Ingoiata da un buco nero

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44 CAPITOLO

Ingoiata da un buco nero

Davanti, nell'Audi A4 guidata dal signor Carlo, c'era ovviamente sua moglie, la madre di Mattia, quindi il professore dovette sedere dietro, accanto a Mirella, che lo lasciò sfogare in pace, senza dir niente.

-Passiamo dal tuo appartamento a prendere le tue cose. Torni a Milano con noi, mi sembra ovvio!- disse dopo un po' la donna, aspirando dalla sigaretta. Tutti fumavano, anche se per Mattia non era proprio un vizio, e nessuno ebbe da ridire. Tuttavia, all'uomo dette fastidio come la sua ex-moglie avesse già pianificato il suo futuro.

-E chi l'ha deciso?- Ribatté, infatti, dopo qualche secondo.

Mirella si volse a guardarlo torva.

-Non dirmi che vorresti rimanere lì!-

-E se fosse?-

-Stai scherzando, Mattia, vero? Quella tua puttanella ti ha giocato proprio un brutto tiro, lo sai! La tua fedina penale è tornata candida, ma la reputazione che ti si è cucita addosso... quella non sarà facile scrollarsela via. Nonostante la ritrattazione della tua ex alunna, tu, per un bel po' di persone tra quelli che ti conoscono, rimarrai sempre "il professore stupratore di ragazzine". Il dubbio che tu e la tua famiglia abbiate risolto i tuoi guai giudiziari con un bel po' di quattrini aleggerà sempre attorno a te.- sentenziò Mirella, emettendo il fumo fuori dal finestrino con eleganza.

-Io comunque ho ancora un lavoro al liceo scientifico "Copernico", non è che domattina posso tornare ad insegnare a Milano come se niente fosse. Le destinazioni dipendono dal Ministero, lo sai, vero?-

Inaspettatamente, Mirella gli fece una carezza sulla guancia ora rasata di fresco.

-Se hai le amicizie giuste al Ministero, questo non è per niente un problema.-

Mattia si rannuvolò. Mirella era rientrata a sorpresa nella sua vita, dopo averlo umiliato per quindici anni, e se l'intento iniziale era buono, ora il fatto che lei stesse decidendo del suo futuro non gli garbava proprio per niente.

Anche se si rendeva conto che, lì, in quella quieta cittadina romagnola, avrebbe difficilmente potuto continuare ad insegnare e a vivere come se nulla fosse successo.

Probabilmente il padre di Valentina lo stava aspettando sotto casa per fargli la pelle, per nulla convinto delle ritrattazioni di sua figlia, ritenendo che lui, in qualche modo, l'avesse plagiata.

Ma il vero deus-ex-machina di tutta quella incresciosa situazione era lei, quella lurida strega, quel perfido diavolo travestito da essere umano che rispondeva al nome di Melania Pirazzini.

Certo, Valentina non era esente da colpe: era stato molto, molto deluso anche da lei. Si era confidata con la preside e si era lasciata raggirare e usare da lei come la più stupida e ingenua delle ragazzette.

La credeva molto più matura e riflessiva, ma evidentemente l'aveva sopravvalutata.

Il fatto era che con il suo gesto stupido e avventato gli aveva rovinato la reputazione, forse per sempre.

E non era detto che tornare a Milano lo avrebbe salvato da chiacchiere e maldicenze su di lui:

"La calunnia è un venticello..." come recita una famosa aria del Barbiere di Siviglia di Rossini.

In quel momento il professore vedeva tutto nero, attorno a lui, non scorgeva via d'uscita, gli sembrava che dappertutto, su ogni muro e ogni cartellone pubblicitario ci fosse scritto "Il professore Mattia Ravetti è un violentatore di ragazzine".

An afternoon Love  (Ti amo, professore)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora