, ma per Manuel era soltanto più baciabile.

"No, no. C'ha ragione. A sape' che avrei dovuto fa' il terzo incomodo mentre voi fate picci picci e pucci pucci tutto il tempo, avrei proprio evitato."

"Vabbè, Jà, ho capito" Simone disse e Manuel gli lasciò un bacetto sulla nuca. "Fatte straccia' a Fifa, così vi lascio finire di inciuciare."

"L'hai sentito, Manuè? Come se m'avesse mai battuto a Fifa."

Manuel rise soltanto: era fin troppo furbo per mettersi in mezzo.

"Scommettiamo l'ultima fetta della lasagna di nonna che ti batto, che ne dici?"

Jacopo sembrò pensarci su, poi annuì. "Ci sto" disse e gli strinse la mano.

"Manu, spacchi tu?"

"Io spacco, ma chiunque vinca me deve lascia' un pezzetto de lasagna."

Senza starci troppo a ragionare || #simuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora