TI LEGGO I PENSIERI, TELEPATIA!

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Sarah's pov

"Io credo che una sfida ti possa solo far bene" disse Rudy, guardando Angela in preda ad un attacco di panico "Hai bisogno di crescere sotto questo punto di vista"

"Angela, sei qui per cantare, no? Allora canta! Indossa quella maglia e sfoga la tua rabbia cantando"

Gli occhi pieni di lacrime sembravano dar vita ad un oceano,
il volto cadaverico,
la voce piena di rabbia.

Angela cantò stringendo la maglia rossa tra le mani, poi tornò a posto asciugandosi le ultime lacrime.

"Non sto bene", sussurrò con un filo di voce.

Non ci eravamo più parlate, più cercate e di ciò mi dispiaceva.

Ero andata avanti costruendo nuovi rapporti, avvicinandomi molto di più a Marisol e Sofia,
lei invece era sempre più legata a Valentina, Gaia, Dustin e Martina.

Non avevamo avuto più nessun contatto ed essere lì, a guardarla disperarsi, senza poter far nulla, mi faceva sentire impotente.

Mi voltai, cercando lo sguardo di Valentina, mimando con le labbra un "che faccio?"

Vale mi sorrise, facendo spallucce, quasi come a dirmi "fai ciò che senti", così restai lì, ferma, immobile a guardare Angela.

Quanto mi mancava,

quanto avrei voluto alzarmi e stringerla,

quanto avrei voluto farla sentire protetta tra le mie braccia,

o magari afferrarle la mano per portarla in quello che era da sempre il nostro posto in casetta.

Ne ero innamorata? follemente.

Ricambiava i miei sentimenti? assolutamente no.

E tutto ciò mi frenava.

La puntata passò, attimo dopo attimo, poi raggiungemmo la nostra casetta.

Lungo il tragitto seguì Angela con la coda dell'occhio, fino a vederla sparire poco dopo, seguita da Gaia.

Entrai e senza pensarci la cercai.

Corsi, scontrandomi con lo sguardo di Gaia e Martina, intente a parlare tra loro, ma della mia Jolie neppure l'ombra.

"Dov'è?" chiesi, con la voce preoccupata.

Gaia scosse la testa

"Non lo sappiamo, siamo entrate insieme ma ci ha detto di voler stare sola"

Sbuffai, spalancando prima la porta della sua camera, in cui c'era solo Valentina, poi quella che dava in giardino.

Era lì, alzata vicino alla panchina, intenta a fumare.

Corsi gettandomi tra le sue braccia, stringendo le mie gambe intorno alla sua vita.

Restai avvinghiata a lei per qualche minuto, senza fiatare; poi si mise seduta, senza mai lasciarmi.

Ero a cavalcioni, su di lei, tra le sue braccia, dopo così tanto tempo senza parlarle, senza stringerla e quanto mi era mancata!

Scostai la testa affinché i miei occhi incrociassero i suoi,

quell'oceano infinito di pensieri e lacrime in cui avrei potuto navigare.

Mi alzai di scatto ricordando che l'ultima volta in cui eravamo state così vicine era stata anche l'ultima in cui mi aveva rivolto la parola; presi le distanze sedendomi accanto a lei sulla panchina.

"Voglio darti una cosa" le dissi con un filo di voce.

"Mh?" mi rispose, non capendo ciò che le avevo appena detto.

Sfilai il mio elastico dal mio polso e lo poggiai sulla panchina, per poi spingerlo più verso di lei.

Lo afferrò prima ancora che riuscissi a togliere la mia mano, lasciando sfiorare le nostre dita, per poi intrecciarle.

"Vuoi che lo tenga io?" disse, rigirando l'elastico tra le sue mani.

Annuii, tenendo lo sguardo basso, senza avere il coraggio di guardarla.

"Solo fino alla sfida, poi dovrai ridarmelo; sei costretta a vincere, lo sai?" il mio tono divenne sempre più basso, le gote arrossate.

Spinse il suo corpo verso di me, portando un suo braccio intorno alle mie spalle.

"Lo so che non ne hai bisogno..." continuai "Così come non hai bisogno della mia presenza ora, ma mettiamola così: ne ho bisogno io, okay? Ho bisogno di sapere che vincerai quella sfida, okay?" alzai lo sguardo, guardandola dritta negli occhi "Non puoi uscire, okay?" continuai.

Sorrise, accarezzandomi la schiena ed iniziando a giocherellare con i miei capelli.

"Io e te non abbiamo mai avuto bisogno di parole, lo sai, vero? Non c'è mai stato un attimo in cui io abbia detto 'devo dirlo a Sarah' perché sapevo che solo guardandomi avresti saputo. Perché sei così? O meglio: perché sono così quando sto con te? Non mi è mai successo, mai; ancor prima di averti qui sapevo che saresti arrivata e non sai quanto ti stessi aspettando"

Le sorrisi, mentre lei strinse la mia mano tra le sue.

"Non sapevo se venire in realtà, le altre mi avevano detto che avresti voluto stare sola"

"Tu non sei le altre, mh?"

Mi sollevai, sedendomi sulle sue gambe e portando le mie braccia dietro al suo collo.

Mi strinsi a lei e lei ricambiò la stretta, passandomi le sue mani dietro la mia schiena.

Quel contatto mi riempì di brividi;
era come tornare a casa dopo tanto tempo e questa cosa mi spaventò terribilmente.

Appoggio il suo volto sul mio petto, permettendomi di accarezzarle la guancia.

"Amore" mi disse, con gli occhi socchiusi "grazie"

"E di cosa?" le chiesi, disegnando i suoi lineamenti con le mie dita, su cui stampò un bacio appena furono abbastanza vicine alle sue labbra.

"Di essere qui;
di essere tu,
bambina"

Occhi blu polizia - LIL JOLIE E SARAH TOSCANO Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora