hei, possiamo parlare?
Il mio cellulare si illuminò mostrandomi questa notifica da un numero sconosciuto. Capii subito che si trattava di Arthur. Non avevo mai avuto il suo numero ma qualcosa in cuor mio mi disse che era lui. Era ancora un po' scossa da ciò che avevo sentito in bagno. Arth era stato davvero uno stronzo a non richiamare quella povera ragazza. Conoscendolo, avrei detto che aveva le sue ragioni ma mi resi conto che non era più il ragazzo che veniva sempre nel mio letto quando non riuscivo a dormire la notte. Una parte di me non lo riconosceva più. Come è possibile che in pochi anni una persona cambi così tanto? Il dolce Arthur che mi ricordavo avrebbe lasciato o, al minimo, trattato quella ragazza in tutt'altro modo. Le avrebbe pure regalato una scatola di cioccolatini, come aveva fatto in prima elementare con Cassidy Kane, una bambina della nostra classe che aveva una forte infatuazione per lui. Le aveva più volte espresso il suo "amore" con bigliettini e certe volte pure con i panini al burro e marmellata che sua madre le preparava, che sinceramente erano la fine del mondo. Arthur li accettava solo perché sapeva che piacevano a me e lo adoravo per questo. Ma nonostante tutti questi deliziosi regali, lui l'aveva sempre "rifiutata" nei modi più dolci e gentili possibili, come appunto regalarle una scatola di cioccolatini. Cosa era successo da renderlo così diverso? Avrei voluto saperlo perché, nonostante provassi ancora una certa rabbia nei suoi confronti, ci tenevo a lui. Lo avrei sempre fatto.
Ma come hai avuto il mio numero?!
Mi resi subito conto che quella frase non solo la pensai ma la digitai e premei subito invia.
Jack
Ovviamente. Jack Black. Io e Jack avevamo sempre avuto un buon rapporto. Eravamo amici ma niente di più. Non gli confidavo i miei segreti e lui non mi confidava i suoi ma se dovevamo uscire sapevamo sempre di poter contare l'uno sull'altra, cosa però che non capita spesso. Desiderava diventare Youtuber o qualunque cosa lo facesse diventare ricco giocando ai videogiochi. Non aveva mai avuto un grande scopo nella vita se non quello di fare soldi e aiutare i suoi nell'attività di famiglia, cosa che ho sempre ammirato. Sapevo che era un gran fan del motocross. Le poche volte che eravamo usciti insieme, io, Eve, lui e un suo amico, mi aveva più volte chiesto notizie delle gare di Arthur, gare di cui non sapevo assolutamente nulla. Non seguivo Arthur nel suo sport e i miei genitori sapevano che non volevo sapere nulla riguardo ai suoi risultati che, come tutti dicevano, erano sbalorditivi per un giovane ragazzo che era entrato in quel mondo tardi rispetto a tutti gli altri piloti.
domani sei libera? ti vorrei parlare
Visualizzai il suo messaggio, ma non risposi. Onestamente non avevo molta voglia di passare del tempo con lui. Arthur era cambiato. Certo, come era normale che fosse. Era cresciuto. Era diventato quasi un uomo. Avevo messo su muscoli e un fisico quasi marmoreo. Era un bel ragazzo. Non a caso tutte le ragazze gli sbavavano dietro. Neanche i ragazzi della squadra di lacrosse erano così acclamati, sebbene fossero belli quanto lui. Ma il fatto che fosse un ragazzo per bene, con la testa sulle spalle ma che avesse allo stesso tempo quell'aria da ragazzo bello e dannato lo rendeva il sogno segreto di ogni ragazza.
«Ehi, bella addormentata! Andiamo a casa?» mi chiese Eve venendo verso di me al centro del parcheggio della scuola.
«Scusami Eve, ma devo passare da nonna May». Adoravo passare il tempo con nonna. Anche se può sembrare deprimente, l'avevo sempre considerata la mia migliore amica, la mia alleata contro mamma e papà, la mia roccia.
Nonna May non abitava molto distante dalla scuola. E fare un passeggiata non mi scocciava affatto.
«Ok poi raccontami tutto» disse facendomi l'occhiolino. Non ci prestai molto caso e salutai la mia amica, promettendo che le avrei mandato una foto del mio outfit per quella sera di cui voleva tanto sapere e mi incamminai.
Stevenage era una città come le altre. Niente di speciale. Ma per nonna May quella città era magica. Le strade illuminate dai lampioni di notte, la tranquillità, le famiglie felici che si riunivano per il pranzo della domenica e mille eventi ogni anno per celebrarla.
Per questo molti anni prima, anche prima che nascessi, la nonna decise di aprire un negozio di souvenir.
Un negozio abbastanza inutile se si pensa che Stevenage non è Londra, ma lei ci teneva molto. Ogni mattina si alzava presto, si preparava un caffè e poi andava a prepararsi per uscire di casa. Andava al suo negozietto proprio vicino al centro e tirava su le serrande. Iniziava a pulire da tutte le parti e sistemare perché niente doveva essere fuori posto. E poi aspettava che qualcuno entrasse.
Mi ricordo un giorno, forse due anni prima, quando nonna era rimasta nel suo negozio per tutto il giorno ma nessuno entrò mai. Non c'era tristezza o delusione nei suoi occhi, ma sicurezza. Era sicura che qualcuno sarebbe entrato il giorno dopo. E così fu. Il giorno dopo ci fu un via vai di gente: chi doveva portare un regalo a un vicino, chi una calamita ai parenti, chi qualche collana per l'amica. Nonna non era mai stata così entusiasta.
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Quello che non ti ho mai detto
ChickLit"Maybe you weren't the one for me, But deep down I wanted you to be". Madison Hill è cresciuta a Stevenage, una cittadina dell'Inghilterra non molto distante da Londra. Ha appena terminato gli studi di ingegneria meccanica ad una delle migliori un...