UNA SETTIMANA DOPO

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E' passata già una settimana da quella irrimediabile figura, ignara di cosa sarei andata incontro e le conseguenze che ne avrei pagato da li a poco. Sto dicendo questo, perché il mio sesto senso fiuta qualcosa di strano... ma potrei anche sbagliarmi.
Infondo, l'intera settimana è volata liscia come l'olio, niente e nessuno mi ha creato intralci e problemi, non ho più ricevuto nessuna rompicapo di mail da parte di Noah. Ho fatto il mio lavoro come si deve. Mi piace quello che sto facendo ed apprendendo alla Stumphone. Mi sono stancata serenamente, il resto del personale neanche ti parla e ne sono più che sollevata. Lo stipendio è ottimo, e poi... e poi c'è Grace.
Avrebbe potuto continuare a tartassarmi su quella lunga e noiosa storia ed invece, abbiamo conversato serenamente del più e del meno, senza più fare minimo accenno a lui.

Solita strada, solito traffico, solita maratona per non farsi schiacciare dalle macchine in corsa, solito grattacielo, solito bar (fortunatamente senza più il solito "macchia-camicette"), solita rampa di scale e solito ufficio e, come al solito, solita Grace che mi sta già aspettando spazientita davanti alla porta. La sua solita puntualità, il mio solito mega ritardo.
Ci salutiamo alla veloce ed entriamo immediatamente, dirette ai nostri posti.

Oggi, lo studio è parecchio caotico. Due dipendenti sulla trentina stanno litigando animatamente per aver perso uno una nota dell'altro. Passo accanto ad un altro, dall'accento presumibilmente francese, che sta insultando qualche poverello dall'altra parte della cornetta, e così via.

Grace ed io ci incamminiamo verso le nostre scrivanie, scambiandoci occhiate divertite. Mi fermo davanti alla mia e noto una busta bianca, posta sotto il mouse, con su scritto il mio nome completo. Sono molto incuriosita. Chi potrebbe avermi mai messo una lettera sulla scrivania? Una sola risposta, un solo nome mi arriva al momento: Noah Stumphone!

Mi siedo, con molta ma molta apparente calma, reggendo ancora la borsa sulle gambe. Fortuna che Grace non si è accorta di nulla, perché la sento digitare qualcosa alle mie spalle. Subito al lavoro si è messa, e chi la ferma!

Sono indecisa se aprirla subito o aspettare la fine della giornata, quando sarò beatamente a casa e potrò scaraventare qualche cosa contro al muro, per non farlo in faccia a quello stupido Stumphone. Ahimè, la curiosità batte tutto; la apro, senza farmi accorgere dalla ficcanaso dietro.

Un assegno dalla azienda? Un assegno di diecimila dollari per giunta?! Ma che razza di scherzo è questo!
Sono sbigottita, sorpresa, arrabbiata e scioccata! Perché mai una somma così alta? A che scopo? Forse un altro suo rognoso mezzo per convincermi ancora ad accettare quella maledetta sporca proposta.
Lascio, quasi lanciando, l'assegno da una parte del tavolo ed accendo il computer. Quel tipo riesce sempre a sorprendermi, in negativo.
Il lunedì successivo a quella brutta figura, mi lascia una sorpresa, non di buon gusto, sopra il banco di lavoro. Avrei giurato si fosse rassegnato dopo una lunga settimana di pace e silenzio. Mi sbagliavo, sono incapace di prevedere le sue mosse, e mi spaventa!
Ma adesso mi devo tranquillizzare. Devo lavorare e lavorare!
Ricomincio con i mantra che cantano nella testa, di nuovo "Calma Sarah, calma..." nel mentre, frugo nella borsa alla ricerca di un non so che.

Il suono di avviso di lettura mail mi distrae, facendomi smettere quel movimento robotico senza senso all'interno della borsa, riconducendo lo sguardo verso il computer.
Una lettera dalla direzione: "Misure necessarie".
La giornata non poteva che andare peggio.

Sono senza parole, passo dalla incredulità alla rabbia, mi verrebbe voglia di spaccare il computer e calpestarlo in terra finché non diventa polvere, per così dire. Mi sto mordendo talmente forte il labbro inferiore, quasi da farlo sanguinare, a stento trattengo le lacrime, mi sale il sangue al cervello e la mia capacità di pensare è pari a zero. Sono a terra, sto davvero male! Disperata, mi incurvo sul tavolo buttando il capo in entrambe le mani, <<Non è possibile...>> sussurro tra me e me.
Furiosamente di scatto, faccio un gesto che mai avrei pensato di fare; mi alzo, sbatto violentemente la borsa sul tavolo, prendo bruscamente la busta con dentro l'assegno e, con passo spedito, mi dirigo verso l'uscita dell'ufficio.

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