INIZIO O FINE

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Noah è rinchiuso da secoli dentro al bagno, allora scelgo di non aspettarlo e di scendere giù a mangiare qualcosa.  Nonostante abbia la stomaco completamente chiuso, ho comunque  un lieve senso di fame e ho bisogno di recuperare un po’ di forze.
Mi asciugo per bene gli occhi e tiro su col naso, non voglio dare nessuna preoccupazione o alcun sospetto a Manila una volta che sono di sotto con lei, perché potrebbe poi riempirmi  di domande o guardarmi in un modo come per dire “te l’avevo detto”.

Esco a passo felpato dalla camera, con la speranza di non venire beccata da lui. Ci rimarrebbe male credo, anche se ci rimarrebbe male a prescindere quando uscirà da quel bagno e non mi troverà più seduta sul letto.
Mentre percorro il lungo corridoio e scendo le scale, fiuto un odore tanto gradevole che diventa sempre più intenso una volta arrivata quasi alla sala da pranzo. Percepisco un miscuglio di fragranze che vanno dal profumo invitante del bacon, a quello dei croissant appena sfornati, all’aroma forte del caffè caldo, e mi viene l’acquolina in bocca.

Trovo Manila intenta a sistemare un po’ la tavola, vuole che sia sempre tutto alla perfezione e ciò mi fa sorridere. <<Buongiorno, Manila.>> la saluto cordialmente e per poco non le faccio venire un colpo! Era così concentrata a mettere tutto quanto in ordine, che non si è neanche accorta del mio arrivo.
Si volta prontamente verso di me con aria alquanto sconcertata, poggiandosi la mano sul petto. << Accidenti, tesoro! Non ti ho sentita arrivare! Hai il passo felino>> esclama trafelata. Mi avvicino prontamente a lei con aria colpevole. <<Non volevo spaventarti, scusami. >> mi rattristo improvvisamente. Manila mi abbraccia affettuosamente, dandomi un pizzicotto sulla guancia. << Tranquilla, tesoro, sono ancora viva!>> risponde ridendo, allora la guardo con un mezzo sorriso imbarazzato.
Per evitare altri imbarazzi, mi indica tutto quel ben di Dio che c’è in tavola, obbligandomi praticamente a sedere. Noto, però, che resta in piedi e non esita a sedersi accanto a me per fare colazione insieme. Immagino che lei abbia capito da un mio solo sguardo che sto per domandarle qualcosa e, probabilmente, sa già anche che cosa, allora mi precede, << Ho già fatto colazione.>> sorride bonariamente. << Ma ora mi fai felice se ti metti a mangiare qualcosa.>>
Poi il suo sguardo si fa pensieroso ed incomincia ad osservarmi con occhi quasi socchiusi. << Tutto a posto con Noah?>> mi domanda dubbiosa.
Sembra l’inizio di un interrogatorio.
Perché questa strana domanda? Ci avrà per caso sentiti questa notte? O peggio, avrà per caso origliato? La mia stupida ansia riparte e, di certo, non sono per nulla capace a nascondere le mie emozioni. Il mio brutto vizio di sgranare gli occhi spaventata, ogni volta. << Si… certo! P… perché non dovrebbe? >> balbetto frettolosamente.
Manila continua imperterrita a fissarmi in quel dannato modo. Incrocio le mani sotto alla tavola pregando che possa smetterla al più presto.
Tutto ad un tratto, annuisce e torna a sorridermi, facendo finta di nulla. Penso che, in questo momento, il suo comportamento sia abbastanza singolare, ma preferisco non darci peso e tornare a guardare la tavola, facendo finta di scegliere da quale pietanza iniziare.

Manila sta facendo avanti indietro dalla cucina alla sala da pranzo ed io, nel frattempo, inizio con servirmi del cibo. Come prima cosa, opto per del prosciutto cotto e un uovo alla Coque, poi credo che penserò al bacon e ad un paio di fettine di Emmental con del pane tostato ed infine, sicuramente, andrò sul dolce.
Sto per rovesciare il caffè nella tazza, quando, un certo Noah Stumphone, mi si piazza davanti a braccia conserte e con aria alquanto indispettita, così rischiando di fare un secondo danno con il caffè, ricordando, in parte, il disastroso incontro di mesi prima. << Non mi hai aspettato.>> mi rimprovera. La mia faccia prende una espressione abbastanza sbigottita mentre lo fisso stupidamente. << Io… scusami, ma stavo morendo di fame… >> mugugno, colpevole, intanto che penso che forse sarebbe meglio posare la caffettiera sul tavolo. Rotea gli occhi e lo seguo con lo sguardo mentre si avvicina a me.
Noah si posiziona accanto a me, poggiando saldamente una mano sul tavolo e l’altra sulla sedia. Il suo viso è appiccicato al mio. << Dovevi aspettarmi.>> mi rimprovera nuovamente, digrignando i denti.
Mi verrebbe da farmi piccola piccola. Sentirlo così attaccato a me, sentire ancora quel buon profumo che ha addosso, essere naso a naso con lui, mi fa avvampare violentemente, anche se i miei occhi esternano paura. Mi sarei potuta immaginare una reazione simile, ma non che se la prendesse così tanto. Noah, quanto sei complicato…

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