18 - Soobin

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Yeonjun mi stava preoccupando. Era uscito da tre ore, erano quasi le dieci di notte e non era ancora ritornato. Aveva detto che sarebbe ritornato almeno due ore prima di quanto era effettivamente stato fuori.

Cosa sta facendo quello?, mi chiesi e mi buttai sul letto, le tende della finestra erano chiuse ma si poteva intravedere il paesaggio da dietro. Una ventata d'aria riempì la camera e alzò il tessuto della tenda. Rabbrividii e mi affacciai alla finestra. Guardai sotto e vidi un ragazzo che correva verso la casa.

Da lontano, si notava che era bagnato fradicio, i vestiti tutti neri incollati al corpo. Tirai un sospiro di sollievo, confortato ma al contempo preoccupato per il fatto che Yeonjun fosse tornato a casa, ma in quelle condizioni.

Aprii la porta e senza nemmeno richiuderla corsi giù per le scale. All'ingresso qualcuno bussava insistente, e mi sbrigai ad aprire per il ragazzo. Non seppi cosa mi mosse a farlo, se l'angoscia per lui o semplicemente il fatto che Yeonjun fosse finalmente tornato, abbracciai il ragazzo e poi lo lasciai entrare.

Solo dopo notai che tremava. Appoggiai una mano sulla sua schiena ma lui si tolse da me, rifiutando "gentilmente" il mio aiuto. Non mi arresi e gli misi una mano sulla spalla prima che potesse andare via. Lo girai delicatamente verso di me, attento a non essere troppo impulsivo, e lo avvicinai un po'.

Era più basso di me, quindi lo scrutai dall'alto. Quando provò a dimenarsi, strinsi la mia presa sulla sua spalla e si arrese, ma poi mi guardò male dal basso. "Yeonjun, cosa c'è che non va? Sei stato fuori tre ore. E sei stato così... distante, in questi ultimi giorni. Sei sicuro che sia tutto a posto?"

Dato che Yeonjun era ancora scosso dai brividi di freddo, gli diedi un altro abbraccio, non mi interessava se mi fossi bagnato a mia volta. Stavolta si lasciò abbracciare, e il suo mento toccò la mia spalla. Avvolse le braccia intorno a me e nascose la faccia nello spazio tra il mio collo e la mia spalla.

Cominciai ad accarezzargli la schiena delicatamente e capii che quella risposta era un "no" diretto. Ma poi, quando credevo si fosse un po' ripreso da qualunque cosa gli fosse successa, si staccò improvvisamente dall'abbraccio e mormorò qualcosa come "Vado a farmi una doccia". Poi corse in bagno, ancora col fiatone.

E io rimasi in mezzo al corridoio, imbambolato come uno stupido dove il mio amico era sparito di corsa. Cosa voleva dire tutto quello? Guardai la mia maglia e le mie mani umide, come se contenessero le risposte a tutti i miei interrogativi. Sospirai e mi avviai verso la mia camera a testa bassa, domandandomi cosa avevo fatto di male. Non guardai in faccia nessuno, non ne trovavo una ragione.

Trovai la porta della mia camera aperta e la richiusi dietro la mia schiena. Incominciai a riflettere sul perché Yeonjun si era appena comportato in quel modo. Forse c'entrava qualcuno o qualcosa del passato. Il primo pensiero che si formò nella mia mente fu la sua amicizia con Wooyoung e San, finita in malora proprio per quest'ultimo.

Ma era una cosa che apparteneva ad un passato molto passato, ormai si erano "separati" da inizio febbraio o marzo se non mi sbagliavo. Allora perché, tutto d'un tratto, se li ricordava e si rattristiva? Odiavo vedere Yeonjun triste, se lo dovevo ammettere. Giustificai il fatto dicendomi semplicemente che a tutti capita di avere dei flashback casuali di cose successe tempo prima.

Allora aspettai che finisse di farsi la doccia per parlargli. Anche se non volevo essere troppo impulsivo, o spingermi troppo oltre, non volevo che Yeonjun si trattenesse ancora una volta dal dirmi quello che lo stava rendendo decisamente troppo chiuso in sé stesso.


"Yeonjun, per favore. Dimmelo. Cosa c'è? Perché sei così?" Gli afferrai le spalle e lo tirai verso di me per evitare che se ne andasse. Nei miei occhi bruciava la curiosità e un po' di rabbia per il fatto che continuava a non rispondere e ad ignorarmi. "Guardami" dissi freddo e violento, molto diversamente da come gli parlavo di solito. Lui allora sussulto, si voltò e mi guardò, timido.

Mi pentii istantaneamente di come gli avevo appena parlato e il mio volto si addolcì e inclinai la testa di lato. Lo strinsi in un abbraccio delicato e lui si sciolse a contatto con me, finalmente arrendendosi al fatto che prima o poi avrebbe dovuto raccontarmi tutto. "Sei proprio un rompipalle, sai?" disse lui e ridacchiai.

"Adesso Yeonjun hai il diritto di scassare i coglioni con tutto quello che ti è successo" replicai e mi sedetti sul letto con lui accanto.

Lui, dopo un po' d'esitazione, si aprì a me ed unicamente a me. Mi raccontò dei graffiti, del suo nome di quello di Wooyoung, di quando San e Wooyoung avevano cominciato a parlargli male alle spalle per come si comportava. Poi mi disse che l'aveva fatto solo per dimostrare a Wooyoung che gli voleva davvero bene.

Quello che mi disse, non potevo nasconderlo nemmeno a me stesso, mi toccò nel profondo. Faceva schifo quando tu tentavi di tutto per dimostrare a qualcun altro che gli volevi bene, eri convinto che anche loro lo facessero, ma in realtà non era vero.

Misi le braccia intorno alle spalle di Yeonjun e lui si appoggiò al mio collo, bagnando la mia pelle di lacrime salate, tiepide. Non avevo niente da dire, nessuna battuta da fare sul come stava piangendo con me. "Andrà tutto bene. Adesso ci sono io qui con te" dissi mentre cominciavo ad accarezzarlo sulla schiena, tracciando la linea della sua spina dorsale.

Lui alzò la testa su di me e mi guardò sofferente, i suoi occhi rossi e pieni di lacrime. "D-davvero?" balbettò, prima di abbracciarmi e stringermi così tanto che per poco non mi mancò il fiato, e allora cominciai a protestare contro di lui. "Ehi! Non vorrai uccidere il tuo amato tesoruccio, vero?" esclamai tra le risate, e sentii anche Yeonjun che ridacchiava prima di guardarmi sorridente.

In un momento dove il suo sorriso si trasformò in un ghigno e si asciugò le ultime lacrime, mi afferrò le spalle e mi inchiodò al letto, poi mise un ginocchio sul mio stomaco e si inginocchiò sopra di me. "Certo che voglio ucciderlo malissimo" ribatté e si avvicinò a me, diabolico. Poi si rese conto di quello che aveva appena fatto e improvvisamente, si staccò da me e si sedette a debita distanza.

"Paura, eh?" dissi, canzonatorio, mentre mi inginocchiavo dietro a lui e lo mordevo sulla spalla.

JEALOUS BOYSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora