Capitolo 13

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Non ero mai stata a Winchester, se non una volta con i miei genitori e Charles. L'unica cosa che avevamo visto era la cattedrale, davvero stupenda, e dopo quella visita riuscii a convincere i miei ad andare allo zoo. Non era stata una giornata tanto brutta. Era uno dei pochi weekend in cui i miei non dovevano lavorare e siamo andati tutti in un posto per passare del tempo assieme.
Del resto però dalla poche parole che scambiai con Arthur durante il viaggio, il circuito di motocross non era molto vicino al centro, anzi era abbastanza distante. Questo implicava che sarei dovuta rimanere tutto il tempo al circuito o in hotel.
Come Arthur aveva detto, arrivammo in centro città e parcheggiò la sua moto davanti a un negozio di abbigliamento. Appena entrammo le nostre strade si divisero.
Feci due conti per capire quante cose avrei dovuto comprare. Andai nel reparto intimo e chiesi aiuto a una commessa, successivamente andai nel reparto abbigliamento dove presi dei jeans, qualche maglietta e due vestiti: avrei dovuto comprare solo le cose necessarie per questo fine settimana, ma alcune cose erano davvero belle che non potei rinunciare a non prenderle.
Avviandomi verso la cassa vidi Arthur venire in contro a me e ispezionare tutto ciò che tenevo tra le mani.
«Hai preso un vestito da sera?» chiese, indicando con la testa i vestiti tra le mie braccia. Buttai uno sguardo su i vestiti che teneva lui tra le braccia e notai qualche semplice maglietta bianca, un paio di jeans strappati in corrispondenza delle ginocchia e un felpa nera che aveva una scritta verde sul retro ma impossibile da leggere.
«A cosa mi servirebbe, scusa?» chiesi. Un vestito da sera mi sembrava abbastanza inutile. Saremmo stati solo al circuito e i vestiti eleganti erano inutili per quell'ambiente.
«Domani sera c'è una cena con i miei capi e i miei colleghi e ho chiesto di aggiungere un posto per te...».
Rimasi scioccata. «Spero tu stia scherzando!». Ci mancava solo questa. Già non conoscevo il nuovo Arthur in più una cena con i suoi capi sarebbe stata troppo.
«Sono serio. Lascia le cose a me a vai a cercare - vedendo la mia riluttanza aggiunse ridendo - Muoviti! non abbiamo tempo da perdere!».
Lasciai i vestiti sul bancone della cassa, corsi fino al reparto abiti eleganti e ispezionai qualche vestito e uno attirò il mio sguardo. Una abito corto nero, con le spalline davvero sottili, quasi impercettibili, abbastanza aderente. Pensandoci bene non era un abito adatto a una cena formale. Però, decisi di prenderlo ugualmente. Non lo avrei mai indossato per uscire perché ero ancora troppo insicura sul mio nuovo corpo. Magari più avanti le cose sarebbero cambiate.
Per la serata decisi di prendere un abito blu navy che aderiva perfettamente al busto mentre la gonna era libera, in modo che non accentuasse le curve del mio corpo. Per le scarpe optai per dei tacchi semplici neri e, passando per il reparto accessori, presi una borsa nera che si abbinava perfettamente con le scarpe.
Sandra Hill, mia mamma, mi aveva insegnato il buon gusto e come abbinare i diversi colori per un look perfetto. Grazie mamma!
Andando verso la cassa passai per il reparto cosmetici e presi qualcosa, visto che la trousse nella mia borsa non aveva tutto l'occorrente per una serata importante.

Arrivai in cassa e Arthur spalancò gli occhi. Avevo preso troppa roba?
«Avevo detto un abito elegante non un guardaroba intero per prepararsi a tutte le serate della Fashion Week, stile Rose di Titanic!» disse scioccato.
«E scusa, tu saresti Jack?» dissi superandolo e riprendendo i vestiti che avevo appoggiato prima sul bancone della cassa.
«Ho un non so che di Leonardo Di Caprio, ammettilo» disse spavaldo.
«Credici... ». Arthur portò la mano al cuore fingendo di essere stato ferito e non potei far a meno di ridere per la reazione scioccata della signora affianco a noi che guardava Arthur e non capiva se stesse fingendo o meno. Poi si avvicinò a me. «Spero che tra tutta questa roba ci siano delle mutandine di Victoria's Secret», mi sussurrò all'orecchio e spalancai gli occhi. Subito un milione di farfalle si risvegliarono li sotto. Mi aveva detto veramente una cosa del genere. Nella mia testa si proiettarono delle immagini assolutamente poco caste di me e lui e un paio di mutandine buttate sul pavimento di una camera d'hotel.

Quello che non ti ho mai dettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora