Capitolo 17 (Arthur)

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Lei era con lui. Io con la mia sigaretta seduto sulla sedia in balcone.

A ognuno il suo.

Era una serata piacevole. Infatti non appena lei aveva abbandonato la mia stanza mi sedetti fuori con solo i pantaloni della tuta addosso a pensare.

Come avevo potuto lasciare Maddie nella mani di quel coglione?

Quel pomeriggio era devastata, con le lacrime che le scendevano e le incorniciavano il viso ma era comunque la più bella di tutte. E quando l'avevo abbraccia, dio. Sentire il suo corpo tra le mie braccia era qualcosa di impagabile. Avrei voluto rimanere così per sempre.

Strinsi tra le dita la catenina con la sua iniziale e pensai a tutto ciò che mi aveva confessato. Mi resi conto che la mia guerriera indossava ogni giorno un'armatura che desideravo così tano toglierle. Si dimostrava forte il più delle volte, ma era come un diamante. Pronta a rompersi in qualsiasi istante. E volevo tanto essere la sua custodia.

Per quanto lei pensasse che non potevo capirla, non era vero. Durante anni in cui lei veniva bullizzata per il suo aspetto, io ero accanto a lei. Vivevo con lei quelle situazioni. La vedevo rompersi ogni giorno di più. E non bastava difenderla contro tutte quelle cattiverie. Quelle parole le erano entrate dentro. Incominciai a notarlo a pranzo, quando chiese una semplice insalata. Lei, un'insalata? Mai nella vita. E avevo paura che quello fosse solo una minima parte di altre mille che non vedevo.

Negli anni dopo il nostro allentamento l'avevo sempre osservata da lontano. La vedevo nei corridoi, quelle poche volte che ero a scuola, e vedevo come cercava di nascondere il suo corpo con vestiti larghi o tenendo i libri davanti alla pancia. Guardavo anche i suoi profili social ma raramente erano foto sue, ma quelle poche erano salvate nella mia galleria in una cartella dedicata a lei, o meglio a noi. A tutte le nostre foto di quando eravamo piccoli che nonna May o Isla ci facevano sempre. Me lei era sempre con me, in ogni gara. Nonostante fosse lontana chilometri, il mio portafortuna era al mio fianco.

Avevo pensato che durante l'estate fosse riuscita a trovare un po' più di sicurezza in se stessa. Ed è bastato quel pezzo di merda per mandare tutto a monte. Non che lui le abbia detto qualcosa, che io sapessi, ma il solo fatto che adesso dimostrasse un interesse per lei mi faceva incazzare. Anche perché nel caso in cui l'avesse fatta soffrire, il coglione si sarebbe ritrovato sottoterra in una cassa in mogano. Ma volevo permettere a Maddie di essere felice, e se per essere felice aveva bisogno di lui al suo fianco, mi sarei fatto da parte, ancora una volta. Ma non l'avrei abbandonata. Non più, mi ripromisi.

Ma non potei far a meno di pensare che le avesse chiesto di uscire a causa mia. Si sarebbe davvero spinto così infondo? Era disposto a mettere Maddie in mezzo a causa della sua dannata invidia.

Il primo giorno di scuola dopo l'estate però mi resi conto che tutto era cambiato, e lei aveva ragione. Molti dei ragazzi cominciarono a guardarla e dovetti trattenermi più volte per evitare di spaccare la faccia a qualcuno. Come potevano solo in quel momento accorgersi di lei? Lei era sempre stata lì ma avevano tutti dei cazzi di paraocchi fatti di pregiudizi per rendersene conto. Con quei suoi bellissimi occhi, lei era sempre stata lì, e io l'avrei sempre notata tra tutte.

Buttai la sigaretta ormai finita e ne riaccesi subito un'altra. Mi dovevo calmare, cazzo. Ma era impossibile. Chissà di cosa stavano parlando, se lui si era spinto più avanti, se lei glielo avesse permesso.

E per quanto sapessi che Archie Nolan voleva essere al mio posto, per una volta io volevo essere al suo. Volevo essere io quello che l'avrebbe portata fuori a cena, che le avrebbe portato un bel mazzo di fiori e le avrebbe augurato una buona notte con un bel bacio da far perdere la testa.

Quello che non ti ho mai dettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora