non posso più nasconderlo

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*Alessandro*

Le ore passarono velocemente, il tempo scorreva e noi nemmeno c'è ne rendevamo conto.
Era così bello essere con Marco, che non pensai ad altro se non a dimostrargli quanto ancora tenessi a lui.
So per certo che ormai dovevo andare avanti ma forse, potevo ottenere una seconda possibilità?

ore 15:45

Ero in cucina, stavo lavando i piatti mentre canticchiavo una sua canzone.

Non amo tanto i complimenti
Un po' me li meriterei
Per averti preso in giro
Anche solo immaginando occhi che non sono i tuoi

E allora che io sia dannato
Sia cancellato il nome mio
E si scateni la tempesta
Bagni la mia faccia tosta
Mi colpisca in pieno un fulmine...

Mi fermai in quel esatto punto per riflettere.
Quelle parole, quel dannato testo riprendevano esattamente la nostra relazione passata.
Era così strano, me ne accorsi soltanto adesso quanto ci rispecchiava con esattezza.
Forse l'aveva scritta pensandomi?
Avrei voluto così tanto chiederglielo, ma la mia angoscia non me lo permetteva.

"Che se solo l'avessi capito che era tutto sbagliato"

Marco si avvicinò a me, in vena di continuare la canzone appena cantata da me.

"perché ti sei fermato?"

mi guardò in preda di una mia risposta.

"niente, stavo solo.. pensando"

Si sedette su una sedia posta vicino al lavandino.

"a cosa?"

Appoggiò la testa tra le sue braccia.
Mi girai per guardarlo, come avrei potuto dirglielo?
Non sapevo con esattezza se fosse veramente riferito a me quel testo o no.

"sai il testo.."

"ti ricorda un po' il passato vero?"

Mi interruppe subito.
L'aveva capito, quell'uomo riusciva a capirmi anche con un solo sguardo.

"Si"

Si alzò dalla sedia per appoggiarsi al tavolino con le sue mani.

"L'avevo scritta in un periodo di.. confusione ecco.
Non ti piace?"

Stetti fisso in mobile a guardare le sue dolci e tenere labbra, per poi ritornare a concentrarmi sui suoi grandi occhi.

"No, anzi, penso che sia bellissima"

Come te.
Avrei voluto aggiungere queste parole, ma qualcosa ancora mi bloccava dentro.
Forse la paura di riuscirne sconfitto, di riperderlo, non potevo rischiare in questo modo.
Sorrisi per poi voltarmi a riprendere il lavoro che stavo compiendo fino a qualche secondo fa.

"Aspetta ti aiuto"

Si avvicinò in cerca di qualcosa da lavare.

"marco tranquillo, non c'è ne alcun bisogno"

"lasci che ti aiuti"

Provò a prendermi il piatto dalle mie mani.
Entrambi reggevamo le presa, come due bambini che non vogliono lasciare il proprio giocattolo.
Le nostre mani si unirono in un batter d'occhio.
Alzammo lo sguardo verso di noi nello stesso tempo.
Cazzo quanto volevo baciarlo, quanto volevo ancora dirgli ti amo.
Quanto volevo, ma non ne avevo il consenso.

"Io..."

Furono le mie ultime parole, prima che entrambi lasciammo la presa, presi dall'istinto, facendo così cadere il piatto sul pavimento rompendolo in tanti piccoli pezzi.
Guardammo per terra il pasticcio che avevamo appena combinato.

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