Capitolo 2

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«Come stai?» mi chiese Arthur. Erano passati almeno 5 anni da quando lo vedi l'ultima volta. Il giorno più brutto della mia vita. O almeno lo era stato fino al giorno in cui trovandomi a una cena importante di lavoro insieme ai miei colleghi e dei possibili futuri clienti, ricevetti una chiamata da mia madre. Sapevo già che dovesse trattare di un emergenza. Un emergenza che, nonostante fossi a conoscenza delle difficili condizioni di nonna, non ero assolutamente pronta ad accettare. Mia mamma mi disse che i medici ci avevano consigliato di porgerle gli ultimi saluti finché fossimo in tempo poiché le sue condizioni peggioravamo velocemente. Corsi a prendere la mia macchina, sfrecciando tra le strade di Londra contando ogni minuto necessario a raggiungere Stevenege, a raggiungere la mia amata nonna, senza riuscire a trattenere le lacrime e odiando solo il pensiero di non poterle dire addio. Raggiunsi l'ospedale e corsi nella sua camera e la vidi lì, inerme e sull' orlo di compiere quel passo verso la fine. Girai lo sguardo e vidi mia madre piangere tra le braccia di mio padre e nel mentre stringere la mano di mio fratello seduto nella poltrona vicino con gli occhi di chi si era già rassegnato. Io no. Non l'avrei mai fatto. Mi avvicinai a lei e non potei far a meno di provare un sentimento nuovo, quel sentimento che senti nello stomaco quando sai che non c'è più niente da fare e lo devi accettare. Ma e così difficile che sembra quasi di non riuscire più a respirare. Mi attaccai a lei urlando: «Non mi lasciare. Non ancora!» più e più volte finché non dovette allontanarmi Charles. Mi strinsi a lui e dovetti arrendermi alle lacrime e alla realtà che lei non sarebbe più stata lì con me.

Rivedere però ora quel ragazzo che aveva significato così tanto per me, mi fece ricordare ancora una volta molti momenti passati con nonna, con più tristezza che mai. Ricordai i pianti e le lacrime versate, ma anche le coccole di nonna May che non mi aveva mai abbandonato fino a quel momento.

Guardai il ragazzo di fronte a me, ricordandomi che mi aveva posto una domanda. Come stavo?! Una merda, se dovevo essere sincera. Una delle persone che amavo di più era morta e lui sapeva quanto io e lei fossimo legate. Era la mia migliore amica. Forse è un po' deprimente da dire, ma lei c'era sempre. Non ho mai avuto molte amiche, le poche che avevo mi avevano voltato le spalle e quindi mi rifugiavo nei suoi abbracci. Per combattere tutte le miei insicurezze quello era il mio luogo preferito, le sue braccia sempre pronte per consolarmi. Ricordo ancora i miei pianti il giorno in cui io e Arthur ci allontanammo.

Certo, anche mio fratello c'era sempre, ma di certe cose una ragazza non ne può parlare con il suo fratello super protettivo (se capite ciò che intendo...). Con la nonna parlavo di tutto, senza tralasciare mai nulla. E uno degli argomenti che capitava fuori spesso era proprio lui, il ragazzo che era davanti a me, Arthur Raynard.

«Okay, è stata una domanda stupida... » disse dopo avermi guardata negli occhi. Certo che era una domanda stupida. Ma se ne avesse fatta un'altra non avrei saputo rispondere. Tra continuare a pensare ai momenti passati con nonna e la sua presenza, la mia mente non collaborava. E ora guardando questi stupendi occhi verdi, nella mia testa c'era solo lui. È strano come una persona possa farti questo effetto. Come se tutto il mondo si fermasse per istanti che sembrano eternità. E non credo esista sensazione migliore. Per un attimo non mi venne da pensare alle ultime ore della mia vita, cambiata così drasticamente. Come in un tratto la cosa peggiore che potesse capitare si fuse con la cosa migliore. Nonostante avessi sofferto tanto per la nostra storia, il mio amore per Arthur era sempre stato qualcosa di positivo che non rinnegherò mai.

Non riuscivo a credere che lui fosse davanti a me. Mi ricordo il giorno in cui le nostre strade si divisero. Giovani, ingenui, perdutamente innamorati. Ma la vita non va sempre come vorremmo. Ed è questo il brutto. Certe volte la vita ci riserva delle strade che non ci saremmo mai aspettati.

«Arthur, perché sei qui? Non dovresti essere da qualche parte in giro per il mondo?» dissi acida.

Nella giornata più brutta della mia vita, ci mancava soltanto lui. Lui che con un solo sguardo riusciva sempre a capirmi, lui che era entrato nella mia vita portando gioia e se ne era andato lasciando il vuoto. Lui che io ho amato fin dal primo momento. Lui che sarà per sempre il mio primo amore.

Quello che non ti ho mai dettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora