Stavo piangendo.
Per il dolore e per la rabbia. Se solo sapesse cosa sono in grado di fare..., mi dissi. Avrei fatto di tutto pur di dimostrargli che non ero affatto un'incapace come mi reputava. Mentre formulavo minacce che rimasero solo nella mia testa, potevo sentire la pelle delle guance bruciare con ogni lacrima. Piangere davanti al mio aggressore era quasi peggio di tutto quello che mi aveva fatto, perché gli dava la conferma che io fossi "debole". Ma io non lo ero, e lo sapevo per certo.
Ero ancora sbattuta contro il pavimento, con gli arti tremanti, uno stomaco in subbuglio per le pestate e il corpo più debole che mai. Ho appena detto di non essere debole, mi ricordai ma fu troppo tardi. Ci volle poco perché non mi mettessi a vomitare anche il sangue sul pavimento. Deglutii le lacrime e il vomito, poi mi appoggiai alla spalla di Mingi per rialzarmi. Ora la mia pistola era quasi contro il petto di S.Coups, che guardava la scena divertito dai miei tentativi di spaventarlo. Un sorrisetto storto gli ornava le labbra, cosa che mi fece imbestialire, ma sapevo che dovevo mantenere la calma – se calma era la parola giusta, ero letteralmente in lacrime.
Mi mancava poco per premere il grilletto e ucciderlo una volta per tutte, ma non riuscivo a trovare la forza per farlo. Avevo una strana sensazione, come se qualcosa stesse per succedere. Non mi piaceva per niente.
Il leader di Seventeen ridacchiò, e si tolse la pistola dal petto con un semplice gesto, lasciando la mia mano a penzolare vicino al mio fianco.
Per un po' non successe niente.
Mi guardai intorno. Contai i membri. Alla fine realizzai che ne mancava uno. Erano undici, contando anche quello di fronte a me, che mi guardavano come se dire il nome del loro preziosissimo leader fosse una bestemmia.
Sentii crescere ancora quello strano presagio. Capii subito che non era niente di buono, perché il mio cuore già messo alla prova aveva raggiunto la velocità di battito più alta che mi avesse mai fatto provare, calmarsi era inutile. Per poco la pistola non mi cadde dalla mano. Ero imbambolata davanti a quel ragazzo di chissà quanti anni più grande di me, che mi incuteva un certo timore ora che sapevo avrebbe potuto farmi di tutto.
S.Coups, infatti, fece un passo verso di me e mi agguantò per il collo, la sua presa stranamente leggera in confronto a quello che mi aveva appena fatto. "Allora, ragazzina, sei sicura che non ti facciamo più paura come prima, hm?" chiese canzonatorio, allungando spropositatamente il suono alla fine. Odiai il modo in cui mi chiamò "ragazzina", si sentiva che mi stava prendendo in giro per come mi chiamava Seonghwa.
Il suo sguardo si spostò dai miei occhi a tutto il mio volto, ammirando i lividi che lui stesso aveva creato coi suoi pugni. Sembrava fosse... fiero. Fiero di avermi fatto male? Oh, quando ti toglierò quel sorrisetto dalla faccia, imprecai nella mia mente.
Stava per fare qualcosa – non seppi mai cosa – quando sentimmo un rumore provenire dal piano di sotto. All'inizio sussultai, pensando che qualcuno avesse sparato. Effettivamente, avevamo tutti sentito lo sparo proveniente da sotto le scale. Ci bloccammo contemporaneamente, e rivolgemmo i nostri venti paia di occhi verso la porta socchiusa che dava sulle scale.
"Cos'è stato?" chiese Jeonghan, alle spalle del suo leader.
S.Coups era chiaramente combattuto tra la voglia di lasciarmi e andare a controllare e quella di mandare qualcun altro. Si guardò attorno, sembrò contare i membri, quando si accorse che ne mancavano due. Fece scivolare lo sguardo sugli altri dieci membri presenti, e quando capì una cosa che solo lui sapeva, spalancò gli occhi. "Oh no... io gli avevo detto di stare fermi, ma loro non mi ascoltano..." cominciò a sussurrare sottovoce, e alzai un sopracciglio. Mi lasciò andare e cominciò a camminare in tondo per la stanza.
Intanto tutti lo guardavano dirigersi verso Jun, dirgli qualcosa all'orecchio e annuire con lui. Jun lasciò le braccia di Mingi, che aveva tenuto fino a quel momento, e si diresse verso le scale. Poi, spinti dalla curiosità, Hoshi, Joshua e Mingyu si staccarono dai ragazzi che avevano preso di mira e anche loro scesero le scale.
Yunho si lasciò cadere per terra, maledicendo Mingyu sottovoce. Mingi aveva solo DK di fronte, che si arrese e gli tolse la pistola dalla tempia. Jongho era del tutto libero, e, approfittando degli istanti di debolezza di S.Coups, si fiondò verso di me e mi prese delicatamente tra le braccia. Come se volesse proteggermi.
Intanto il maggiore notò la mia improvvisa sparizione dal suo campo visivo e quando si accorse che Jongho mi stava ancora tenendo, fece per gettarsi contro di lui ma fu fermato da Jeonghan che gli afferrò il braccio. Quest'ultimo scosse la testa e S.Coups provò a calmarsi, non prima di averci scoccato un'occhiataccia.
In risposta, Jongho mi strinse ancora di più senza farmi male.
Dopo un paio di minuti, scorsi una figura che si affrettava a salire le scale. La porta si spalancò, rivelando The8 che, ansimante, si rivolse verso S.Coups. "Io gli ho detto di stare fermo, ma lui non mi ha ascoltato!" esclamò quest'ultimo come scusa, indicando la porta delle scale ancora mezza aperta.
Tutti assistevano in silenzio.
"Quindi adesso stai buttando tutta la colpa su di Vernon, eh?" disse S.Coups, la sua rabbia visibile solo attraverso i suoi occhi. "Portalo qui, assieme al malanno che ha combinato."
"Ma Seung, non possiamo-" tentò di difendersi The8.
"Fai quello che ti dico," sibilò il leader, e il ragazzo sparì di nuovo, inghiottito dal buio delle scale.
Notai come lo chiamò "Seung", ovvero l'abbreviazione del suo nome di battesimo, Seungcheol.
La mia faccia divenne più che orripilata e sentii un conato di vomito salirmi in gola. Non mi era capitato spesso di assistere ad una scena del genere, non era la mia prima volta ma ero ancora scioccata e nauseata. Una pozza di sangue era sparsa sotto il suo corpo.
Pure gli altri ragazzi erano sorpresi, Jongho – essendo uno dei minori nella stanza – trattenne a stento il vomito che sembrava premergli per uscire dalla bocca.
Contrariamente a quanto mi ero aspettata, non gridai, non piansi, non mi gettai in ginocchio in preda alle lacrime. Spalancai gli occhi e socchiusi la bocca, una singola lacrima mi rigò la guancia. Non mi sarei mai aspettata che Vernon avesse compiuto un'azione così spericolata e spietata in assenza del suo caro leader. Sono pazzi, sono tutti pazzi, mi ripetei nella mente.
"Chi...?"
Una vocina debole, dal fondo della stanza, ci distrasse tutti. Hongjoong, col sangue coagulato ancora accanto al labbro, guardava la scena inorridito e pietrificato. Non aveva ancora riconosciuto la vittima, il cui sangue era ormai secco ai miei piedi. Abbassai lo sguardo, ma lo rialzai immediatamente.
Certo, ho fatto appena in tempo ad odiarlo, ma questo è decisamente troppo...
Wonwoo, che aveva afferrato Joong per il collo, fece un cenno col capo verso di me.
Io parlai a gesti. Indicai il ragazzo per terra, poi me, e formai un rettangolo con le mani, cosa che confuse ancora di più Hongjoong. Quasi sbuffai. "La foto," sibilai, dandomi uno schiaffo sulla fronte. "Quella del bacio," aggiunsi dopo, e Joong canticchiò un "ah" di riconoscimento. Aveva capito.
Sapevo che mi dispiaceva per la sua fine. Mi ricordai i suoi occhi che mi stavano fissando appena un'ora prima.
Gli occhi di Han non si sarebbero mai più riaperti.
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JEALOUS BOYS
Fanfiction____________________________________ La sorella perduta di Lee Know, che faceva parte di una ricca famiglia sud coreana, viene rapita dagli otto ragazzi più temuti delle Strickland: gli Ateez. Si scoprono essere possessivi, gelosi e attaccati ai sol...