L'ultima cosa che volevo fare in quel momento era scappare. Ma non sapevo quanto tempo sarei durato sotto l'improvvisa pioggia che si stava abbattendo sulle valli a conca delle Stricklands senza beccarmi un raffreddore, come minimo.
Con me c'erano Jongho e San che parlottavano tra di loro di chissà che stupidaggini mentre girovagavano per il perimetro del magazzino mezzo abbandonato dove Han era stato visto l'ultima volta. Non sapevamo bene cosa cercare, ma cominciare da fuori era la cosa più ovvia da fare.
Sulla parete destra, dove ero andato a controllare io, c'erano un po' di graffiti che la pioggia aveva progressivamente sbiadito, e ne rimanevano solo le tracce. Magari leggere quelle scritte mi sarebbe stato utile. Intanto San, che ispezionava la parete opposta alla mia, chiamò a gran voce me e Jongho.
Forse ha trovato qualcosa, mi dissi speranzoso, mentre mi riparavo sotto delle grate per prendere meno acqua possibile. Quando arrivai di fianco a San, la parete esterna sinistra era anche quella piena di scritte ma già più comprensibili, dato che era in parte riparata da una piccola tettoia di metallo.
San aspettò che anche Jongho ci raggiungesse prima di indicare una scritta nera sul muro di pietra. "Guardate qui." Il graffito era abbastanza grande per essere letto da vicino, tutti e tre ci sporgemmo più vicini al muro per capire. Con caratteri un po' sbavati, c'era scritto: "Siamo stati qui. J. Y."
J e Y? Jongho alzò un sopracciglio e chiese: "Ma non si chiamava Soobin? Y potrebbe stare per Yeonjun, ma J? Chi conosce una persona che si chiama J?" Io e San lo guardammo entrambi con degli sguardi sospetti. Ovviamente conoscevamo solo Jongho come nome che aveva come iniziale la J, e nessun altro. Allora il ragazzo capì e si difese. "Ovviamente non sono stato io!"
San mi rivolse un'occhiata interrogativa, dicendomi silenziosamente che non si stava fidando pienamente dell'altro. Ma io annuii, e lui capì che Jongho stava dicendo la verità. Ritornammo ad esaminare in tre quel muro, così che fossimo un po' più veloci.
Dopo un po' di tempo dove la pioggia ci aveva bagnato le schiene e le braccia, Jongho ci chiamò dalla sua parte, indicando un'altra scritta. "Choi 최 line" si leggeva, e un altro piccolo segno sotto. Jongho e San cominciarono a vantarsi che il loro cognome era famoso, e che tutti li avrebbero conosciuti. Ma solo io avevo capito il vero significato della scritta. "Wooyoung ci ha detto che Boemgyu, Soobin e Yeonjun avevano lo stesso cognome: Choi."
I due ragazzi smisero di vantarsi e cominciarono a riflettere un po' di più. Certo che era sospetto che ci fosse sia l'iniziale di Jongho e il suo cognome... ad un certo punto, dubitai se quegli altri Choi c'entravano veramente, e se fosse stata tutta una trovata di Jongho scaturita dalla gelosia. Ma mi pareva impossibile.
Sotto a "Choi line", un altro piccolo graffito appena evidente in mezzo a tutti gli altri. "Wen 文". Era un carattere cinese. Probabilmente Wen era un altro cognome che era in alleanza con i Choi, ma non si poteva sapere. O forse apparteneva alla J in "J. e Y." che avevamo letto appena pochi minuti prima. Era tutto così confuso, disordinato.
"Ragazzi guardate," indicai il piccolo simboletto cinese con l'indice, spostando lo sguardo di San e Jongho dove era puntato il mio dito. "Un altro cognome. Esattamente sotto a Choi," spostai il dito indice un po' più in alto. "E se fossero come in una specie di alleanza?"
"Ma vi ricordate che Wooyoung ha parlato di una sorta di vendetta? E se tutti questi rapimenti fossero solo per vendicarsi di un sospetto tradimento?" intervenne San, accendendo una lampadina di una buona idea nella mia testa.
"Ma certo, probabilmente Wooyoung ci teneva tanto a Boemgyu. E Yeonjun, insieme all'altro ragazzo, l'avranno fatto sparire da lui" dissi, e mi chiesi come non avevo fatto a pensarci prima. E fu il tempo di un'altra illuminazione. "Sì, poi hanno fatto sparire Han, fatto in modo che Jiselle venisse rapita così che Wooyoung ci rimanesse male per quello che ha passato."
"Seonghwa sta usando il cento per cento del suo cervello, devo dire" commentò Jongho divertito, prima di ritornare serio. "Sono tutte ipotesi. Verosimili ma non vere, ricordatelo." mi avvertì in un tono così freddo che sospettai di averlo mai sentito uscire dalla bocca di Jongho. In realtà mi soffermai di più sul suo avviso che il suo tono.
Mi voltai dall'altra parte per vedere se c'era ancora qualcosa di interessante da scoprire sul muro, ma i graffiti si erano ridotti a stupidaggini. Io, San e Jongho ci scambiammo una lunga occhiata che celava domande e sospetti. "Cambiamo muro? O credete che siano finiti gli indizi?" chiese San, dando voce ad uno dei nostri dubbi mentre il silenzio si attorcigliava attorno a noi come un serpente, pesante e preventorio.
"Proviamo qualcos'altro" affermai deciso, mentre mi avviavo verso il muro posteriore, quello meno colorato, con ancora qualche speranza che si accendeva dentro di me come a voler indebolire la pioggia. Eravamo bagnati fradici, probabilmente anche gli altri che avevamo lasciato da altre parti lo erano.
Niente. Neanche il minimo indizio. Avevamo solo un paio di cognomi e tre nomi. Le persone da individuare erano quattro, ma la quarta sarebbe stata un'impresa molto difficile.
Eravamo finalmente ritornati a casa, al caldo. Alcuni ragazzi che erano presi molto male condividevano una coperta, degli altri tremavano. Non era stata la migliore come prima volta, ma mi rassicurai dicendomi che la prossima sarebbe stata meglio. Hongjoong, che era andato con Yunho e Wooyoung, stava dicendo quello che avevano trovato loro.
"C'erano molti fogli, cose come nascite, censimenti, e altro. Anche un registro con le persone scomparse." A quelle parole raddrizzai la schiena, togliendola dall'appoggio della sedia che occupavo sempre io da qualche mese. "Beomgyu non era segnato, tantomeno Han. Non mi ricordo se tu c'eri" rivolse un'occhiata a Jiselle.
"Ma perché non dovrebbero esserci? Dopotutto, anche se sono criminali, sono pur delle persone," disse Yeosang in un momento di silenzio. Poi, dato che nessuno ribatté, Mingi venne in suo aiuto: "Infatti, o magari erano da un'altra parte. C'era qualcosa sui criminali?" chiese poi.
Yunho prese la parola. "Sì, e c'erano scritti lì Beomgyu e Han. In un registro per i fuorilegge, intendo. C'eravamo anche noi. Infatti mi sembra che sotto, avevano specificato 'scomparsi', ma non ho letto molto bene le altre informazioni."
"C'erano dei sospettati?" chiese Mingi.
"Gli unici che possiamo sospettare sono Yeonjun e Soobin. Sulla loro occupazione c'era scritto 'fuorilegge libero, rapitore, omicida'. Niente di buono insomma." rispose Yunho.
Fu in quel momento di silenzio che capii che forse era il momento di dire quello che avevo visto con San e Jongho. Cominciai a raccontare tutto. Della Choi line, le due lettere, il cognome Wen appena sotto agli altri. Non tralasciai alcun dettaglio, perché tutto era importante se serviva ad arrivare alla soluzione. Hongjoong fu il primo a parlare dopo di me. "Siete stati bravi, anche meglio di noi."
Con gli occhi scintillanti di fierezza, io, Jongho e San ci guardammo, consapevoli della gratitudine del nostro capitano.
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JEALOUS BOYS
Fanfiction____________________________________ La sorella perduta di Lee Know, che faceva parte di una ricca famiglia sud coreana, viene rapita dagli otto ragazzi più temuti delle Strickland: gli Ateez. Si scoprono essere possessivi, gelosi e attaccati ai sol...