28 - Seonghwa

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Spostai la mia mano dalla schiena di Jiselle e spostai il mio sguardo sul suo petto. I due bottoni slacciati lo rivelavano un po' di più. Mi costrinsi a guardare da un'altra parte, quindi incontrai i suoi occhi e mi decisi a dirle qualcosa. Le mie parole uscirono taglienti dalla mia bocca. "Quindi ti piace Mingi, a quanto vedo."

Il mio tono era altamente provocatorio anche se la mia domanda non era del tutto retorica. Era vero che certe notti mi ritrovavo a dubitare che, nonostante la mia bellezza di cui tutti parlavano, non piacessi a nessuno. O meglio, a nessuno delle persone che piacevano a me. Quindi le mie ore di sonno si erano drasticamente ridotte e io non potevo farci quasi niente.

Lei mi fissò negli occhi per un po' di tempo, e alzò un sopracciglio. "Cosa intendi dire?" mi chiese, anche se pensai che la sua espressione aveva già parlato per lei.

Sbuffai silenziosamente. Allungai una mano per toccarle un fianco ma poi me ne pentii, quindi mi fermai a mezz'aria con la mano prima che la abbassassi di nuovo sul letto. Jiselle se ne accorse ma non disse niente, fortunatamente per me. "Dai, lo sai benissimo cosa intendo. Siete tutto il giorno a litigare come due amanti prima che facciate pace e poi? Cosa hai fatto in camera sua? Ce ne hai messo del tempo per stare là da lui." La mia voce era accusatoria, e, oltre a quello, un'altra cosa la rendeva più violenta: la gelosia.

Dovevo ammettere che la gelosia a volte mi dava alla testa. Come in questo momento. Stavo praticamente spogliando Jiselle e perché? Perché ho voglia, fu la risposta immediata nella mia mente. Nel frattempo continuavo a distrarmi coi miei pensieri che non notai nemmeno che la ragazza aveva aperto bocca, così che sussultai leggermente quando sentii la sua voce. "Geloso?"

"Adesso vuoi provocarmi, eh, ragazzina?" risposi. Non riuscii a trattenermi oltre e le afferrai entrambi i polsi con le mani, poi mi ritrovai ad indugiare sul da farsi. Quindi semplicemente strinsi la mia presa sui suoi polsi e la avvicinai un po' di più a me. La mia bocca era esattamente accanto al suo orecchio. "Rispondi alla mia domanda, invece: ti piace Mingi oppure no?" ripetei in un sibilo.

Sentii il corpo di Jiselle che, lentamente, acquistava più tensione. Si strinse nelle spalle. La vidi mentre se ne stava immobile, aspettando la mia prossima azione quando non avrei più fatto nulla. Quando capì che avevo esaurito le idee, si rilassò un po'. "No che non mi piace," sibilò in risposta, strinse gli occhi e mi scoccò un'occhiataccia che mi fece esitare per un momento. Lasciai i suoi polsi e mi tirai indietro.

Le misi una mano sulla spalla, Jiselle non pensò che avrei potuto fare qualcos'altro, quindi approfittai della sua innocenza per abbassarle la manica della camicia, rivelando di conseguenza la sua spalla. Lei sussultò e se la coprì, ma non troppo in fretta per non farmi scorgere un tatuaggio su di quella. Magari, pensai, c'entra più il fatto che la sto spogliando che questo tatuaggio.

Sospirai e le presi delicatamente la mano, tenendola nella mia per più del dovuto, e la appoggiai sul letto. Ammirai il disegno sulla pelle della ragazza: era abbastanza piccolo, ma si vedeva chiaramente una rosa con i petali un po' bruciacchiati da delle fiamme disegnate dietro al fiore. Sorrisi, non capii bene perché, ma sorrisi. "Tranquilla, Jiselle. Anche se può sembrare così, non ti farò del male. Mi credi?" dissi, e avvolsi un braccio intorno alla sua vita, avvicinandola ulteriormente.

Lei esitò. "Sì che ti credo."

Ma sentii a malapena la sua risposta. Il mio sguardo era concentrato sul suo volto, e potevo sentire il suo battito cardiaco proprio contro il mio petto. Il che fece velocizzare il mio, di battito. I miei occhi caddero sulle sue labbra e mi servì tutto l'autocontrollo possibile per non fare cose leggermente... oscene? No, non era la parola giusta. Però sapevo che dovevo trattenermi il più possibile con lei, in fondo quanti anni avevamo di differenza? Quattro? Deglutii. Dovevo. Restare. Calmo.

Con tocco gentile, le presi la guancia e cominciai ad accarezzarla con un pollice. Sospirai, il mio respiro era tremante, e appoggiai la mia fronte contro la sua, chiudendo gli occhi. Lei non si spostò, il che mi sembrò un buon segno. Non dovevo illudermi, comunque. Ma se Jiselle non aveva opposto resistenza fino a quel momento, cosa ci potevo fare? Non è come Haneul. Lei è diversa, mi convinse il mio cervello. Allora la tirai giusto un po' più vicina, e il mio petto sfiorò il suo. 

Quello fu decisamente troppo.

Non avevo più autocontrollo rimasto quando sussurrai contro le sue labbra: "Ti odio. Mi fai impazzire," dissi con una voce più profonda del solito.

Le nostre bocche si incontrarono.

Appoggiai entrambe le mie mani sui suoi fianchi.

Lei mi tenne per il retro della mia testa, accarezzandomi gentilmente i capelli mentre ci baciavamo.

La avvicinai così tanto che era ormai seduta sopra di me. Ma non era quello il momento giusto. Un'altra volta...

Mi arresi al fatto che non potevo fingere di odiarla.

Con una mano, cominciai a tracciare i contorni della sua figura, e sentii un brivido che correva giù per la sua spina dorsale. Ed è tutto merito tuo, Seonghwa, se Jiselle sta tremando di desiderio in questo momento.

Ci staccammo l'uno dall'altra dopo quelle che ci erano sembrate ore. Ma nessuno dei due tolse le mani dal corpo dell'altro, quindi rimanemmo lì per qualche momento a fissarci negli occhi con un piccolo sorriso sulle labbra. Volevo dirle qualcosa, ma non sapevo cosa. Quindi fu Jiselle a parlare per prima stavolta.

"Lo sai che praticamente ti odio ancora, vero?" chiese ironica, con un sorrisetto sulla bocca cosicché capissi che non stava dicendo sul serio. Mi lasciai scappare una risatina e le strizzai i fianchi un paio di volte prima di risponderle.

"Certo Jiselle, anch'io ti amo."

Rimanemmo entrambi sorpresi dalla mia risposta. Io riuscii a nascondere il mio stupore, lei lo mascherò con una risata. Non sapevo come mi era venuto in mente di confessarle casualmente il mio amore, ma dato che ci eravamo praticamente baciati significava che sotto sotto se l'aspettava. Sorrisi e cominciai ad accarezzarle i capelli gentilmente.

Jiselle appoggiò la sua fronte contro la mia spalla e non potei fare a meno di sorridere ancora di più. L'altra mia mano scivolò sotto la sua camicia e toccai direttamente la sua pelle. Sentii un brivido che scorreva lungo la sua schiena e non mi pentii di quello che stavo facendo. Decisi di darle un ultimo colpo di scena prima che se ne andasse.

"Ma Jiselle, se tu mi odi, allora perché il tuo cuore batte così forte quando ti sono vicino?"

JEALOUS BOYSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora