Capitolo 26

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«Wow Maddie, com'è possibile che sei sempre più bella?!» disse Max baciandomi la mano appena uscimmo di casa. Mi misi a ridere.
«Max, ha un ragazzo». Arthur parlò con il tono più acido e incazzato che potesse avere. Non lo corressi, che pensasse quello che più credeva. Sembrava quasi geloso. Ma cosa gli importava se mi avvicinavo o scherzavo con un'altro ragazzo?. Lui non era Archie, l'unico che poteva interessarsene.
«Cosa, sei seria? Vi siete messi insieme? Ma se stavate litigando un secondo fa!». Max era confuso. E come biasimarlo.
«Non parlavo di me, cretino». Arthur era scontroso. E il suo comportamento mi stava facendo innervosire. Salì sulla sua auto, non che una Range Rover, e tutti lo seguimmo. Io e Max ci sedemmo nei sedili dietro e lui mi continuò a guardare in cerca di spiegazioni.
«Si chiama Archie ed è davvero un bravo ragazzo». Notai Arthur stringere le mani sul volante finché le sue nocche divennero quasi bianche. Fece uno sbuffo per evitare quasi di scoppiare a ridere. Ma mi trattenni dal dirgli qualcosa, o meglio urlargli, difronte ai suoi amici.
«Cavoli, e io che speravo di poterti conquistare» disse Max e io mi misi a ridere. Arrivammo in centro e parcheggiamo la macchina un po' lontana a causa di tutte le auto posteggiate vicino al centro. Mettere i tacchi non era stata poi una così grande idea. Mi piacevano e c'ero anche abituata ma non erano il massimo della comodità. Arthur ed Eddy camminavano davanti a me e Max e sembrano parlare animatamente ma non riuscivo a sentirli a causa del loro passo svelto. Max invece rimase dietro con me per tutto il tempo.
«È da un po' che è così scontroso... ». Max guardò di fronte a sé e capii che stesse parlando di Arthur.
«Sai perché?»
«Onestamente no, è molto chiuso. E anche se siamo migliori amici non ci dice tutto». Sentivo un tono triste nella sua voce e mi dispiacque per lui. Avere a che fare con Arthur non era semplice, ne avevo avuto la prova. Ma era il fatto di non sapere il perché dei suoi cambi d'umore che faceva arrabbiare.
«Da quanto tempo vi conoscete?»
«Da un po' di tempo. Ci incontravamo spesso quando entrambi partecipavano a campionati minori ma non ci parlavamo quasi mai. Da qualche anno invece abbiamo cominciato a conoscerci. Eddy e Arthur invece prima non si potevano vedere!»
«Davvero? Non si direbbe proprio... ». Era strano dirlo. Andavano molto d'accordo anche se Eddy non era qualcuno che parlava spesso.
«Già. Ma avresti dovuto vederli anni fa. Al termine di ogni gara si prendevano quasi a botte... poi c'è stato un periodo in cui Arthur si è ritirato e quando è tornato e, essendo entrambi più maturi, sono diventati amici». Arthur si era ritirato per un certo periodo, probabilmente fu ciò di cui mi parlò Brandon.
«Tu sai perché si ritirò?»
«No, non me l'ha mai detto. Edward si, invece». Ero sicura che se avessi chiesto a Edward di quel periodo non mi avrebbe mai risposto. Il legame che li univa era molto forte, si poteva benissimo vedere.
«Da quanto hai iniziato con i motocross?». Da quello che mi raccontò mi accorsi che non sapevo quasi niente di lui o di Eddy, se non le piccole informazioni che mi diede Arthur.
«Mi è sempre piaciuto, ma da piccolo sognavo di essere il nuovo David Beckham. Poi mio padre mi fece vedere qualche gara e mi portò a provare. Me ne innamorai subito. Soltanto che per molto tempo non ero in grado di superate tanti whoops in successione. Ogni volta che ci provavo cadevo in avanti... » disse ridendo.
«Whoops?»
«Ehm, si. I dossi artificiali che vedi nelle piste... si chiamano whoops. Non sai molto di motocross?»
«Vedevo qualche gara ogni tanto ma non me ne sono mai interessata molto... »
«Fino adesso... » disse ammiccando. Annuii e lui sorrise.
Arrivammo in centro poco dopo e quando Arthur ed Edward si girarono verso noi ma il mio vecchio migliore amico sembrava molto più rilassato. Non avevo idea di che cosa si fossero detti quei due ma doveva essere servito a far calmare Arthur.
Scrissi un messaggio ad Eve per dirle che se fosse stata in zona avrebbe potuto raggiungerci. Mi risposte che era a cena con i suoi nel ristorante di famiglia di Jack e che se avesse fatto in tempo ci avrebbe raggiunti sicuro. Ero sicurissima che la scelta del ristorante era toccata a lei. Durante la giornata l'avevo convinta a fare qualche mossa con lui e mi promise che ci avrebbe pensato su, meglio di niente.
«Cosa volete da bere?» chiese Arthur.
«Una birra»
«Anche per me»
«Mad?». Eravamo tornati ai nomignoli?
«Acqua». Annuì e si allontanò verso una bancarella.
Mi guardai attorno per osservare tutta la gente che si era riunita. C'erano molti ragazzi giovani e meno famiglie rispetto la sera prima, ma ciò era da tradizione: la seconda serata di festa era tutta per ragazzi e ragazze e per il loro divertimento.
Vidi tra le persone una figura nota e riconobbi subito Archie. Era bello che fosse lì anche lui, magari avremmo potuto passare del tempo insieme perché di passare altro tempo con Arthur in quello stato, anche se si era calmato, era davvero snervante. Guardai al suo fianco e, aspettandomi la presenza di mio fratello Charles o di qualche altro amico, vidi una ragazza. Una bella ragazza molto alta, magra come nessuna e abbronzata. Dedussi che fosse solo un'amica. D'altronde sapevo che la compagnia con cui usciva mio fratello era piena di ragazze, tra cui anche Natalie, la sua ex. Natalie aveva molte amiche e quando conobbe mio fratello ne portò nella compagnia. Nessuna di loro però era particolarmente simpatica, un po' come Nat. Tutte che si credevano le tipiche reginette del ballo ma che in realtà erano solamente vuote.
Ma non appena vidi che le stringeva la mano, sgranati gli occhi. Come era possibile? Ci doveva essere una spiegazione logica. Ma tutto cadde quando lei lo baciò. Non era vero che sarebbe uscito con mio fratello. Era una cazzata a cui avevo creduto ingenuamente. Avevo veramente creduto che per una volta un bel ragazzo si fosse interessato a me, era troppo bello per essere vero. Archie infondo sarebbe sempre stato un playboy e niente lo avrebbe cambiato. Ma ero stata davvero così stupida a credere alla favola d'amore che non mi resi conto di come erano veramente le cose in realtà. Ma, dovevo ammettere che era stato così dannatamente bravo a fingere che ci stavo credendo veramente.
«Maddie, che hai?». La voce di Arthur riportò la mia mente lì con loro, ma continuai a guardare quella scena e più la guardavo più mi sentivo male. Vidi con la coda dell'occhio che Arthur seguì il mio sguardo.
«Cosa stiamo guardando esattamente?» chiese Max e notai che tutti e tre fissavano Archie. Max ed Eddy non sapevano di chi si trattasse ed erano calmi e confusi. Arthur invece era rosso e stringeva le mani in dei pugni.
«State per guardare me che prendo a schiaffi quella testa di cazzo!». Prima che Arthur potesse andare a spaccare la faccia ad Archie, lo presi per il polso e lo bloccai. Si girò a guardarmi e vide i miei occhi e il mio corpo in preda al panico. La sua rabbia svanì, come in un attimo e mi attirò a sé. Mi sentii al sicuro nelle sue braccia.

Sei con me, non ti lascio, dicevano i suoi occhi.
Non mi scendevano lacrime, non era normale. Ero una di quelle persone che piangeva per tutto, per felicità, per ansia, per tristezza. Ma in quel momento mi sentii come apatica, prima di ogni emozione. Mi aveva tradita. Avevo sempre considerato il tradimento come qualcosa di orribile, di imperdonabile come mia zia Kaitlin. Era stata tradita due volte, ovvero dai suoi primi due mariti. Mi ricordo quanto ci fosse stata male e sperai per me stessa che non mi potesse capitare una cosa del genere. Ma a quanto pare, sperare non era servito a nulla. Non ero arrabbiata, ero solo delusa, soprattutto da me stessa. Delusa che fossi stata cosi stuida da non cogliere segnali.
«Andiamocene». Arthur mi fece alzare il volto per guardarmi negli occhi. Aveva capito che non volevo che affrontasse Archie. Lo avrei dovuto fare io, ma quella sera sarebbe stato impossibile. Ero come bloccata, come se avessi capito, ma allo stesso tempo non fossi consapevole della situazione.
Per tutto il tragitto fino alla macchina Arthur mi tenne stretta a sé, tenendomi un braccio sulle spalle. Lo sentivo parlare con Max ed Eddy ma era come se fosse tutto un sussurro lontano chilometri, impossibile quasi da percepire. Credo gli avesse spiegato cosa era successo. Non mi dispiaceva che lo stesse facendo. I suoi amici si meritavano una spiegazione e forse anche delle scuse.
Mi bloccai e feci girare tutti e tre verso di me. «Ragazzi... io... Mi dispiace... Era una serata in cui dovevate divertirvi e vi ho rovinato tutto...»
«Non ti devi scusare di nulla Maddie». Eddy venne verso di me e mi abbracciò. Lo stesso fece Max. «Non scusarti. Che ne dite di fare un pigiama party?». Appena si allontanò, Arthur si avvicinò da dietro e mi abbracciò anche lui, posando il suo mento sulla mia spalla e cingendomi con le braccia la mia pancia; appoggiai le mie braccia sulle sue e lo sentii sorridere. Anche se non ero in me stessa in quel momento e che se lo fossi stata sarei stata ancora incazzata con lui, mi sentivo bene per la prima volta in quella sera. Era stato spontaneo il suo gesto e così dannatamente bello che immediatamente il mio corpo si rilassò tra le sue braccia.
«È una cosa da femminucce!» disse Eddy.
«A me piace come idea, casa mia è libera». Il respiro di Arthur sul mio collo mi diede un brivido. Scintille. Quella dannate scintille che avevo sentito in piscina ma mai con Archie. Non ero pronta ad ammettere che una parte di me era attratta dal ragazzo che in quel momento cercava di prendere il mio dolore e farlo suo.
«Maddie?»
«Ehm.. non lo so... domani ho scuola». Loro sarebbero partiti per Winchester quindi si sarebbero potuti svegliare a qualsiasi ora del giorno, io no. Non potevo saltare scuola senza un motivo logico.
«Tranquilla, mettiamo una sveglia!». Max era il più emozionato. Mi faceva sorridere vederlo così.
«Non so se mia madre sia d'accordo... " dissi incerta.
«Vedrai che se la chiamo io, non ci saranno problemi» disse da sopra la mia spalla. Aveva ragione. Mia mamma era ammaliata da Arthur. Forse anche lei era succube dell'effetto Raynard. Le scrissi un messaggio e la avvisai che non sarei tornata a casa a dormire e avrei dormito da Arthur. La sua risposta fu come me la sarei aspettata:

divertiti, tesoro ;-)

Nel mentre che continuammo la nostra camminata verso la macchina risposi a un messaggio che Eve mi aveva mandato per cercarmi e l'avvisai che stavo tornando a casa e che il giorno dopo le avrei spiegato un po' di cose. Doveva sapere tutto. Avevo sbagliato a non raccontargli di ciò che era successo con Archie perché infondo sapevo che stavo facendo una cazzata. Non dovevo perdonarlo. Avevo paura che mi giudicasse per averlo fatto, ma Eve non era così. Sono stata stupida e ammaliata dall'idea di avere un buon ragazzo al mio fianco, senza rendermi conto che in realtà non era così.
Arrivammo a casa di Arthur e il mio sguardo si rivolse verso la piscina. Non potei far a meno di pensare a qualche giorno prima.
«Pronti a fare baldoria?!» urlò Max accendendo lo stereo con la musica a palla.
Una cosa era ovvia: avrei dimenticato per qualche ora ciò che era successo e mi sarei svegliata con il mal di testa.

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