Arthur sarebbe stato un padre fantastico. Era così carino con Tommy e scommetto che lo sarebbe stato con qualsiasi bambino. Anche quando eravamo arrivati al circuito tra al marea di gente che c'era a circondarlo c'erano anche dei bambini. Si era chinato alla loro altezza e aveva scambiato qualche parolina con loro prima di fare gli autografi e qualche foto. Mentre uscivamo dal circuito, Arthur teneva in braccio il piccolo bimbo che continuava a cercare di tirargli i capelli mori. Erano dolci e spensierati. Ogni tanto vedevo che Arthur mi guardava e io distoglievo subito lo sguardo concentrandomi sulle parole che Liv mi stava dicendo ma a cui non avevo fatto minima attenzione.
«Non ti dispiace se Thomas starà con noi sulle tribune domani?». Era una domanda abbastanza stupida.
«Certo che no. Non c'è assolutamente problema» dissi sorridendole. Capivo il suo timore, ma non ero quel tipo di persona. Nonostante ci conoscessimo da poco tempo, non avrei mai messo a repentaglio la nostra amicizia per una cosa così banale. Aveva un figlio, sì. Ma non era assolutamente un problema.
«Sto io con Tommy. Tu va pure!». Adam si bloccò all'altezza delle macchina di Arthur nel mezzo del parcheggio mezzo vuoto. La maggior parte degli spettatori era già andata via subito dopo le prove mentre altri erano restati lì per le interviste e per lasciarsi andare nelle caffetterie. Era un bel luogo per ritrovarsi. Guardare un po' di sport, prendersi un gelato e passare del tempo insieme.
«Sicuro?». Liv era incerta a lasciare suo figlio. Era logico. Lei si andava a divertire con i suoi amici mentre il suo ragazzo restava in hotel a prendersi cura di loro figlio. Ma ad Adam sembrava non pesare affatto. Si vedeva che era un padre davvero premuroso.
Adam prese il piccolo Tommy, che non voleva staccarsi dalle braccia di Arthur, e dopo aver salutato tutti, andò verso la sua macchina lasciando il circuito.
«Come ci organizziamo?». Eddy era stanco. Glielo si leggeva negli occhi. Anche Arthur lo era. Avevano fatto molti giri e prima di salire avevano fatto un po' di attività fisica, come fare dei pesi o passarsi il pallone da a calcio a vicenda. Dovevo ammettere che erano piuttosto bravi. Se la loro carriera da piloti non fosse decollata, avrebbero avuto un futuro come calciatori.
«Ehm, andiamo in hotel, ci cambiamo velocemente, andiamo a cenare e subito dopo andiamo in un locale. Ci sta?». Max era troppo eccitato, come avesse bevuto tre Red Bull l'una dopo l'altra senza sosta. Come faceva? Anche io e Liv, che non avevamo fatto nulla se non parlare, eravamo stanche. Stare sotto il sole, anche se non sembrava, ci aveva sfinite.
Tutti acconsentimmo all'idea di Max e salimmo sull'auto di Arthur. Appena io, Liv e Max ci sedemmo dietro notai dallo specchietto retrovisore che Arthur mi guardò male, ma allo stesso tempo curioso. Non dico che ero incazzata con lui, però mi infastidita il fatto che mi avesse mentito. E se non mi aveva mentito e la ragazza in questione era un'altra? No, non poteva essere così. Avevo notato come la guardava, come la seguiva con lo sguardo. Era lei. Doveva essere lei.
Arrivammo in hotel e per mia sorpresa a me e ad Arthur furono assegnate le stesse camere della settimana prima. Entrai in camera e cercai di trovare nello zaino qualcosa da poter mettere per andare nel locale. Il mio sguardo fu colpito dal vestito nero che avevo comprato esattamente la settimana prima a Winchester con Arthur. Non so per quale motivo decisi di infilarlo dentro lo zaino ma una parte di me mi diceva di indossarlo.
Andai a farmi un a doccia veloce, asciugai velocemente i capelli e infilati il vestito subito dopo essermi truccata cercando di enfatizzare il più possibile i miei occhi. Il vestito era bello e mi stava bene, ma non era forse un po' troppo? Sembrava troppo. Decisi di cambiarlo ma il mio cellulare in carica sul comodino vibrò all'arrivo di un messaggio da parte di Arthur.Appena sei pronta puoi venire in camera mia. Ti devo parlare
Mi voleva dire altre bugie? O magari voleva dirmi la verità? O forse ero io troppo paranoica. Perché mi interessava tanto la sua vita amorosa? Avrebbe potuto frequentare tutte le ragazze di questo mondo ma c'era sempre qualcosa che a me non andava. Non mi era mai capitato di sentirmi così, delusa forse. Misi le scarpe nero con il tacco non troppo alto e dopo aver preso la borsa uscii dalla mia camera per andare alla sua. Alla fine decisi di tenere quel vestito. Avevo bisogno di sicurezza e quel vestito me la dava completamente. Appena aprì la porta, entrambi rimanemmo a bocca aperta. Lui era dannatamente perfetto. La camicia nera, con i primi bottoni non allacciati, gli aderiva al corpo mettendo in risalto i muscoli ma non da essere troppo aderente. Qualunque ragazza che lo avrebbe visto gli avrebbe sbavato dietro senza accorgersene, me compresa.
«Cazzo, Maddie... sei molto sexy». Avvampai all'istante. Rossa al pari di un pomodoro, biascicai un grazie e superai Arthur che, senza minimo pudore, mi osservò dalla testa ai piedi. Mi posizionai al mio posto, ovvero il suo letto, e lo osservai. Capivo l'effetto Raynard e ogni tanto mi sembrava di esserne succube. Era strano da dire ma ogni tanto credevo di essere innamorata di lui. Le cose che mi faceva provare, il solo fatto di restare nella stessa stanza mi mandava un altro mondo, per non parlare del quasi bacio che ci eravamo dati in piscina. Ma lui era il mio amico. Non avrei mai tradito la nostra amicizia per un pensiero così stupido. Non ero innamorata di lui. Ma dovevo ammettere che ogni tanto mi sentivo come se lo fossi.
«Di cosa mi volevi parlare?». Notai il suo sguardo cambiare direzione, dalle mie gambe lasciate scoperte dal vestito ai miei occhi, i quali cercavano sempre e disperatamente il contatto con i suoi smeraldi.
«Ehm... già... io. Volevo scusarmi per oggi, per averti abbandonata appena era arrivata Liv».
«Lo capisco, tranquillo... » dissi delusa. Era vero. Se avessi avuto anch'io una cotta per qualcuno non ci avrei pensato due volte ad andarmene via con lui. Ma era di Arthur che si trattava. Forse, io non lo avrei mai lasciato.
«In che senso?». Arthur venne a sedersi sul materasso accanto a me e, per sbaglio (forse) mi sfiorò la coscia con la sua mano. Continuò a guardarmi negli occhi mentre i miei erano fissi nel punto in cui lui mi toccò, momento in cui mi sembrò di essere in cima a un monte prima di cadere giù. Come era possibile provare tutte queste emozioni in così poco tempo? Come era possibile che lui mi facesse provare tutte queste emozioni?
«Ho visto come la guardavi... ».
«Credi sia lei la ragazza che mi piace?» disse deluso, come se avessi sbagliato completamente persona. Ok, una mia supposizione era andata a quel paese. Ma il mondo in cui la guardava anche quando era con Adam e Tommy era poco fraintendibile. Se non era perché l'amava doveva essere per un'altro motivo.
«Mi sbaglio?»
Mi interruppe avvicinandosi di più a me. «Non è lei».
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Quello che non ti ho mai detto
ChickLit"Maybe you weren't the one for me, But deep down I wanted you to be". Madison Hill è cresciuta a Stevenage, una cittadina dell'Inghilterra non molto distante da Londra. Ha appena terminato gli studi di ingegneria meccanica ad una delle migliori un...