TI HO DAVVERO PERDONATA O È SOLTANTO UN'ILLUSIONE?

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Lil's pov

Mi svegliai con la testa pesante e un gusto amaro in bocca, segni inequivocabili di una notte trascorsa tra troppo alcool e troppi ricordi.

La luce del mattino filtrava dalla tenda socchiusa, creando giochi di ombre sul letto disfatto.

Mi voltai lentamente cercando di orientarmi,
senza ricordare dove fossi, certa che non fosse la camera che mi era stata assegnata;

Il mio cuore perse un battito quando misi a fuoco la persona al mio fianco:

Sarah.

Dormiva profondamente, con la schiena nuda ed i capelli sparsi sul cuscino e lungo la schiena, creando contrasto con la pelle chiara.

Restai immobile
trattenendo il respiro
senza togliere lo sguardo da essa.

Allungai la mano tremante, sfiorandole i capelli;

colpita
e affondata.

La sensazione dolce mi colpì come una scossa elettrica, risvegliando sensazioni sopite ma mai dimenticate;

Avrei voluto
urlare
piangere
abbracciarla
allontanarla

vittima di sentimenti contrastanti;

restai ferma
lasciando scorrere le mie dita tra i suoi capelli;

Sarah si mosse leggermente, un sospiro le sfuggì dalle labbra e ritirai la mano, temendo di svegliarla.

Un tonfo sulla porta
poi un altro
e un altro ancora.

"Gaia, mi sa che dormono ancora" la voce di Martina echeggiò dall'altro lato della porta

Un tonfo
più forte
sempre più forte.

"APRITE O SFONDO LA PORTA"

Mi alzai di scatto, sorridendo per la minaccia di Gaia, e raggiunsi la porta, ritrovandomi il volto ad un millimetro dalla mano chiusa a pugno di Gaia;

alzai le mani in aria, in segno di arresa.

"CHE CAZZO FAI, AMO? MI VUOI TIRARE UN PUGNO?"

Gaia rise, lasciandomi un lieve pugno sulla spalla e, superandomi, entrò in camera.

"Non volevamo disturbarvi, ma..."

Non le lasciai terminare la frase che la spinsi contro il piccolo armadio presente in camera.

"Mi spieghi che cazzo ci faccio qui? Ma soprattutto, che cazzo ci fa lei qui?" mi voltai verso il letto indicando Sarah, ferma nella stessa posizione di prima;

mi affrettai a raggiungerla e a coprirla con il lenzuolo, sorridendo di fronte a quella timidezza che da sempre le apparteneva ed immaginandola con le gote arrossate e lo sguardo imbarazzato.

"Eri ubriaca, ubriaca marcia, lei ti ha cercato e tu hai lasciato che il tuo capo finisse sulle sue gambe; Mida ti ha portato a letto, ma Sarah sarebbe stata disposta a dormire su un lurido pavimento, con te sulle sue gamba"

Risi,
risi di fronte a quella constatazione;

Non credevo ad una sola parola.

"E Holden? perché cazzo Holden non era con lei? perché cazzo l'avete fatta entrare qui?"

Martina non parlò, ferma, immobile, seduta sul terzo letto, l'unico letto singolo presente in camera.

"Io questo non lo so" sbuffò Gaia "Sono venuta qui solo a prendere un cambio, e faresti meglio a svegliare Sarah, così riuscite a fare colazione prima di partire"

Afferrò alcune cose dalla valigia, poi uscì, seguita da Martina e chiudendosi la porta alle spalle.

Portai la mia mano sulla pelle nuda di Sarah, disegnando piccoli cerchi su di essa;

"Sarah" le sussurrai, portando la mia mano sulla sua guancia "svegliati"

"Sono già sveglia" borbottò con ancora gli occhi chiusi ed afferrando la mia mano, per poi stringerla tra le sue.

Ritirai la mano, strofinandola sul mio pantalone, come se volessi cancellare quel tocco che avevo desiderato più di ogni altra cosa ma che mi spaventava, mi spaventata tanto.

Sarah mi aveva già strappato il cuore dal petto,
aveva già distrutto la mia persona,
e le cicatrici erano ancora troppo fresche.

"Devi dirmi cos'è successo ieri..." puntai il mio sguardo nel suo "tra noi intendo; perché sei qui?"

Scosse la testa, sorridendo ed abbassando lo sguardo.

"Se ti stai chiedendo se siamo state insieme, se hai paura di questo, puoi rasserenarti. Abbiamo dormito, solo dormito" riportò il suo sguardo su di me "Non avrei mai potuto toccarti in quelle condizioni"

"PERCHÉ CAZZO SEI VENUTA QUI?" alzai il tono delle voce, alzandomi dal letto e raggiungendo la mia valigia "Ero andata via di proposito, non volevo vederti, PERCHÉ CAZZO SEI QUI?"

Sarah non rispose, afferrò una t-shirt dal pavimento, la indossò ed abbandonò la stanza.

Eh no,
fanculo Sarah, ora parliamo.

la seguii nel corridoio, afferrandola per un polso e trascinandola dentro la camera che avevamo occupato per la notte.

"Adesso parliamo, Sarah" respirai, aprendo la finestra che dava sul piccolo balcone ed afferrando una sigaretta dal pacchetto depositato su un comodino.

La portai alle mie labbra ed uscii, accendendo ed aspirando il fumo, creando una piccola nube.

"Vorrei tornare a quei giorni lì, sai?" confessai "quando esistevamo solo noi ed il nostro divanetto, quando mi sentivo legata a te più che a chiunque altro, e contavo i secondi, i fottuti secondi che ci separavano e quella voglia di viverti. Quando ovunque io fossi sapevo che saresti arrivata, perché eravamo così noi, ci cercavamo, ci cercavamo sempre, come se non potessimo fare a meno di noi e mi dispiace che sia finita così"

Sarah mi raggiunse, prendendo posto al mio fianco e scontrando il suo sguardo con il mio.

"Avevo solo paura..." sussurrò, con un filo di voce e gli occhi lucidi.

"Non hai colpe, Sarah, non hai colpe. Sei così piccola, avrei dovuto immaginarlo" le allungai una mano, che afferrò, accarezzandola con le sue dita.

"Non succederà più, Sarah, non succederà più.
Non ti permetterò più di distruggermi, Sarah" diedi voce ai miei pensieri a voce alta.

"Non ti farei mai del male, Angela" si avvicinò lentamente "Non più"

Scossi la testa in segno di negazione, con lo sguardo abbassato e aspirando l'ultimo tiro della sigaretta che si era consumata tra le dita della mano libera.

"Devi credermi, Angela" continuò, raccogliendosi una lacrima.

"Come faccio, Sarah?" chiesi "Come diamine faccio? Io non posso, Sarah, non posso, ti ho perdonata, sai? Ma non posso" tamburellai con il piede sul pavimento, poi le diedi le spalle ed entrai nuovamente in camera.

"Adesso sbrigati" le dissi dalla camera "Altrimenti gli altri termineranno tutto il buffet della colazione"

Mi voltai e la vidi sorridere,
di uno di quei sorrisi timidi,
uno di quei sorrisi dolci
che solo Sarah faceva.

Quando smetterò d'amarti,
bambina mia?

Uscirai prima o poi
dal mio fottuto cuore?

Ti ho davvero perdonata
o è soltanto un'illusione?

Occhi blu polizia - LIL JOLIE E SARAH TOSCANO Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora