Capitolo 24

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La mattina mi svegliai presto con ancora indosso la maglietta di Arthur, la quale tolsi velocemente e buttai nell'armadio. Prima o poi gliela avrei ridata. Forse. Ma aveva ancora il suo profumo che era così buono.

Ma quel giorno non avevo bisogno di distrazioni. Avevo l'esame della patente e non avrei permesso a nessuno di distrarmi del mio obbiettivo.
Mi vestii rapidamente e mi truccai un po', nonostante sapessi che il trucco sarebbe andato a quel paese prima dell'esame. Presi la mia roba e andai in pullman, sperando fosse l'ultima volta, da nonna e feci con lei colazione. Eveleen mi passò poi a prendere ed ci dirigemmo a scuola. Iniziò l'ennesima giornata come tutte le altre.
L'obbiettivo era quello di evitare in tutti i modi Arthur. Quello che aveva fatto il giorno prima mi aveva fatto veramente incazzare e se me lo fossi trovata davanti come minimo gli avrei dato uno schiaffo. Non raccontai nulla ad Eve del suo sbalzo d'umore o di quello che sarebbe potuto succedere in piscina. Forse non avrei dovuto rimanere delusa per la questione di Jack, visto che praticamente anch'io le stavo nascondendo una cosa importante. Quando eravamo piccole aveva sempre sospettato che io provassi qualcosa per Arthur, ma la verità era che io lo vedevo più come un fratello che come altro. Perdere lui, il mio amico, era quindi come perdere un fratello.

La giornata scolastica passò ed Eve mi accompagnò alla scuola di guida.
«Guida alla Dominic Toretto, mi raccomando! » disse la mia amica mentre scendevo dalla macchina.
Mi affacciai al finestrino. «Massimo alla Brian O'Conner. Ma se lo faccio, cosa di cui non sono assolutamente capace, mi bocciano e non mi va di continuare a prendere il pullman o farmi scarrozzare da te tutte le mattine». La mia amica si mise a ridere e se ne andò.
Un po' di ansia appena varcai la porta mi venne, ma imposi a me stessa di rimanere calma. Come avevo detto alla mia amica, prendere la patente era importante. Non volevo sempre dipendere da qualcuno, non che per gli altri fosse un problema. Mi piaceva fare i viaggi in auto con Eve o con Charles. Ma il mio continuo chiedergli di venirmi a prendere di qua e accompagnarmi di là era brutto per me, figuriamoci per loro.

***

Tornai a casa con il pullman per ricordare a me stessa che quella sarebbe stata l'ultima volta. Avevo preso la patente. Ero felice ma non troppo, sapevo che avrei potuto farcela. Amavo guidare, amavo i motori e non a caso volevo diventare un ingegnere meccanico per una casa automobilistica.
«Congratulazioni! ». Appena varcai la porta di casa fui accolta dalla mia famiglia che venne contro di me per abbracciarmi.
«Cosa ci fate a casa?» chiesi ai miei genitori. Era strano. A quell'ora sarebbero dovuti essere al lavoro, soprattutto in un giorno in mezzo alla settimana. Una parte di me avrebbe voluto anche mettersi a piangere per tutta la felicità che avevo in corpo. A quel paese la patente, i miei erano a casa per me.
«Tutto per la mia bambina... ». Mio padre fu il primo ad abbracciarmi seguito da mia madre e della nonna.
«Bravissima, tesoro»
«Grazie nonna»
«Dawson, dammi una mano». Mia mamma era andata a sistemare alcune cose per la casa e chiedeva l'aiuto di suo marito, il quale alzò gli occhi al cielo e sorridendo sinceramente andò in aiuto della moglie. Lo vidi abbracciarla da dietro e stamparle un bacio sulla guancia con lei che rideva. Un amore così...
«Congratulazioni, sorellina»
«Grazie, Charles» dissi abbracciandolo.
«Ho un regalo per te. Seguimi». Feci come mi disse e andammo verso la sala pranzo dove in piedi con un mazzo di fiori c'era Archie.
«Sono bravo a fare i regali... »
«Modesto, amico». Archie era bellissimo, lì con i suoi capelli biondi perfettamente pettinati e gli occhi azzurri che fissavano i miei. Indossava una camicia bianca e un paio di pantaloni neri eleganti che mi lasciarono senza fiato.
«Congratulazioni, Maddie» disse prima di baciarmi. Un bacio leggero in modo che non avremmo sentito Charlie lamentarsi. Presi i fiori tra le mani, e nonostante non mi piacessero le margherite, e fossi innamorata delle orchidee e dei tulipani, fui felice del pensiero.
«Credevo dovessimo uscire... »
«Infatti, ma i tuoi volevano farti questa sorpresa. Dimmi quando sei pronta che andiamo...».
«Si, vado a cambiarmi rapidamente e andiamo»
Lo salutai con un bacio a stampo e corsi di sopra per prepararmi. Optai per un vestito corto che metteva in risalto le curve del mio corpo ma che non fosse troppo sfrontato. Abbinai un paio di scarpe da tennis e mi sistemai il trucco con un po' di eye-liner e l'acconciatura con una coda alta. Scesi di nuovo e nonna May mi si parò davanti.
«Quando avevi intenzione di dirmelo che hai un ragazzo?! »
«Nonna... io...Non ho un ragazzo». Mi dispiaceva non averglielo detto ma volevo che procedesse tutto lentamente. Raccontarlo a nonna sarebbe stato con gridarlo per tutta la città. Anche se le volevo un mondo di bene, nonna non sapeva mantenere i segreti. Come quando mi vennero le mie prime mestruazioni a dodici anni. Nonna se lo era lasciato sfuggire parlando con una delle sue amiche, e il giono dopo a scuola lo sapevano tutti.
«Tranquilla. Sospettavo già qualcosa ma speravo di trattasse di Arthur... ».
«Speravi?». Le piaceva così tanto?
«È un bravo ragazzo e ci tiene a te... ». Si, come no. Avrei dovuto dirle del giorno prima e avrei visto come avrebbe cambiato subito opinione.
«Anche Archie tiene a me... »

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