Capitolo 37 (Arthur)

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«Ok, cosa ci siamo persi?! ». Appena sentii la voce di Max ci staccammo dal nostro abbraccio. Non c'erano stati baci né palpate, nulla di sensuale o allusivo al sesso. Sfortunatamente, direi. Solo due persone che si abbracciano e che non potevano farne a meno. Le tenni la mano, stretta stretta, non l'avrei persa. Era quello che aveva notato Max e non solo lui, anche Liv ed Eddy.
«Niente di ché... »
«Beh, su questo ci sarebbe da discutere... » disse Liv indicando con un cenno della testa le nostre mani intrecciate. Mad abbassò lo sguardo arrossando. Per lei era strano, ma per me sembrava del tutto normale. Finalmente, avevo detto alla ragazza che amavo fin da bambino i miei sentimenti e l'avrei urlato al mondo.
«Finalmente, amico» disse Eddy dandomi una pacca sulla spalla. «Da quando lo conosco non fa altro che parlare di questo momento e finalmente hai fatto centro». Giuro che l'avrei preso per il bavero e l'avrei preso a botte. Non sembrare un sottone di prima categoria, ma se avesse significato avere Mad sarei stato sotto mille treni per lei.
Mad si mise a ridere. Le comparì un sorriso stupido sulle labbra. «Scusa?»
«Sono serio. Mi sembrava di conoscerti anche prima di incontrarti tanto che ci parlava di te!».
«Ah, davvero?» chiese ironica guardandomi. Si, era vero. Avevo parlato di lei per la prima volta durante una serata che avevamo passato tutti e tre insieme dopo una nostra gara. I miei amici erano un pò alticci e io ero fatto, di brutto. Avevo fumato non so quanta erba per dimenticare la gara che c'era stata nel pomeriggio. Ero arrivato solamente quarto. Quarto. Quarto significava essere escluso dalla possibilità di un investimento degli sponsor. Quarto significa dire addio al sogno. Durante la serata alcune ragazze ci si erano avvicinate. E una tra loro assomigliava così tanto a Maddie che persi la testa. La feci sedere sulle mie gambe e dammo il via a un bello spettacolo di baci e movenze per i quali i miei amici esultarono. Tenendola stretto e baciandola nulla sembrava giusto però.

«Andiamo in bagno?» mi sussurrò all'orecchio con una voce sensuale. E per quanta voglia avessi di scopare le dissi «No».

Lei mi guardò sconvolta e si staccò chiedendomi spiegazioni. Le dissi semplicemente : «Tu non sei lei». E i miei amici, che avevano sentito, mi chiesero di chi stessi parlando.
«Eddy, tappati quella cazzo di bocca».

Il mio portafortuna mi sorrise e si strinse a me mentre camminammo tutti per tornare all'hotel. Ero felice, dopo tanto tempo.

Appena tornati in hotel ci dirigemmo tutti nelle nostre camere. Accompagnai Mad fino alla sua camera e aspettai che mi invitasse. Dio se volevo entrare dentro quella camera, baciarla, spogliarla, ammirarla, amarla. Ma per lei poteva essere troppo. Non sapevo nemmeno cosa provasse per me. Ma sapevo che quei baci li aveva sentiti. Ogni suo gemito era stato una melodia che non mi sarei mai stancato di ascoltare. Poi il suo corpo, dio. Avrei baciato ogni minima parte in modo che capisse la sua bellezza. Ma anche perché mi faceva impazzire. E quel vestito che aveva addosso, con il quale si era presentata davanti alla mia porta, era una cazzo di tentazione.

«Arth?». Mi risvegliai dai miei pensieri e la guardai

«Si? Hai detto qualcosa?»

«Ho solo detto "Buonanotte"». Ok, sogni infranti. Non mi avrebbe fatto entrare. Ma mi andava bene. Avrei aspettato fino a quando non fosse stata pronta.

«Buonanotte, Mad». La baciai succhiando il suo labbro inferiore e assaporando quelle labbra bellissime.

Aspettai che entrasse e poi mi diressi in camera mia.

Cazzo, che svolta aveva avuto quella giornata. In poche ore avevo ciò che avevo sempre desiderato. Mi buttai sul letto con un sorriso sulle labbra ma sempre duro. Come mi eccitava quella ragazza, mai nessuna. Chiamai la reception per ordinare una vaschetta di gelato da mangiare prima della mia ennesima sigaretta della giornata.

Improvvisamente sentii bussare alla porta. Mi alzai controvoglia e non appena aprii la vidi.

«Mi daresti una mano a togliere il vestito?» mi chiese girandosi per poter farmi vedere la cerniera. E io mi concentrai sul suo fantastico culo enfatizzato da quel vestito nero.

«Si, c-certo». Entrò nella stanza e rimase di spalle. Chiusi la porta e mi avvicinai a lei. Il suo profumo, che per tutta la sera mi aveva fatto perdere la testa, mi fece ancora una volta impazzire.

«Mad...». La abbracciai da dietro spingendo la sua chiesa contro il mio petto. Appoggiò la testa sulla mia spalla e l'ammarai. «Non voglio che ti senta obbligata a far nulla, Maddie».

Lei si girò e poggiò le braccia intorno al mio collo. «Deduco che tu non voglia aiutarmi... va beh, andrò a chiedere a Ed-».

«Fanculo» e la baciai. Non ne avrei mai avuto abbastanza. Mi faceva perdere la testa ogni volta. La feci girare e le abbassai la cerniera dell'abito ma non glielo tolsi. Non volevo evitare di procedere troppo velocemente. Ma era una tentazione troppo forte per non fare nulla.

«Sai.. stavo pensando che...» disse mentre scesi a baciarle il collo dolcemente, assaporando ogni singolo momento il cui le mie labbra toccavano le sue labbra. «...che non mi sono ancora fatto perdonare per come mi son comportato oggi...».

«E che.. avevi in mente?» mi chiese in affanno. Lo stava adorando come me.

«Un'idea ce l'ho ma se è troppo fermami. Ok?» dissi fermandomi e prendendole il viso tra le mani.

«Ok, Arth» disse dandomi un veloce bacio a stampo. «Mi fido di te»

E non ebbi bisogno di sentire altro.

La feci appoggiare delicatamente sul letto. E mi posizionai tra le sue gambe. Le fece alzare la testa prendendola dal mento. «Devastante».

«Cosa?»

«Il tuo sguardo... devastante». La baciai ancora e ancora e me ne beai.

Mi abbassai e incomincia a toglierle le scarpe passando le mie mani delicatamente sulle sue gambe. Una volta tolte continuai a baciarle ogni singolo centimetro.

«Arth... ti prego»

«Cosa, piccola?» continuai e le alzai il vestito suoi suoi fianchi. E con mia grande sorpresa vidi delle mutandine di Victoria Secret. Sorrisi e ripensai a quanto ero stato fuori luogo nel fare quella battuta. «Molto belle, mi piacciono».

«Qualcuno me le ha consigliate...».

«Ma mi piacerebbero molto di più arrotolate sul pavimento». Incomincia ad abbassargliele delicatamente guardandola negli occhi per evitare di fare qualche passo falso e per cercare la sua approvazione. Tolte e buttate sul pavimento mi avvicinai per cominciare a baciare l'interno coscia fino alle porte del mio paradiso personale. Lei arrosii e si portò le mani al volto.

«Non nasconderti. Non ne hai bisogno. Sei bellissima». La assicurai e incomincia ad assaporarla. Il suo sapore era qualcosa di delizioso, qualcosa di cui, una volta provato, non potevo più farne a meno.

«Oddio, Arth è...». I suoi gemiti risuonavano nella stanza mentre con la lingua varcavo il confine della sua intimità. «...bellissimo. Ti prego, non ti fermare».

«Non ne ho intenzione, piccola». Continuai fino a quando decisi di penetrarla con due dita. Tirò la testa indietro beandosi della sensazione e io beandomi di lei e del suo sapore.

«Potrei stare qui, tra le tue gambe, per ore»

«Arth». La sua voce. Dio, la sua voce. Il mio nome pronunciato da lei con quella voce ansimante mi entrò dentro l'anima e mi fece tramare. E pronunciando il suo nome venne.

Si lasciò andare sul letto. «Sei bravo». Mi sdraiai accanto a lei e mi guardò estasiata.

«Sei una gioia per l'ego di un uomo» le dissi ridendo.

Si girò verso di me e posò la testa sul mio petto. Le diedi un bacio sulla fronte e bussarono alla porta.

«Chi è?» chiese Mad nascondendosi subito sotto le coperte.

«Tranquilla, solo il servizio in camera ».

Presi il gelato dal cameriere e ritornai a posizionarmi sul letto per mangiarlo insieme a Maddie e vidi la sua esitazione.

«è solo un pò di gelato, Mad. Fammi compagnia...»

Prese un cucchiaio e se lo gusto gemendo. E cazzo, divenni ancora più duro.

Quello che non ti ho mai dettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora