37 - Jongho

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Le cose non avrebbero potuto finire peggio. I membri di Seventeen e le loro menti lucide avevano capito da almeno un secolo che gli stavamo per tendere una trappola, ed erano stati loro quelli che ci avevano letteralmente intrappolato. La mano di Hoshi era stretta intorno al mio collo e non mi lasciava vie di scappare, mentre mi teneva premuto contro il muro.

Mingyu aveva preso di mira Yunho, che teneva fermo con un ginocchio piantato in mezzo alle sue gambe. Gli teneva i polsi fermi dietro la schiena con entrambe le mani, e quando Yunho tentava di dimenarsi gli dava una ginocchiata in mezzo alle gambe.

Hoshi e Dino avevano rispettivamente bloccato me e Wooyoung, approfittando della nostra bassa statura in confronto a loro. La mia schiena era contro il muro alle spalle di Hoshi e entrambi – io e Wooyoung – avevamo una pistola puntata in testa.

Ma la condizione peggiore era quella di Mingi, le cui braccia erano bloccate da Jun, storte dietro la sua schiena in una torsione quasi impossibile e sicuramente molto dolorosa. Aveva una pistola puntata alla tempia, quella di DK, e una puntata al cuore, quella di Joshua. Entrambi lo guardavano con dei sorrisetti soddisfatti.

Appena gli altri fecero la loro apparizione nella stanza, uno dei membri di Seventeen era pronto ad alzare le mani contro di loro.

Quello con meno danno fu Hongjoong, infatti era già stato violentato abbastanza anche per i gusti dei tredici fuorilegge, quindi Wonwoo si limitò a prenderlo per il collo.

Quando notai tutti i lividi sul suo corpo, la mia espressione divenne orripilata, quasi mi dimenticai di essere stato bloccato da qualcuno. Chiunque aveva osato fargli quelle cose, doveva camminare sui nostri cadaveri per dire che ci eravamo arresi. Io giuro, che oggi ucciderò uno di loro, mi promisi. Per Hongjoong.

San e Yeosang furono presi di mira da Woozi e Vernon, e presto i primi due si ritrovarono violentemente sbattuti contro il muro. Seonghwa, intanto, era tenuto fermo e mezzo piegato da un montante che gli era arrivato sullo stomaco da Seungkwan.

Mancava solo Jiselle, di cui si occupò Jeonghan.

Uscito da chissà quali ombre, prese Jiselle per il braccio e la sbatté sul pavimento accanto a Mingi, per poi quasi pestarle lo stomaco per tenerla ferma lì, la pistola puntata alla fronte.

Nel momento in cui vidi Jiselle cadere accanto a Mingi, San e Yeosang contro il muro e Seonghwa tenuto fermo da uno di loro, la rabbia si fece strada dentro di me ed ero a tanto così da tirare fuori la pistola e sparare colpi a tutti. Ma poi mi ricordai che ero spietatamente paralizzato, tentai di dimenarmi e in tutta risposta mi arrivò una forte sberla vicino all'orecchio.

Sibilai in dolore e abbassai la testa, pensando mi arrivassero altre sberle. Invece, tutto fortunatamente fermo. Mi chiesi perché, ma solo brevemente.

Ma poi tutti, Seventeen compresi, vennero distratti da una voce.

"Provaci."

Vidi Jiselle, con un rivolo spesso di sangue che le usciva dal labbro e un taglio sulla guancia – cos'è successo in così poco tempo?, mi chiesi – che tentava di "dissuadere" Jeonghan a lasciarla andare.

"A spararti? Volentieri."

Sgranai gli occhi e sollevai la testa di scatto, scioccato. La ragazza non era nelle migliori condizioni, dato che aveva lo stomaco mezzo pestato e stava perdendo sangue, ma lei continuò imperterrita con le sue minacce. Dovetti ammettere che andarono a vuoto.

"Provaci," ripeté Jiselle, "se sei tanto coraggioso."

Jeonghan premette la bocca della pistola sulla fronte della ragazza così che le rimanesse un solco impresso sulla pelle, e le pestò lo stomaco un'altra volta. Jiselle, arrabbiata ma debole come non mai, tossì sangue ai piedi del suo aggressore. Lui, completamente calmo ed indifferente alle sue reazioni, sorrise storto.

"Sei solo una ragazzina, non fai paura nemmeno alle mosche." Un'altra voce si intromise, allo stesso tempo un ragazzo si fermò in fronte a Jiselle. Era palesemente il leader di Seventeen, S.Coups, dato che era l'unico che non aveva toccato nessuno di noi.

La ragazza, dopo aver sentito quello che aveva detto, smise di tossire e gli scoccò un'occhiata di fuoco. Per favore Jiselle, non provocarli... la pregai nella mia testa. Sapevo che quella cosa non sarebbe andata a finire bene. Ma non potevo farci niente, perché la presa di Hoshi su di me non mi dava vie di scampo.

"Io non farò paura alle mosche, ma nemmeno voi mi fate paura," ribatté lei a denti stretti. Stava solamente peggiorando la situazione.

Infatti mezzo secondo dopo S.Coups la afferrò per la maglia, la sollevò da terra e quando fu sicuro che era in piedi, le tirò un montante con la mano su cui aveva un anello. Quello era un dettaglio importante, perché con l'anello riuscì a graffiarle anche l'altra guancia. Jiselle si lasciò scappare un'imprecazione decisamente poco ortodossa e tentò di dimenarsi, con il risultato di avere una sberla sulla nuca.

"Stai fermo maledetto-" si sentì riecheggiare.

Mi voltai per primo verso la fonte del suono. Seonghwa, grondante di sudore e con lo sguardo cupo di rabbia, provava inutilmente a sfuggire da Seungkwan, che lo tenne ancora più stretto. Capii che l'insulto era rivolto a S.Coups, e il mio battito cardiaco accelerò, l'ansia mi fece raggelare. Seonghwa si era inoltrato in un argomento poco consono alla sua posizione.

Anche il leader di Seventeen si voltò verso di lui, lentamente, con uno sguardo che avrebbe potuto trapassarlo da parte a parte. "Potresti ripetere, o hai troppa paura?" ringhiò S.Coups a denti stretti. Nonostante la sua rabbia nei confronti di Seonghwa, non accennò a mollare Jiselle. Il primo fece per aprire bocca, quando la ragazza lo fermò.

"Faresti meglio a startene zitto una volta per tutte, Seungcheol, oppure per la fine della serata troverò un modo per chiuderti la bocca."

Ogni movimento del mio corpo si fermò. Mi sembrava di non star nemmeno sbattendo le palpebre, data la mia immobilità. Nella stanza cadde il silenzio, neanche gli altri ragazzi osavano dimenarsi lievemente da chi li teneva bloccati. Sentii il corpo di Hoshi irrigidirsi, e quando diedi un'occhiata anche agli altri dodici fuorilegge, li vidi tutti congelati sul posto. Non tanto per la minaccia, ma più perché Jiselle aveva appena mancato di rispetto al loro leader chiamandolo con il suo nome di battesimo. Come fa a sapere come si chiama?

S.Coups si voltò di scatto verso Jiselle, la buttò per terra e le tirò un calcio in faccia. "Come. Ti. Sei. Permessa." ringhiò ancora una volta. Il suo piede si appoggiò sullo stomaco di Jiselle, e premette finché la ragazza non fu costretta a tossire il suo stesso sangue. E poi, nonostante ormai le lacrime le rigassero il volto, parlò con una vocina tremante.

"Sappiamo entrambi quanto tu sia spaventato di spararmi per davvero."

Con fatica, si rialzò e si piazzò di fronte al leader di Seventeen, tremante. Sussurrai il suo nome come una preghiera, e così fece Seonghwa, che più che arrabbiato sembrava disperato.

S.Coups non reagì, ma si vedeva che aveva una voglia matta di strangolare la ragazza.

Che nel frattempo aveva tirato fuori la sua di pistola, e la puntava contro il ragazzo più grande.

Jun imprecò, e Hoshi minacciò di morte la ragazza in un sussurro appena udibile. Wonwoo e Woozi si scambiarono un'occhiata preoccupata, Mingyu allentò la sua presa su Yunho che si lasciò scappare un sospiro di sollievo, ma che poi continuò a guardare la scena impaurito. Joshua spostò la sua pistola dal petto di Mingi e DK vacillò con in mano la sua. Non potevo sopportare tutta quella tensione. Se il colpo della ragazza fosse andato a vuoto, sarebbe stata spacciata, e sicuramente uno dei membri di Seventeen l'avrebbe spietatamente uccisa.

"Jiselle, stai ferma!" gridai ad un certo punto. Lei mi degnò di un'occhiata, ma poi ritornò a guardare S.Coups.

"E se non ti uccido oggi, ti prometto che lo farò al più presto."


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