Chapter forty two

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(In questo capitolo sono presenti scene esplicite 👀)

Maya's pov

Camminai non sapendo nemmeno io dove di preciso, Azron mi stava seguendo a pochi metri dietro di me, lasciandomi un po' di spazio anche se avrei voluto rimanere da sola.

Mi sentì tradita da tutti, il silenzio di Avery mi ha fatto più male di chiunque, non pensai che sapesse qualcosa, e invece si e non me lo voleva nemmeno dire.

Nella mia mente c'era un casino assurdo, non avevo la minima idea di cosa fare, di cosa pensare, cosa era giusto e cosa no, ero bloccata qui a Mosca, non avendo notizie di Parigi e di come stia la mia famiglia, sono ignara di ogni cosa.

Ero così immersa nei miei pensieri che non mi accorsi che lui ormai mi aveva raggiunto e camminava accanto a me.
Iniziò a girarmi la testa e mi guardai intorno cercando delle panchine, ma non c'era traccia di niente.

Sospirai e continuai, non volevo tornare a casa, perché tornare lì era come accettare tutta questa situazione e vivere nel silenzio senza essere considerata.

"Stai andando avanti così da un'ora, può bastare" sentì dire e mi morsi la lingua.

"Vai via se sei stanco" borbottai e lo senti sbuffare. 

"E lasciarti da sola? No. Sappiamo entrambi che quella stanca sei tu, si vede dalla smorfia che hai nel viso e da come cammini, come se ti avessero bastonato" disse e mi arrabbiai.

"Non voglio sentirti, vai via. Non ti voglio nemmeno qui con me, ma non mi ascolti mai e non mi sorprende"

"Torniamo a casa" ci riprovò, ma io scossi il capo.

"Tornatene tu a casa. La casa in cui voglio tornare è a casa dei miei genitori, almeno loro non mi nascondono le cose come fate voi, sapete solo-"

"Non parlare più" mi zittì e lo guardai stranita.
"Ti fa male la verità?" chiesi irritata e mi guardò con la mascella serrata trattenendosi dal fare o dire qualcosa.

"Andiamo" disse fermandosi e fermando anche me tirandomi per il cappuccio.

"No"

"Sei sempre in vena di contraddirmi, vuoi vedere fino a dove arriva la mia pazienza?" chiese e lo imitai mentre parlava gesticolando.

Non gli davo tolto, mi piaceva provocarlo, soprattutto ora.

"Sei al limite" disse avvertendomi.

"Pff"

Mi girai per continuare, ma capì non sarebbe stato più possibile quando due braccia mi presero per la schiena e da dietro le ginocchia, prendendomi in braccio.

"A mali estremi, estremi rimedi no?" disse guardandomi male e stringendomi saldamente a lui, camminava a passo svelto e devo dire che stavo iniziando a sentire la mia stanchezza ora che non camminavo più.

"Mettimi giù, le persone ci stanno guardando" gli urlai sussurrando.

"Lasciali guardare" borbottò e guardai il cielo disperata.

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