Un'altro giorno di scuola come tutti gli altri. Solita routine e solite lezioni del mercoledì. Non avevo dormito molto perché continuai tutto il tempo a pensare a quello che era successo con Archie. Avevo sbagliato a perdonarlo? Se lo avesse rifatto? Mille domande mi passavano per la mente con in un vortice così forte da farmi venire mal di testa.
Per tutte le ore prima di pranzo non avevo seguito granché le lezioni e per la maggior parte del tempo restai sul banco a giocherellare con la penna.
«Si può sapere che hai? Mi preoccupi... ». Eve era seduta di fronte a me al nostro tavolo appartato in mensa. Non le avevo ancora detto nulla perché so che in qualche modo avrebbe potuto raccontare a mio fratello, il quale avrebbe subito ammazzato Archie. Si era scusato ed era stato sincero, lo avevo capito. Quindi non sarebbe servito farlo sapere a Charles.
«Tu, invece? Perché sorridi da stamattina?». Anche se ero persa nel mio mondo avevo notato la felicità della mia migliore amica.
«Sono entrata nell'accademia di moda!»
«Oddio, scherzi?». Mi ritornò subito il buonumore.
«Ti pare possa scherzare su una roba del genere?». Mi alzai e mi diressi verso di lei per abbracciarla. Notai che alcuni ragazzi ci guardarono non capendo cosa stesse succedendo. Succedeva che la mia migliore amica stava inseguendo il suo sogno.
«Ho ricevuto una mail questa mattina ma non te l'ho detto prima perché eri un po' giù... non ti chiederò ancora cosa è successo, perché so che quando ti sentirai pronta me ne parlerai». Lei mi capiva. Mi conosceva e sapeva cosa frullava nella mia testa. L'abbracciai ancora e tornai a sedermi al mio posto.
«Guarda un po' chi si rivede... ». Alzai lo sguardo e rimasi senza parole: Max ed Eddy erano lì di fronte a me. Mi alzai subito ad andai ad abbracciarli e loro mi stamparono un bacio sulla guancia. Fu una sorpresa enorme vederli a scuola, e non potei negare che mi fece molto piacere. Max ed Eddy erano dei bei ragazzi, era innegabile. Per questo tutte le ragazze della scuola continuavano a guardarci.
«Cosa ci fate qui?»
«Arthur ci ha parlato della festa che c'è qui a Stevenage e noi non avevamo nulla da fare... » rispose Edward.«Parla per te. Io avevo una bella partita del Manchester da andare a vedere, ma quella pazza di mia sorella mi ha fottuto i biglietti» disse Max.
«Scusalo. Il bambino non ha dormito abbastanza» disse Eddy facendo quelle tipiche carezze che si fanno ai bambini a Max.
«Credevo che Arthur venisse a Winchester domani... »
«Infatti. Ci fermiamo a dormire a casa sua e domani torniamo tutti insieme al circuito. A proposito di Arthur, sai dove sta?»
«Non ne ho idea... » dissi con il tono più amaro possibile. Dovunque fosse non erano affari miei. Presentai i ragazzi ad Eve, la quale non credeva ai suoi occhi.
«Vieni con noi stasera?« chiese improvvisamente Eddy. Lo guardai confusa.
«Arthur ci ha detto che ci porta in città stasera per la fiera... o una roba del genere. Credevamo ci fossi anche tu» mi spiegò Max. Perché avrei dovuto.
«No... non mi ha invitata...»
«Ti invitiamo noi! Sei sempre invitata, ormai fai parte del gruppo». Max aveva un sorriso stampato in volto che contagiò anche me. Era bello avere degli amici sinceri come loro.
«E non accettiamo un no come risposta... » continuò Eddy vedendo la mia espressione un po' dubbiosa.
Le lezioni finirono e tornai a casa accompagnata da Eve che per tutto il viaggio non faceva che parlarmi di quanto fossero belli Max e Edward. Ma non le piaceva Jack? Certo, Jack era carino ma nulla in confronto ai due piloti.
«Ehi... ». Appena varcai la porta di casa, mi stupii di vedere Arch. Aveva gli occhi rossi come se la sera prima avesse bevuto e delle occhiaie nere molto marcate. Cosa era successo?
«Ehi, che ci fai qui?» dissi avvicinandomi.
«Volevo vederti... ». Non stava bene, gli si leggeva in faccia. Continuai ad avvicinarmi lentamente finché non arrivai a lui. Presi il suo viso tra le mani, lo guardai negli occhi e vidi delusione.
«Cosa è successo?» chiesi calma e prendendogli la mano. Lui mi stupì, come anch'io rimasi colpita dal mio gesto. Se fossi stata una persona intelligente dopo la serata del giorno prima avrei smesso di avere contatti con lui. Ma le scuse e il dispiacere nei suoi occhi mi avevano fatto capire che non avrebbe voluto mai farmi del male.
«Ieri sera... dopo che siamo usciti... sono tornato a casa e ho bevuto un po'... Mi dispiace, Madison. Non volevo... ». Lo interruppi dandogli un bacio. Lui si irrigidì e non poggiò nemmeno le mani suoi miei fianchi; per questo motivo gliele presi e le posizionai al loro posto. Aveva paura di toccarmi. Ecco, gesti come quello mi avevano fatto capire che gli dispiaceva. Il suo telefono squillò, si staccò da me sorridendomi.
«Si... si, ho capito. Arrivo». Rimise il telefono in giacca e mi diede un bacio rapido e fugace.
«Scusa, mi padre ha bisogno di me... ». Corse via lasciandomi lì, un po' più serena.
Andai in camera mia e mi misi a fare i compiti. Un giornata un po' strana. L'arrivo di Max ed Eddy mi aveva fatto molto piacere e avrei voluto passare del tempo con loro. Archie era venuto a casa mia per scusarsi ancora una volta anche se non c'è ne era bisogno e capii che ci teneva veramente.
Improvvisamente il mio cellulare squillò. Max. «Ehi, Maddie. Sei a casa?»
«Ehm... si. Perché?»
«Stiamo venendo lì». Max chiuse la chiamava e io mi bloccai. Cosa?! Non mi dispiaceva che sarebbero venuti, anzi. Ma ero sicurissima che sarebbero stati accompagnati da Arthur, il quale non si era neanche degnato di venirsi a scusare dopo che si era comportato come uno stronzo. Se sarebbe venuto anche lui, probabilmente non mi sarei mai goduta la presenza di Eddy e Max.
Misi a posto i libri che avevo tirato fuori qualche ora prima e scesi ad aprire la porta subito dopo che suonarono al campanello.
«Dio santo! La casa di Raynard è bella ma è una bettola in confronto a questa!». Sorrisi a Max che mi diede un bacio sulla guancia, seguito da Eddy e Arthur che non mi degnò nemmeno di un saluto o uno sguardo. Cafone.
«Allora, Arthur ci ha detto che c'è una sala cinema...» disse con occhi sognati Eddy.
Mi misi a ridere. «Per questo siete venuti?»
«Certo, che credi?!». Sferrai un pugno sulla spalla a Max e lui si mise a ridere.
«È la terza porta a sinistra. Prendo qualcosa da mangiare e arrivo». Annuirono e se ne andarono verso dove gli avevo indicato. Tutti, tranne Arthur.
«Madison...»
«Non voglio ascoltarti...»
«Mi dispiace per l'altro giorno e solo che... »
«Credi che non sia stato imbarazzante anche per me. Non so cosa avremmo fatto se tua mamma non ci avesse interrotti». Invece, lo sapevo benissimo. Ma la cosa che più mi faceva andare sulle furie è che io non volevo che sua madre ci interrompesse.
Continuai a parlare. «Ho un ragazzo, Arthur. Uno che ci tiene a me. Sono stata una stupida ad averti quasi baciato. Ma ciò non giustifica il fatto che tu sia comportato da stronzo subito dopo. L'ho capito! Non volevi baciarmi. Ma non c'era bisogno di fare il bambino offeso! ». Ero rossa dalla rabbia. Mi faceva innervosire solo guardarlo. E chiamai Archie come il "mio ragazzo". Ma lo feci solo per sottolineare il fatto che stavamo per fare qualcosa di assolutamente sbagliato e irrispettoso. Non consideravo Archie il mio ragazzo, era davvero presto. Ma ci stavamo frequentando e questo implicava il mio rispetto. Non che fosse una regola scritta. Ma non sarei mai stata con un altro avendo già una situazione in ballo.
Si avvicinò a me, sempre di più. «Credi, davvero sia per quello che mi sono comportato così?».
«Dimmelo tu» dissi guardandolo dritto negli occhi.«No, Maddie... Non era perché non ti volevo baciare, anzi... io...»
«Muovetevi, che non sopporto più Max!» Eddy ci interruppe.
Arthur seguì il suo amico lasciandomi lì. Anzi. Voleva baciarmi. E io avrei voluto lo facesse davvero. E mi odiavo per questo. Ma se credeva che la questione era risolta si sbagliava di grosso. Presi qualche sacchetto di patatine dallo scaffale e qualche bibita e andai anch'io in sala cinema. Non la usavamo molto perché alla fine non c'era mai nessuno in questa casa con cui guardare un film. La usava di più Charles quando invitava i suoi amici, ma da quando era andato a Londra non ci passava più molto tempo.
«Sei un angelo!» disse Max prendendo al volo il pacchetto di patatine che gli lanciai. Passai poi una bibita a Eddy e lasciai sul bancone il resto delle cose che avevo preso. Se Arthur avesse voluto qualcosa, si sarebbe alzato. Lo guardai e capii subito che aveva capito, ma non si alzò. Rimase lì con uno sguardo serio, e direi incazzato, a fissare lo schermo di fronte a sé ancora spento.
«Arthur ci ha detto che hai preso la patente?». Ma Arthur non sa farsi i fatti suoi? Parlavano solo di me?
«Già...». I ragazzi capirono che non ero di buon umore e scelsero un film a caso da vedere. Il film durò più di un'ora e verso la fine me ne andai avvisandoli che me ne stavo andando in camera mia per cambiarmi. Il mio cellulare squillò e risposi senza vedere chi fosse.
«Ehi bellissima, scusami per oggi. Mio padre aveva un urgente bisogno di alcuni documenti che avevo io e glieli dovevo portare... tu invece, studi?»
«Ehm... in realtà no. Sono con degli amici».
«Eve?». Archie Nolan mi conosceva abbastanza da sapere che di amici avevo solo Eve, ma da un po' di tempo non era più così. C'erano Max ed Eddy e, anche se in quel momento avrei voluto lasciargli qualche ciabatta, c'era anche Arthur.
«Ehm... no. Sono alcuni amici che ho conosciuto a Winchester». Non serviva che sapesse altro. Se gli avessi raccontato che erano i migliori amici di Arthur e che c'era anche lui in casa, come minimo sarebbe arrivato lì e lo avrebbe preso a pugni. Non gli piaceva, questo me lo aveva detto. Ma avrei voluto sapere molto di più, però quello non era il momento adatto.
«Sono felice che tu abbia nuovi amici. Quindi deduco che stasera hai da fare... Menomale, almeno non avrei dovuto infrangere una delle regole di tuo fratello visto che dobbiamo uscire... non ricordo quale però» disse ridendo.
«Credo fosse la 3...» dissi contagiata dalla sua risata. Erano belli quei momenti di spensieratezza e una parte di me non riusciva a capacitarsi del suo comportamento della sera prima. Ma avevamo risolto e non c'era bisogno di scervellarsi troppo.Chiusi la chiamata e mi vestiti velocemente, legando i capelli in una cosa alta e tirata. Optai per un paio di jeans neri, una camicia bianca e un blazer nero. Ai piedi infilai delle décolleté con un tacco non troppo alto e misi tutto l'occorrente nella borsa.
«Ehm, sei pronta?» disse Arthur davanti alla mia porta. Non gli risposi e lo superai dirigendomi verso le scale.
«Ti comporterai sempre così d'ora in poi?» disse incazzato facendomi bloccare in mezzo al corridoio.
«Finché mi dirai solo mezze verità, sì!» dissi voltandomi. Mi guardò intensamente e mi persi nei suoi occhi. Come era possibile che mi succedeva ogni volta. Arthur Raynard aveva la capacità di farmi perdere la testa in pochi secondi con un solo fottuto sguardo che mi lasciava senza parole. Da piccola non ci facevo caso, invidiavo solo i suoi occhi verdi e desideravo averli anch'io, come mio padre e mio fratello; mi toccarono invece i semplici occhi azzurri di mamma. Crescendo, e soprattutto in momenti come quello, quegli occhi erano una possibilità di dimenticarmi di ciò che mi stesse succedendo intorno.
«Maddie, Art... le cose da piccioncini le fate un'altra volta!» disse Eddy. Lui mi superò e io lo seguii verso le scale. Mi toccava passare una serata d'inferno.
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Quello che non ti ho mai detto
ChickLit"Maybe you weren't the one for me, But deep down I wanted you to be". Madison Hill è cresciuta a Stevenage, una cittadina dell'Inghilterra non molto distante da Londra. Ha appena terminato gli studi di ingegneria meccanica ad una delle migliori un...