Noah mi tiene in braccio come se fossi una fragile bambina e questa cosa è parecchio snervante, per di più sapendo che mille occhi ci stanno osservando mi irrita molto. Però, le sue braccia sono così rassicuranti, è come sentirsi un po’ al sicuro, come se niente e nessuno potesse farmi del male. Ma è comunque irritante.
Siamo all’esterno dell’ospedale. Ci dirigiamo verso il grande parcheggio e, proprio di fronte, tra le prime file, c’è parcheggiato un pick up nero in ottime condizioni.
Noah mi posa li davanti, sempre con la stessa grazia con cui mi teneva in braccio fino a un secondo prima. << Su, entra.>> Seccato e arrabbiato, mi spara solo quelle due uniche parole mentre apre l’auto. Allora continuo a tenergli il broncio e per ripicca, incrocio le braccia, provando a risultare ancora più noiosa e antipatica e sperando che possa lasciarmi andare senza volermi più tra i piedi. Anche se è proprio ciò che ha voluto. <<Non ci penso minimamente.>> gli ribatto infastidita. Non credo abbia funzionato, purtroppo. Noah fa gesto di aprirmi la portiera. << Sarah, entra.>> mi fa quasi pena da quanto lo sto esasperando, ma non molla. << Non fare la bambina, voglio solo portarti al sicuro.>>
Immagino che sia al limite della pazienza, ma se lui non vuole mollare, allora neanche io.
Faccio un passo verso di lui, fissandolo con aria di sfida e cerco di mantenere i miei occhi puntati bene verso i suoi, senza arrossire, possibilmente.
<< Io sono al sicuro solo lontana da te. >> gli ribatto con cattiveria, notando quanto ci rimane male. Non so che cosa mi sia appena preso, ma credo di essere stata molto crudele ad avergli detto una cosa del genere. In fondo, non so perché lui sia veramente qui, però sta provando a fare del suo meglio. Effettivamente, potevo evitare parole così dure. L’ho ferito… lo so, perché si è rabbuiato oltre ad esserci rimasto male. Penso che non se lo aspettasse da me.Senza emettere altri suoni, lo supero a testa bassa, andando a sedermi dentro al pick up. Sbatto talmente forte la portiera, da farla quasi riecheggiare lungo tutto il parcheggio. Lo sguardo che mi lancia, dopo tutto quel fracasso che ho fatto, non è di certo molto amichevole. Allora inizio a provare imbarazzo, ma anche solamente nello stare ad osservarlo di nascosto e tutto ciò è a causa di quello che è successo un attimo prima.
Incomincio a fissarmi nervosamente le mani che tengo saldamente poggiate a pugno sulle cosce ed intanto che la mia mentre prende a viaggiare altrove, come di solito usa fare, non mi accorgo neanche che si è seduto accanto a me chissà da quanto, mettendo in moto l’auto.
Noto, con la coda dell’occhio, che si volta per un istante a guardarmi e l’imbarazzo sale ancora di più. Percepisco il mio corpo sudare freddo… e se invece di riportarmi a casa, mi smolla da qualche parte sola ed indifesa?
Una volta partiti, l’ansia torna padrone senza riuscire a calmarmi. Le mie mani cominciano a tremare.Percorriamo le strade di Manhattan in uno strano silenzio tombale, che da quasi un po’ fastidio. Sembriamo una coppia nel pieno della crisi, almeno questa è l’idea che mi sta dando l'intero scenario. In realtà, non siamo una coppia anzi, potrei proprio dire che non siamo neanche amici. Non siamo niente.
Approfitto di questa quiete per osservare fuori dal finestrino. Mi mancava vedere tutto questo caos. La strada imbottigliata, i passanti che imprecano tra loro ed ogni tipo di rumore tipico di una grande città. È come se per un po’ non ne fossi più stata parte, in qualche modo.
Mentre sono assorta nei miei pensieri e bloccati in un interminabile traffico, Noah rompe questo bellissimo silenzio. << Senti Sarah, io…>>
Per l’ennesima volta lo interrompo, non ho voglia di sentirlo. << Sta zitto, ti prego.>> è questo tutto ciò che in cuor mio riesco a dirgli. Non me la sento neanche di voltarmi e vedere quanto grande sia la delusione stampata sul suo volto.La circolazione riparte a passo d’uomo e mentre riaccende il motore, lo sento blaterare un quasi impercettibile “ok, come vuoi”, forse un po’ troppo scocciato.
Questo viaggio verso casa sembra non finire più. È estenuante stare seduta accanto a lui senza più dirsi una parola. Che non ci sopportiamo è evidente, ed io ho mille e più motivi di lui per non soffrirlo. Posso benissimo stargli antipatica, dato che è questo ciò che voglio trasmettergli. Magari, finalmente sarà la volta buona che mi lascerà a casa e la finirà per sempre di importunarmi. Fortunatamente, tutto prosegue al meglio. La giornata si fa sempre più calda ed io sto morendo dalla noia. Allora, senza pensare di chiedergli il permesso, accendo la radio. Qualcosa di buono almeno, ancora c’è. Stanno trasmettendo “Heaven” di Niall Horan e questa canzone mi piace molto. Vorrei canticchiarla, ma preferisco mordermi la lingua piuttosto che farmi deridere dal cretino alla mia sinistra che sta guidando.
Ma, accidenti! Sono talmente presa da quella musica, che non ce la faccio più a trattenermi e, sottovoce, inizio a cantarla.“Let’s not get complicated
Let’s just enjoy the view
It’s hard to be a human
So much to put an answer to
But that’s just what we do...”Interrompo bruscamente la mia performance, perché lo sento ridacchiare di me. Quanto mi da ai nervi! Mi volto verso di lui nello stesso suo momento, per una piccola frazione di secondo; io per mutilarlo con lo sguardo e lui… beh lui, per sorridermi.
Ma basta solamente quel lieve istante, perché poi riporta la vista attenta sul traffico, per farmi andare in tilt. Mi blocco davanti a quel sorriso divertito e sfacciato, percependo un forte bruciore dalle guance. Distolgo lo sguardo dal quel profilo perfetto poco dopo di lui e mi viene da sorridere. Non so il perché, ma sorrido.
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INSIDE OF ME
ChickLit✨Il primo libro che apre la trilogia "Inside Of Me"✨ Two loves, a fate, one choice 💞 Prima di "Inside Of You - Far away" e "Forever Us" 🦋 Tutto ha inizio da qui. Trama Sarah Rodgerson è una semplice ragazza e molto insicura di 24 anni, trasferita...