Take a deep breath

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CW: gelosia, riferimenti ad Alice, riferimenti a Nina

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Non ricordava di preciso quando fosse iniziato — o, meglio, ricordava ogni piccolo dettaglio, ma faticava a capire come fossero finiti a letto quella prima volta.

Stavano litigando, in un modo un po' troppo intenso, per un motivo un po' troppo stupido, quando Manuel si era fermato a guardare Simone (il viso rosso, il respiro pesante, i capelli scompigliati) ed era successo di nuovo. Aveva di nuovo smesso di pensare e gli era saltato addosso — letteralmente.

Solo che quella volta, Simone lo aveva fermato, gli aveva detto: "Se deve essere come l'altra volta, preferisco andare via" e Manuel aveva scosso la testa, aveva detto no, no, Simò, no. Io voglio baciarti da sempre, voglio amarti da quando ho capito che rischiavo di perderti, dammi una chance, dammi una chance.

E Simone era sembrato divertito, così tanto che lo aveva fatto penare per qualche secondo prima di baciarlo. Manuel si era lasciato spingere fino a finire steso di schiena sul letto del più piccolo, la propria brandina a pochi centimetri di distanza.

"Una chance" aveva ripetuto Simone, sedendosi a cavalcioni su di lui. "Io ti do tutta la vita, altro che chance."

*

Era diventata un'abitudine per Manuel scivolare nel letto di Simone la mattina presto, mentre il più piccolo ancora dormiva, per abbracciarlo e svegliarlo con dei baci sul collo, sul petto, sull'addome — la mano che si infilava nei pantaloni del pigiama per toccarlo, fino a quando Simone non sospirava pianissimo Manu e apriva gli occhi dopo essere venuto sulla sua mano.

Così come seguirlo sotto la doccia quando tornava dagli allenamenti (Simone aveva sempre bisogno di farne due, una negli spogliatoi e una a casa) e ritrovarsi inginocchiato davanti a lui, con l'acqua che gli scorreva indisturbata sulla testa e il tappetino antiscivolo che riusciva a malapena a tenerlo in equilibrio mentre provava a non soffocare ogni volta che quello si spingeva un po' troppo forte nella sua bocca ("Scusa, scusa, scusa" sospirato da Simone ogni volta che succedeva.)

O, ancora, arpionato ai fianchi dell'altro, mentre lo pressava contro il materasso — la faccia di Simone un po' spiaccicata contro il cuscino, mentre con le mani provava ad aggrapparsi alle lenzuola e si spingeva all'indietro verso di lui.

"Manu, Manu, Manu, Manu": sembrava non riuscire a farne a meno.

Simone era tutto quello di cui Manuel aveva sempre avuto bisogno e, se da una parte lo rendeva felice, dall'altra si sentiva un po' stupido.

Come se una parte di sé credesse che la loro relazione era tutta lì: nei gemiti nascosti tra le lenzuola stropicciate e nei segni e graffi che si lasciavano addosso, negli occhi lucidi e le labbra rosse.

Come se lui non avesse altro da offrire a Simone che non fosse il sesso.

Come se Simone non volesse altro che quello.

Come se fosse come tutti gli altri.

*

La campanella della ricreazione era appena suonata, quando Manuel si era ritrovato davanti al banco una ragazza dai capelli blu e un sorriso imbarazzato sulle labbra.

"Manuel, vero?" chiese, allungando una mano. Manuel gliela strinse, annuendo. "Veronica, quarta B. Il professor Balestra mi ha detto di chiedere a te per delle ripetizioni di filosofia."

Dante gli aveva offerto l'idea di dare delle ripetizioni, ora che era in quinta, giusto per guadagnare qualcosina legalmente — dato che Manuel ancora faticava un po' ad accettare i soldi di Nicola. Non che non fosse felice di averli (o che credesse ancora fosse un modo dell'uomo per comprarselo), ma c'era una parte di sé che ancora preferiva spendere quei soldi per sua madre, anziché per se stesso.

Senza starci troppo a ragionare || #simuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora