«Congratulazioni, ragazzo. Emozionato?»
«A dir poco! Grazie, Brandon. Non te ne farò pentire»
«Sarà meglio. Quelli della Bane Motors non scherzano Arthur. Corri al meglio, come sai fare», disse il mio manager mettendo da parte l'entusiasmo. «E ricordati l'evento di stasera!». E chi se lo scordava. L'annuale party di beneficenza che veniva organizzato per tutt'altro a fuorché della beneficenza. Era l'occasione perfetta per mostrare al mondo delle sport britannico che davvero comandava in un certo sport. Lusso e soldi erano il tema principale di ogni anno. La beneficenza era solo una copertura per i media che avrebbero di sicuro criticato tutto quel lusso per delle semplici presentazioni di nuovi talenti o nuovi sponsor.
Mi era già capitato di parteciparci diverse volte negli anni passati, ma in nessuna di quelle occasioni, questa compresa, mi ero mai sentito a mio agio. Non che lo sfarzo e l'esaltazione del denaro non facessero parte della mia vita, anzi. Ero stato cresciuto con l'idea che fare soldi era l'unico modo di rendere la mia vita importante. Mio padre viveva per quello e mia madre non era assolutamente da meno. E nonostante io creda che i soldi siano essenziali in alcuni casi, non ero il tipo di persona pronta a sacrificare la propria cta solo per quelli, come in resto delle persone che sarebbero state presenti quella sera.
Ancora sdraiato sul letto, stordito dalla notizia ricevuta, sorrisi. Cazzo, che bella sensazione. Per una volta, dopo moltissimo tempo ero felice. Felice di aver raggiunto con i miei soli sacrifici un obiettivo che mi ero imposto, una speranza che non è mai stata più di una semplice speranza. Appena avevo iniziato a correre sulle piste, avevo capito che quella passione sarebbe stata l'unica cosa che mi avrebbe aiutato a smettere con il resto. L'unica cosa, a parte lei. I primi tempi mi facevo ancora e ogni volta che arrivavo in pista, pronto per salire sulla mia moto, ero sempre sul punto di perdere il controllo. Non so quante volte, in quelle occasioni, avevo rischiato la vita. Saltavo sulla moto, mettevo il casco, tiravo giù gli occhiali, e si appannava tutto. Andavo per inerzia. Avevo imparato la pista così a memoria che credo fosse solo quello che mi fece rimanere in vita. Andando avanti con il motocross avevo iniziato a mettere da parte le droghe e l'alcol, e con questo intendo soltanto ridurre le dosi, ma non avevo smesso di uscire con i miei amici che vivevano la vita come se ogni giorno fosse l'ultimo. Ma tutti i buoni propositi andarono a farsi fottere dopo quella dannata sera che rimarrà per sempre come un incubo indelebile nella mia testa. Ringrazierò per sempre Brandon che nel momento più buio, mi tese una mano.
Con ancora questi pensieri che mi frullavano per la testa, scesi dal letto e mi preparai per la serata. Un semplice smoking nero con una camicia bianca era già pronto e appesa all'anta del mio armadio. Mi vestii in fretta e nel giro di poco tempo Brandon passò a prendermi. L'unico lato positivo della serata: non ci sarebbe stato mio padre ad interferire nel mio mondo.
Brandon Maxwell era cresciuto anche lui a Stevenage e sopratutto conosceva mio padre. Non erano mai stati amici e credo non lo sarebbero mai stati. Erano l'uno l'opposto dell'altro e più volte mi trovai a desiderare di avere un padre come Brad, nonostante questo mi facesse sentire un figlio di merda. Ma questa sensazione passava subito dopo essermi ricordato che avevo un padre di merda.
Per quanto ci provassi, quell'uomo non accettava non essere incluso in qualsiasi cosa riguardasse la sua famiglia, se così si può chiamare. Appena venne a sapere che anni prima un importante agente come Brandon mi aveva aperto le porte verso in mondo del motocross, trovò subito quella opportunità come qualcosa di fenomenale. Per una volta avevo pensato che mio padre, un uomo che con me non era mai stato un padre, fosse finalmente orgoglioso di un mio successo. Solo poco dopo avevo realizzati che quell'oppurtunità era fenomenale solo perchè il nome Raynard sarebbe arrivato in un altro modo e lui avrebbe potuto essere ancora più conosciuto, ergo più ricco. Per una volta che avevo provato a credere che potesse essere un padre, realizzai che non lo sarebbe mai stato.
Appena io e Brandon arrivammo all'evento, non persi tempo ad ammirare il luogo ne la sala principale. Per i miei gusti era tutto troppo. Sopratutto tutte quelle donne che non appena misi piede nella sala puntarono gli occhi su di me. Non sono presuntuoso, so solo di essere un bel ragazzo, so di avere un bel fisico, dovuto a tutti gli allenamenti ogni santo giorno, e so che buona parte delle donne non resistono agli occhi chiari. Ma non sono le donne il mio obiettivo di vita. Non mi interessa andare a letto con più donne possibili, non mi interessa la fama da playboy. Non mi interessa niente di tutto ciò. Con questo non dico che non abbia scopato con qualche donna nella mia vita, anzi, alcune ragazze ci sono state ma nessuna di loro è stata in grado di rubarmi il cuore. Ed è questo quello che voglio. Una donna per la vita. Un ragazza per cui perdere la testa , di cui innamorarmi ogni giorno sempre di più, una ragazza che possa essere la mia ancora e la mia speranza. Ma nel corso del tempo credo di essermi conto di aver fatto pagare più volte a tutte queste ragazze che ho avuto per una notte la colpa di non essere lei, di non essere l'unica ragazza che fino a quel momento ero mai stato in grado di amare.
«Brand, io vado al bar a prendere qualcosa da bere», non aspettai una sua risposta, probabilmente contrariata a questo mio atteggiamento e chiesi al barman un acqua tonica. Nonostante fosse passato del tempo non avevo ripreso a bere. La paura di perdere il controllo era sempre dietro l'angolo. E mentre sorseggiai il mio tristissimo bicchiere di acqua tonica la vidi entrare. Cazzo, era magnetica. Era semplicemente stupenda in quell'abito blu che le lasciava scoperto il decolte e quello spacco laterale che lasciava intravedere quelle gambe che nei sogni più profondi erano sempre poggiate sulle mie spalle e con la mia testa in mezzo, e con la mia lingua desiderosa di farle raggiungere il paradiso.
Scacciai quei pensieri dalla testa nel momento stesso in cui mi resi conto che ero gia duro, ma non tolsi gli occhi dalla sua figura. Non potevo, era un peccato non ammirare tale bellezza. E mi resi subito conto ceh non fui l'unico a pensalo nel moneto di cui vidi quel fottuto coglione avvicinarsi a lei. Cercai di trattenermi, sopratutto per evitare di pestarlo a sangue per quello che era successo.
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Quello che non ti ho mai detto
ChickLit"Maybe you weren't the one for me, But deep down I wanted you to be". Madison Hill è cresciuta a Stevenage, una cittadina dell'Inghilterra non molto distante da Londra. Ha appena terminato gli studi di ingegneria meccanica ad una delle migliori un...