Capitolo 48

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E ancora una volta, con il suo arrivo, tutto era cambiato.

Mi riportò a casa. Non ci dicemmo più nulla. Nemmeno una parola. Scesi dalla moto di corso, non lo salutai nemmeno e tornai a rifugiarmi nelle mie quattro mura. La mia famiglia aveva organizzato una piccola commemorazione per ricordare nonna. Ogni persona che avesse voluto avrebbe potuto lasciare un pensiero scritto in modo da salutarla. Tutti i pensieri sarebbero entrati all'interno di una cassetta che avremmo seppellito insieme a lei. Sapevo che erano tutti in giardino a fare questo e decisi di passare prima nella mia stanza a sistemarmi.

Corsi in bagno e mi guardai allo specchio. Il viso sfatto, il trucco rovinato e gli occhi rossi dalle lacrime.

Dio, ma che avevo in testa?

L'avevo baciato.

L'avevo baciato e non me ne pentivo. L'avrei rifatto, altre mille volte. Ma lui era andato avanti.

L'avevo fatto anch'io. Avevo avuto un ragazzo durante il mio secondo anno a Oxford. Liam.

Era dolce, gentile e premuroso. Tutto quello che si poteva desiderare in un ragazzo. Ci conoscemmo il primo giorno delle lezioni e mi accorsi subito del suo accetto diverso. Era americano, appena trasferito dalla Brown. Aveva anche lui il sogno di studiare nel college inglese più rinomato e seguì il suo sogno. Gli feci conoscere i miei amici e formammo un bel gruppo. E col passare del tempo, quando il ricordo di Arthur diventava sempre più sbiadito, mi accorsi che forse Liam era il ragazzo giusto. Uscimmo insieme molte molte prima del nostro primo bacio, e molte altre prima della nostra prima volta. Gli feci conoscere Nonna May, che non era mai stata contraria, ma nemmeno entusiasta e tutto il resto della mia famiglia. Charles lo adorava. Per quanto ne sapevo, si sentivano ancora. Era stato importante per me, lo era stato davvero. Ma non era lui. E non potevo continuare a illudere entrambi.

Dopo la nostra rottura, Liam tornò alla Brown ma ci continuammo a scrivere. Mi aveva scritto anche appena aveva saputo di nonna e si dispiaceva per non essere riuscito a venire. Ci teneva ad esserci, mi aveva scritto così. Ma aveva un esame importante da sostenere.

Ero uscita con altri ragazzi, ma con nessuno di loro avevo provato qualcosa di più di una semplice attrazione.

In cuor mio sapevo che non avrei mai dimenticato l'amore che avevo provato. Quell'amore che non sarebbe mai svanito.

Per quanto sapessi che avrei trovato un altro ragazzo nella mia vita che sarebbe diventato mio marito e il padre dei miei figli, avrei conservato per sempre il ricordo del mio primo amore.

Il mio primo amore che però durante gli ultimi cinque anni era riuscito ad andare avanti e anche splendidamente.

Dopo, aver ripreso a fatica, era diventato campione di motocross due anni di seguito. Viveva in America e a quanto pareva aveva pure una ragazza a fargli compagnia. Non che mi aspettassi diversamente.

Sapevo tutto grazie ai miei genitori. Lo aveva intervistano molte volte negli anni passati e ogni volta mi raccontavano di come lo vedevano e le loro parole non gli rendevano giustizia.

Era bellissimo. Più bello di quanto lo fosse mai stato. Aveva messo su molti più muscoli, la mascella era accentuata e quel leggero filo di barba gli stava da dio. Era un uomo, fatto e finito.

Ma quegli occhi, erano ancora quelli che mi avevano giurato di esserci sempre per me.

Cosi tanto avrei voluto condividere con lui in quegli anni in cui eravamo stati distanti. La mia laurea, il mio nuovo lavoro come ingegnere meccanico e altre cose prima, come la mia ammissione ad Oxford pochi mesi dopo che mi lasciò; la mia prima volta al campus da studentessa. Ecco, quello era stato anche uno dei momenti in cui avrei voluto urlargli contro. La prima cosa che feci quel giorno, non era stata ammirare quello che avevo difronte a me, non era stato conoscere i miei nuovi compagni, non era stato chiamare i miei.

Quello che non ti ho mai dettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora