"Proprio ricca ci doveva capitare," mormorai, avvicinandomi alla ragazza seduta sul letto. Le presi la mano e fissai intensamente l'anello d'oro che portava al dito. Un piccolo diamante ci brillava sopra, messo in risalto dalla debole luce giallastra di quella cantina. Alzai le sopracciglia, evidentemente interessato. "Chi te l'ha dato?" chiesi, alzando lo sguardo sulla ragazza che mi guardava senza fare una piega.
Ci mise un attimo a rispondere. "L'ho comprato." Mi stupii leggermente alla sua voce profonda, per un attimo la mia espressione diventò interrogativa poi ritornò normale. Ma le domande continuavano a risuonare nella mia testa. Uno: chi aveva tutti quei soldi per compare un anello del genere? Due: con che coraggio non stava ancora gridando dalla paura? Tre: avevamo rapito la ragazza giusta?
Rimasi un po' di tempo a fissarla dritto negli occhi, attento a mantenere l'espressione più fredda che avessi. Ma apparentemente le domande mi si leggevano anche solo dallo sguardo, a giudicare dalla faccia con cui lei mi stava guardando. Aveva gli occhi leggermente sgranati, le labbra piegate in una linea dritta, sembrava una bambola rotta.
"Mingi, se non ti levi da lì possiamo pensare che tu ci stia provando con lei." La voce di Seonghwa, perentoria come al solito, mi fece voltare, raffreddando una volta per tutte la mia espressione esattamente come volevo. Sospirai e misi giù la sua mano, appoggiandola delicatamente sul letto. Fin troppo delicatamente.
Quindi da lì feci qualche passo indietro, rimettendomi dov'ero prima, le mani unite dietro la schiena, il corpo rigido. In meno di due secondi, la ragazza era stata di nuovo circondata da otto ragazzi che la fissavano come un gioiello prezioso.
Dopo un altro momento di silenzio, dove la ragazza mantenne quella faccia innocente da angioletto caduto in terra, Hongjoong cominciò a parlare col suo solito tono minaccioso e freddo, da buon mafioso che era. "Ragazzina, sappi che qui le domande le facciamo noi. Tu rispondi. Tu fai quello che ti diciamo di fare. Chiaro?"
Mi trattenni dal ridere. Joong era sempre così con le femmine, tentava di spaventarle tutte e ci riusciva sempre. O almeno quasi sempre. Infatti Joong sembrava sorpreso dal fatto che la ragazza non si fosse messa in ginocchio a pregarci di lasciarla andare, di liberarla. Invece lei, completamente impassibile, annuì come se le avessimo appena detto la cosa più scontata del mondo.
Alzai un sopracciglio, stavolta non potevo nascondere il mio stupore, un po' come tutti gli altri. Volevo dire qualcosa, chiederle perché non era minimamente spaventata, perché si comportava così normalmente. Di solito, la parte più bella del rapire le persone erano le suppliche, i pianti disperati di chi voleva tornare a casa. Forse lei non voleva ritornarci, o forse non aveva semplicemente una casa.
Ma San mi precedette. "Non sei spaventata? Neanche un po'?" chiese, facendo qualche passo verso la ragazza. Lo guardai attentamente, osservando ogni suo movimento, ogni piccolo e minuscolo cambio d'espressione o posizione. Nessuno distoglieva lo sguardo dai due ragazzi al centro, troppo attenti alle loro mosse.
"No." La risposta della ragazza fu definitiva, ma non fu per quello che i miei occhi furono attraversati da un lampo bianco. San aveva appoggiato le mani sulle cosce della ragazza seduta sul letto, strizzandole leggermente quando ci mise le mani sopra. Tutti noi sembravamo essere stati ingelositi dal suo gesto.
Hongjoong fece qualche passo verso di lui, mettendo una mano sulla sua spalla come a fermarlo. San si voltò verso di lui e gli lanciò un'occhiataccia, strinsi gli occhi e lo osservai mentre si spostava dov'era prima. Ecco, bravo, spostati San. I nostri sguardi si incontrarono per un attimo prima che tutta l'attenzione fosse rivolta, ovviamente, verso Joong che aveva preso il posto di San davanti alla ragazza.
Deglutii. Non avrei dovuto muovermi da lì, avrei dovuto parlarle io. Ma poco importa, mi dissi mentre seguivo la scena silenzioso come poche volte. Intanto Joong aveva cominciato a parlare. "Quindi, ragazzina. Prima domanda. Come ti chiami?" Non capii perché l'aveva chiamata ragazzina, forse perché si vedeva che era piccola anche se Joong era piegato su di lei, le stava quasi toccando la fronte con la sua.
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JEALOUS BOYS
Fanfiction____________________________________ La sorella perduta di Lee Know, che faceva parte di una ricca famiglia sud coreana, viene rapita dagli otto ragazzi più temuti delle Strickland: gli Ateez. Si scoprono essere possessivi, gelosi e attaccati ai sol...