DAL PRINCIPIO ALLA FINE - LA PARTENZA - Capitolo finale

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SARAH

Il taxi si ferma davanti all’entrata del mio terminal. Sono arrivata per tempo, e ho ancora circa un paio d’ore prima di dovermi imbarcare.

Ho potuto sbrigare tutte le varie cose con calma. Ho sistemato e pulito la casa a fondo, in modo che Grace, una volta che verrà a recuperare tutto il cibo lasciato nella dispensa e nel freezer, non dovrà mettere mano ad altro e ho preparato le valigie e lo zaino buttandoci ordinatamente dentro lo stretto indispensabile.
In quella casa ho lasciato tante cose ancora, e tanti ricordi, con l’intenzione, forse, di ritornarci un giorno.
Mi mancherà tutto quanto. Mi mancherà il mio piccolo appartamento, mi mancherà la mia amica del cuore e mi mancherà lui.
Immagino che si sia incontrato con Grace e che sia già al corrente di tutto. Sento un tuffo al cuore pensando a come avrà sicuramente reagito dopo aver letto la mia lettera. Sono sicura che lei gliela avrà già consegnata. Sempre che lui abbia avuto la freddezza di aprirla… anche se non ne sono così sicura. Potrebbe anche averla stracciata in mille pezzettini e buttata nella pattumiera.

Mando via tutti questi pensieri, cercando di lasciarmeli dietro di me ed entro lentamente dentro all’aeroporto.
Sto trainando a fatica due enormi trolley, sulle spalle porto un gigantesco zaino che pesa un quintale e, per non farmi mancare proprio nulla, una borsa media a tracolla dove all’interno ho inserito il passaporto, il portafoglio, il cellulare già in modalità aerea, un paio di auricolari Bluetooth, uno specchietto, un lucidalabbra, un pacchetto di fazzoletti e altre cianfrusaglie che potranno sempre farmi comodo durante il viaggio, dato che dovrò stare seduta per almeno otto lunghe interminabili ore.
È un volo diretto, New York – Londra, e durante tutto quel tragitto, non dovrò farmi venire neanche un pensiero deprimente verso di lui. Soprattutto, non dovrò avere dei ripensamenti che mi farebbero fare marcia indietro, una volta atterrata a Heathrow. Quindi, dovrò avere tutto a portata di mano, che mi servirà per potermi distrarre.
Ho deciso fermamente di cambiare vita e non guardare più indietro e, ora che ci sono, che sto per fare questo grande passo, non devo assolutamente trovare nessun motivo che possa impedirmi di farlo.

L’aeroporto JFK è enorme e ne resto meravigliata. Mi sembra di essere appena diventata una formichina in mezzo a tante piccole formichine.
Ora dovrò solo organizzarmi e capire come far passare il tempo. Avendo tutto questo malloppo dietro, non potrei fare molta strada. Ho già tutta la muscolatura indolenzita e un gran mal di schiena. Probabilmente, quando arriverà il momento di imbarcarmi e, finalmente, sedermi a lungo, sarò già completamente KO. Ho davvero tanto sonno. Stanotte, ero così agitata, che non sono riuscita a chiudere occhio ed oggi, ne sto pagando le conseguenze. Però, nello stesso momento, mi sento in fibrillazione e quindi, credo che non riuscirò a dormire neanche per un’ora lungo tutto quel percorso ad alta quota, anche se sarebbe la soluzione migliore. Dormire profondamente, senza avere nessun pensiero.

Affaticata e a passo molto lento, mi incammino, annusando come un cane da tartufo, direttamente verso il chiosco di Dunkin’ Donuts. Ho un po’ di fame e quelle ciambelle sono parecchio invitanti. Il mio stomaco si apre ancora di più, non appena me le trovo davanti agli occhi.
Faccio l’ingorda e ne ordino due, con una buona tazza di caffè, visto che ho bisogno di ricaricarmi per bene. Le divoro di gusto in un batter d’occhio, sentendomi immediatamente soddisfatta.

L’aeroporto è davvero affollato e le file di sedie sono quasi tutte occupate. Fortunatamente, adocchio una fila per la metà libera e, di fretta, vado subito a prendere posto. Finalmente, ho modo di riposare un po’ le gambe e le braccia. Non ne potevo più di trainare avanti indietro tutto quel peso. Immagino già di essere a casa di Paul e di buttarmi sotto la doccia minimo per un’ora. In questo momento, ne avrei davvero bisogno, dato che sto sudando tantissimo. Ed è un male, perché in aereo si muore sempre dal freddo. Ma così è nel mio caso e quindi, sono sicura che arriverò a Londra carica di raffreddore o con la febbre, nel peggiore delle ipotesi. Credo proprio che sia un bell’inizio, come primo giorno di vita nuova!
Nel frattempo, giro gli occhi ovunque, osservando le persone attorno. C’è chi corre, chi schiamazza, chi cammina ancora con la testa sul cuscino, chi ascolta la musica o legge, chi mangia o beve o chi non sta facendo beatamente nulla di tutto ciò, proprio come me. E, se devo essere sincera, un po’ mi sto annoiando.
C’è qualcosa però, che potrei fare per ammazzare il tempo… ora, ricordo di aver messo un libro dentro allo zaino.
Ho miliardi di libri a casa, ma li ho lasciati tutti negli scaffali. Ne ho soltanto uno con me, che ancora non ho avuto modo di iniziare. Potrebbe essere il momento perfetto, iniziarlo proprio adesso.
Apro con cautela questo mega zaino più grosso di me, tirando fuori Dickens, uno degli scrittori che ho sempre tanto apprezzato, e prendo a lanciarmi nella lettura di Oliver Twist.

INSIDE OF MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora