Ero deciso ad ammazzare tutti dentro quella stanza ma mi trattenni per le conseguenze e per la mia spalla colpita da un proiettile. Sii forte, San. Ripetei il mio motto mentalmente finché non fui sicuro di potercela fare.
Mi rialzai dalle ginocchia, dolorante e tenendomi la spalla. È solo un po' di sangue... mi dissi per rassicurarmi, ma il fatto che mi ricordai che potevo morire dissanguato non mi aiutò per niente.
Dovevo riconoscere chi aveva osato spararmi alla spalla.
Mi guardai intorno, per riconoscere quel volto. Chiusi un occhio e presi la mira, sparando un colpo preciso sul braccio di DK. Ovviamente non si era aspettato un colpo così improvviso, si coprì la ferita e provò a bloccare la fuoriuscita del sangue, con scarsi risultati. Mi voltai, schivando la maggior parte degli assalti che mi venivano rivolti. Sparai proiettili a vuoto, tentando di colpire almeno una persona.
Le grida riecheggiavano infinite nella stanza, facendomi girare la testa. Guardai il ragazzo che mi stava di fronte, per un attimo mi si incrociarono gli occhi, impedendomi di prendere una mira decente. Un lampo bianco mi trafisse gli occhi appena ritornarono normali, e, confuso, sparai un'altra volta.
Uno strillo, più potente degli altri, si soffocò sul nascere.
Cadde il silenzio nell'esatto momento in cui vidi il corpo di Hoshi cadere. È colpa mia? Tuttavia, sapendo che la risposta era affermativa, speravo che nella confusione nessuno avesse capito che ero stato io.
Per un po' di tempo, ci fu un silenzio tombale nel salotto di Seventeen. Anche Jeonghan e Dino si sollevarono in ginocchio, da dietro il divano, per vedere cosa aveva improvvisamente ammutolito il rumore.
Jeonghan fu il primo a reagire.
Scavalcò il divano in tutta fretta e si inginocchiò davanti al corpo sanguinante di Hoshi e lo scosse per una spalla aggressivamente. "Ehi?? Svegliati!" esclamò, a metà tra il disperato e l'arrabbiato. Quando si rese conto che l'altro non accennava a muoversi, fu combattuto tra lasciarlo andare e scuoterlo più forte, cosa che fece. "Hoshi? Mi senti?" domandò al vuoto. In quel momento capì. La tragica verità lo fece fermare del tutto, lasciò andare la spalla del ragazzo e si abbandonò ai singhiozzi, appoggiando la fronte contro il petto di Hoshi. "...non te lo meriti..." sentii sussurrare.
Non sapevo se provare disgusto, pena o assolutamente niente di fronte alla scena. Tutti, nella stanza, ammiravamo la scena d'affetto di Jeonghan verso un cadavere, troppo scioccati e storditi per dire qualcosa. Intanto il ragazzo non sembrava volersi staccare dal cadavere.
S.Coups, dopo aver gettato un'occhiata intorno, si inginocchiò accanto al Jeonghan piangente. Si vedeva che aveva difficoltà nel non scoppiare a piangere a sua volta. "Ehi, Jeo, concentrati su di me," disse piano. Era la prima volta che sentivo Coups chiamare uno dei suoi membri affettuosamente.
Ma Jeonghan non voleva concentrarsi sul suo leader, troppo impegnato a piangere sulla morte di Hoshi. Non posso biasimarlo, mi dissi.
Mi persi ad assistere alla scena, fin quando non mi ricordai che Hoshi, in combutta con Yeonjun e i suoi "amici", voleva uccidere sia me che Wooyoung. Tutt'un tratto, la pietà che provavo per Jeonghan sparì, rimpiazzata da una sensazione che non riuscivo a decifrare.
Solo quando Seonghwa mi picchiettò la spalla, mi accorsi che mancava l'unica figura femminile della stanza. Dov'era finita Jiselle? Mi guardai attorno, inutilmente. Non era nel salotto. Magari è scappata? ipotizzai, guardando Seonghwa negli occhi.
Poi lui cominciò a sussurrare. "San, vieni con me e Hongjoong. Ce ne andiamo da questo posto," disse piano, provando – e riuscendo – a non attirare troppa attenzione. "Jiselle è già fuori. Ci aspetta," aggiunse dopo. Con un cenno del capo, indicò un punto imprecisato fuori dalla finestra.
Mi limitai ad annuire. "Dopo se ne accorgeranno," dissi, riferendomi ai membri di Seventeen, tutti intorno al corpo morto di Hoshi.
"Ovvio. Ma noi ce ne dobbiamo andare," insistette Seonghwa.
L'aria fuori dalla finestra era fresca, in contrasto all'umidità che regnava nella villa dei membri di Seventeen. Mi sventolai la canottiera sul viso, asciugandomi leggermente un po' di sudore che non mi ero accorto colava sulla mia fronte.
Jiselle era seduta su un balcone, che guardava dentro una finestra.
Mi avvicinai a lei. "Che fai?"
Notai che il tavolo di fronte a lei era già rovesciato, e così un paio di vestiti che erano stati precedentemente pendenti dall'appendiabiti. Tutto coperto da uno strato di acqua, che la ragazza aveva probabilmente versato giù dal vaso.
Lei non mi degnò di uno sguardo, concentrata a fissare dentro. "Devo spaccare un vaso. Così quei deficienti vengono a vedere cosa succede, mentre gli altri se ne vanno. Capisci?" spiegò.
Annuii e piantai le mani sul davanzale, sedendomi accanto a lei. "Cosa aspetti? Rompilo e basta," dissi, accennando al vaso di fronte a lei.
"Giusto." Si guardò attorno. Mingi e Hongjoong erano all'angolo della villa, seduti l'uno di fronte all'altro. Non capivo cosa stavano facendo, ma erano decisamente vicini. Yeosang e Jongho erano appena usciti dal portone secondario della villa, mentre aspettavamo che Wooyoung, Yunho e Seonghwa ritornassero.
Jiselle buttò il vaso per terra.
Trasalii al rumore acuto, subito seguito da soffocate imprecazioni dal salotto della villa.
Passi. Jiselle saltò giù dal balcone, e feci lo stesso, atterrando sull'erba morbida del gigante giardino di Seventeen.
"Quella stronza, sempre in giro a buttare per terra i vasi!" esclamò The8 frustrato, chinandosi per raccogliere il casino che Jiselle – che si era messa a sghignazzare silenziosamente nel frattempo – aveva combinato.
Altri passi, più vicini, erano udibili.
Due secondi dopo Wooyoung uscì di corsa dalla porta laterale della villa, seguito da Yunho e Seonghwa che richiusero la porta di scatto. Fecero girare una chiave nella serratura, bloccando l'accesso – o l'uscita – ai ragazzi di Seventeen. Dopo essersi guardato intorno, Wooyoung si diresse verso di me e mi abbracciò senza preavviso. Nonostante la natura affettuosa del ragazzo, era raro da parte sua avere delle dimostrazioni come un abbraccio o altre cose. Ma non ci pensai troppo, occupato a premere la piccola figura di Wooyoung contro la mia più grande.
Hongjoong e Mingi erano ancora nel loro angolino appartato, lontani da occhi indiscreti, che probabilmente si sussurravano cose all'orecchio. Wooyoung si tolse da me e abbracciò anche Jiselle, che era rimasta a sogghignare da sola per tutto quel tempo. All'inizio, sembrò a disagio, ma poi restituì l'abbraccio.
Eravamo salvi.
Anche se pieni di lividi, graffi e cicatrici, eravamo salvi. E vivi.
Quella era la prima volta che Hongjoong mostrava più emozioni delle solite. Si asciugò una singola lacrima di gioia, incapace anche lui di trattenerle. Eravamo tutti di fronte a lui, indecisi tra il buttarcisi addosso e coprirlo del raro affetto che mostravamo, o rimanere a fissarci come degli ebeti.
Dopo un po' di silenzio, Mingi, il più eccitato di tutti, indicò la strada sterrata che portava al villaggio più vicino. Ci scambiammo tutti e nove un'occhiata d'intesa, sapevamo tutti cosa stava per accadere.
"Beh ragazzi, adesso che siamo salvi, sbronziamoci tutti fino a domani mattina."
E ci fiondammo di corsa per il sentiero, diretti al primo bar che avremmo trovato per ubriacarci come degli scemi euforici.
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JEALOUS BOYS
Fanfiction____________________________________ La sorella perduta di Lee Know, che faceva parte di una ricca famiglia sud coreana, viene rapita dagli otto ragazzi più temuti delle Strickland: gli Ateez. Si scoprono essere possessivi, gelosi e attaccati ai sol...