All I want is you

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15   All I want is you

Una febbricola di poco rilievo, ma sufficiente a preoccupare i suoi, costrinse Valentina a stare a casa dalle lezioni per i due giorni successivi, ma le cure del suo amato professore si erano rivelate eccellenti, per cui il terzo giorno, quasi con sorpresa, la ragazza constatò come la ferita alla coscia fosse divenuta una linea cicatriziale quasi invisibile. Fu con gran gioia che abbandonò i jeans per optare per un paio di calze color fumo, onde poter indossare un vestito in maglina rasata nera sopra il ginocchio.
Abbastanza sopra, a dire il vero.
Ma voleva a tutti i costi farsi bella per lui, per il suo professore.
Il vestitino aveva uno scollo a barca che lasciava intravvedere le spalline del reggiseno, e questo non andava bene, era una cosa piuttosto antiestetica... Bisognava rimediare! Come? Togliendosi il reggiseno, ovviamente... Madre natura l'aveva dotata di un seno marmoreo che non necessitava di alcun sostegno, complice anche la verdissima età.
Un'ombra di blush a colorire appena l'incarnato perfetto e una passata di lip gloss colore pesca a sottolineare le labbra invitanti.
Era stupita di sé stessa, tutti quei preparativi per essere il più sexy possibile per lui, per Mattia.
Se solo ricordava quelle mani forti sulla sua gamba, e su come l'avesse sollevata come una sposa per portarla in aula a medicarla, il suo cuore faceva balzi furiosi.
Era perdutamente cotta di quell'uomo, che aveva comunque capito benissimo essere inespugnabile.
E questo era meraviglioso, e nello stesso tempo atroce, perché significava che lui non sarebbe mai stato suo.

Amor ch'a nullo amato amar perdona, che sciocchezza colossale!

Tu mi ami, Mattia?

Io sì, da morire.

Ma tu non sarai mai mio, lo so.

È questa consapevolezza che mi uccide!

Con un sospiro, Valentina infilò i più bei stivaletti che possedeva, con un po' di tacco, e il piumino corto alla vita, bianco, regalo dei suoi per il Natale precedente.

-Ehi, come ti sei conciata? Cos'è, carnevale?- L'apostrofò molesto Alessio, suo fratello minore.

-Eh, in effetti... come mai tutta questa eleganza? Qualcuno in vista?- Le strizzò l'occhio sua madre, complice.
Valentina tagliò corto baciando sua madre su una gota e ringhiando un Taci, stupido a suo fratello, e usci nella frizzante aria autunnale.
Non aveva ancora chiaro nella mente un piano ben preciso, ma doveva farsi notare da Mattia non solo per la sua bravura sui libri.
Stavolta avrebbe giocato d'anticipo, lo avrebbe intercettato prima delle lezioni e lo avrebbe costretto ad un confronto serio con lei, e non in sala professori, dov'erano sotto gli occhi di tutti.
Lo spogliatoio della palestra! Sì, per tutte le prime due ore sarebbe stato deserto, era l'ideale per parlare con lui.
Parlarci e, magari, anche farci qualcos'altro...
Non voleva spingersi troppo con la fantasia, ma doveva sbloccare la situazione, in qualche modo.

°°°

-Fortibuoni, che piacere rivederla!- La salutò lui, bello come un dio vichingo, come sempre, appena entrò in classe. Quella mattina, poi, sembrava appena uscito dalla copertina di Glamour, coi capelli biondo scuri lasciati cadere sulle spalle, un maglione dolcevita a girocollo color crema che sottolineava, come se ne avesse avuto bisogno, il suo fisico tonico, una catenina in bronzo e un paio di pantaloni neri a sigaretta che fasciavano le sue gambe lunghe e muscolose.
Forse era solo una sua illusione, ma pareva che quegli stupefacenti occhi azzurri guardassero solo lei.
Era illegale che qualcuno possedesse occhi così, perché non avrebbero permesso di concentrarsi su nulla!

-Vedo che sta molto meglio, la ferita sulla gamba non si nota quasi più!-

-Sì, grazie, professore, e questo anche per merito della sua fasciatura da vero infermiere. Però le dovrei parlare. È urgente, davvero!-

An afternoon Love  (Ti amo, professore)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora