L'INCIDENTE - Josh

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JOSH

Mi sento come un bicchiere di vetro che si è appena frantumato in mille pezzi.
Ma non è tanto per il male atroce che sto provando al volto, ma per il male che sto provando nel cuore.
Ho lasciato andare Sarah così, mentendole spudoratamente. Sono stato un cazzone, lo so. L’ho respinta in un modo assurdamente folle, inventandomi la storia di Jenny, giusto per volerla ferire volontariamente.

Si, stasera mio fratello mi ha beccato proprio con lei e, se non fosse arrivato in tempo, probabilmente me la sarei fatta, anche perché ero già abbastanza alticcio. Ma sarebbe stato solo per una notte. Una sola fottuta notte. Tra me e Jenny, per quanto sia dannatamente sexy, non c’è mai stato niente e non ci sarà mai niente. Stasera, avrei solo voluto provare a dimenticarmi, per qualche ora, la mia Sarah e, probabilmente, non ci sarei neanche riuscito. Mi sarei sentito sporco dentro subito dopo, pensando a lei. Perché lei è il mio pensiero fisso.
E l’ho lasciata andare, per il suo bene. Sarebbe stato da egoisti tenerla ancora qui con me, a prendersi cura di me, a preoccuparsi delle mie condizioni. Non sarebbe stato giusto. L’ho lasciata andare soltanto perché la amo con tutto me stesso.
Ma so di non essere mai stato quello giusto per lei, o quello che lei avrebbe davvero voluto al suo fianco.
La osservavo, la guardavo negli occhi, la sentivo quando mi baciava. Sentivo che una grossa fetta di lei stava ancora ancorata a mio fratello. E il luccichio dei suoi occhi era diverso, ogni volta che era vicina a me. C’era sempre quella strana distanza tra noi. Lei non è mai stata del tutto mia. Ha sempre voluto Noah. Il suo cuore è sempre appartenuto a Noah. Mio fratello si è sempre preso tutto, anche quello che non gli aspettava. E si è preso anche lei. Soprattutto, si è preso lei, portandomela via.
Ma stavolta, sono stato io a volerlo, stavolta la colpa è soltanto mia. Ma vederli andare via, mano nella mano, lasciandomi come una merda in terra, in quel silenzio tombale, mi ha ucciso dentro. Lui è sempre stato uno stronzo insensibile, ma lei ha sempre avuto il potere di renderlo vulnerabile e, forse, credo che sia meglio così. Che sia più giusto così, ed è ora che mi faccia definitivamente da parte. Ma la amerò sempre, anche se lei questo non lo saprà mai.

Resto ancora un attimo disteso a terra, cercando di capire che cosa fare. Sono stremato e non ho né la forza né la voglia di alzarmi.
Provo a tirarmi leggermente su, perché vorrei mettermi a sedere, trovando una posizione che non sia troppo scomoda. Solo quel movimento, mi fa girare la testa. Chiudo gli occhi e provo a mantenere la stessa postura per cinque secondi. Riapro gli occhi e sento che va meglio.
Frugo con un po’ di fatica nelle tasche, in cerca del cellulare. Ho bisogno di un aiuto ed il primo nome che mi viene in mente è quello di Karim. Lui è un amico fidato. Non fa troppe domande, è riservato e c’è sempre.
Purtroppo, cadendo, lo schermo del mio cellulare si è danneggiato, ma è poca roba. Credo proprio che sia ora di comprarne uno nuovo e… cancellare il contatto di Sarah.
Sarah… quel nome è un pugno sul cuore. Tutto sarà diverso ora, senza di lei. Non sarà facile dimenticarla.

<<Josh! Fratello mio! C’è bisogno?>> domanda cordiale Karim. La sua voce rimbomba così forte dall’altro campo, da farmi aumentare il mal di testa.
<<Si. Ho bisogno che tu venga qua nel mio ufficio.>> gli rispondo con voce impastata. Dall’altra parte sento un “ok” un po’ allarmato, ma senza farmi domande.
Esattamente un minuto dopo, Karim entra nel mio ufficio.
<<Hey! Amico!>> esclama Karim, piombando su di me.
Mi copro le orecchie con le mani, il suo vocione mi rintrona il cervello.
<<Piano, fa piano...>> gli dico mezzo impacciato.
<<Chi è il coglione che ti ha fatto la festa?! Giuro, dimmelo che vado ad ucciderlo!>> domanda a voce alta. Faccio gesto di calmarsi e strizzo gli occhi. Se continua così, è lui ad ammazzare me! Mi sta stordendo…
<<Lascia perdere… fratello, aiutami a rimettermi in piedi, per favore. Mi gira la testa.>> gli chiedo debolmente. Prontamente, Karim mi solleva da terra. Ovviamente la delicatezza non è affar suo, ma sono grato che sia qui.
Lui non molla la presa, la mia testa continua a girare e, lentamente, mi accompagna a sedere sulla mia sedia.

INSIDE OF MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora