14 - Jiselle

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Tutti sgranarono gli occhi alla mia risposta. Sì, l'ultima persona scomparsa ero io e sapevo che mentre l'avevo detto Wooyoung mi stava guardando come per suggerirmi che risposta dovevo dare. Io avevo colto il suggerimento e non mi ero trattenuta oltre, perché quello avrebbe significato altre bugie, che non ci servivano assolutamente.

"Tu?" balbettò Yeosang, portandosi una mano alla bocca per coprirla mentre la apriva. Sbatté le palpebre un po' di volte, prima di provare a proseguire la sua frase, ma fu interrotto da Seonghwa, che si era magicamente dimenticato che mi (quasi) odiava. "Non è possibile che tu sia scomparsa! Sei qui con noi."

"Esatto." risposi fredda. Tutti tentarono di trovare una logica, un qualcosa di razionale nelle mie parole, ma tutto quello che si stavano chiedendo era inutile. Perché non riuscivano a capire? Solo dopo mi accorsi dell'occhiata che Hongjoong mi aveva appena rivolto. Forse lui aveva capito? Mi sentii comunque in dovere di fornire qualche spiegazione. "È questo il problema. Mi avete rapita, quindi sono scomparsa dagli altri" dissi addolcendo il mio tono.

Qualcuno di loro annuì. Ma poi San porse una domanda. "Ma noi non l'abbiamo fatto apposta. Non avevamo in mente di rapire proprio te, il ventuno ottobre. Non sapevamo niente" disse. E quello era giusto. "Vuoi dire che tutte queste sono coincidenze?" tentò di capire Jongho, che ci stava capendo sempre meno. Mi sembrò giusto. Ma poi mi ricordai...

Il silenzio attorno si fece più pesante ma sapevo per certo che non erano coincidenze. Sennò, se davvero lo fossero state, io il ventuno d'ottobre sarei stata a casa di Hoshi, non fuori in discoteca. Quindi presi la parola. "Ragazzi, è da quasi due settimane che sono qui e mi serve un'informazione. Giusto per continuare. Com'è che mi avete trovata? Perché io onestamente ricordo poco di quella notte."

Yunho e Jongho si scambiarono un'occhiata. Yunho fu il primo a parlare, non riuscii a cogliere tutte le sfumature del suo tono. "Beh, quella notte, ti abbiamo trovata sulle scale del magazzino. Eri svenuta e abbiamo deciso di prenderti" disse prima Yunho, con un'aggiunta di Jongho: "Sembrava fossi morta."

Mi sentii una fitta al cuore. Davvero stavo per morire quella notte? Quindi era tutto merito loro se ero qui. Mi sentii in bisogno, anzi in dovere di ringraziarli, ma non trovai le parole giuste per farlo. Anche se la mia mente turbinava di pensieri, rimasi in silenzio perché non sapevo cosa dire. Socchiusi la bocca e restai così, in silenzio. Mi sentivo davvero stupida. Esposta. Debole.

Ma poi i pensieri presero il sopravvento sulla mia immobilità. Ecco tutto il freddo che ricordavo, tutto il metallo. Ed ecco perché nelle Stricklands tutto sembrava come un paesaggio sognato di recente. Io c'ero stata, magari me n'ero dimenticata. Quella semplice giornata mi aveva sbloccato molti ricordi.

"Quindi dite che sono tutte coincidenze?" chiese di nuovo Seonghwa, che si stava velocemente interessando allo sviluppo dei fatti.

"Potrebbe darsi. Ma non credo sia qualcosa di inconscio" rispose Hongjoong. Aveva ragione. Non era un pensiero, era proprio impossibile che facesse tutto parte di un processo involontario come le stagioni. Non era nel limite dell'immaginabile che una persona al mese, ogni ventuno del mese, scomparisse.

"Infatti," lo sostenne Yeosang, "come fanno? Cioè, a caso, spariscono nel giro di un mese? Vengono le cicogne a portarli via? Ma come si fa a dire queste cose?" si rivolse a Jongho.

"Magari sono tutte venute rapite, queste persone," intervenne Mingi, che stava mettendo sotto sforzo il suo cervello. "E dato che i loro rapitori sono sempre gli stessi, i rapimenti hanno anche la stessa scadenza."

L'affermazione fu accolta da un paio di ragazzi che annuirono per porre fine alla sofferenza delle loro meningi, che non si erano palesemente soffermati su alcune delle parole del ragazzo "i loro rapitori sono sempre gli stessi". Non era vero, perché se quello fosse stato vero, non sarei stata lì tra loro e il mistero sarebbe andato avanti per sempre, con una persona che spariva il ventuno di un mese.

"Non è possibile" dissi, poi mi spiegai meglio, guardando davanti a me per non vedere le reazioni degli altri. "I rapitori sono stati sempre gli stessi, poi siete entrati in scena voi. Non è così?" Finalmente i ragazzi notarono l'errore di Mingi e diedero ragione a me, annuendo vigorosamente.

Forse nemmeno io ci stavo capendo una mazza, il mistero era ancora fitto come le nubi nelle cime delle Stricklands. Di un grigio sfumato di bianco, sembravano delle cime irraggiungibili, esattamente come la soluzione di tutto quel dilemma. Ci sarebbe mai stata una fine, o saremmo stati costretti a pensare tutti i benedetti giorni senza risultato?

Tentai di ragionare. Il ventuno di agosto... ma certo, il ventuno d'agosto era stata scattata la foto e Boemgyu era stranamente scomparso. Nel frattempo, per quasi tutto il mese di luglio, Yeonjun e Soobin erano rimasti a casa loro molto tempo e non si erano fatti vedere molte volte. Il che era sospetto, ma non potevamo correre alle conclusioni così improvvisamente.

Quindi, se avessimo associato dei fatti ai giorni delle sparizioni... non sarebbe stato molto utile. Non ci stavo capendo niente e avevo paura di perdere Han per sempre. E non volevo questo, quindi da quel pensiero ritrovai la forza di lottare.

Ma se io fossi stata la potenziale persona da rapire, perché lo ero, allora perché non mi avevano subito presa quando ero svenuta? Cosa c'era di così difficile? Ma soprattutto, chi doveva rapirmi al posto degli Ateez? Eccoci ritornati all'inizio.  Quelle domande erano come un circolo vizioso: se sapevi la risposta ad una, le sapevi tutte. Se non sapevi niente, tanti(ssimi) saluti. 




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