Una seconda chance

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45 CAPITOLO

Una seconda chance



A casa Ravetti, ovviamente, tutti avevano facce da funerale.

Il signor Carlo gettò le chiavi dell'auto sul tavolo con un sospiro e si mise appoggiato alla finestra come a pensare sul da farsi, lo sguardo perso oltre il vetro.

La signora Gioia si mise silenziosa a preparare la cena, mentre Mirella si accomiatava da loro con la sua solita algida eleganza, come se fossero appena stati ad una riunione aziendale per decidere quali modelli inserire nella collezione primavera-estate.

Mattia era seduto sulla poltrona accanto al caminetto, la testa tra le mani e lo sguardo fisso nel vuoto. Si era messo in aspettativa, e nel frattempo avrebbe fatto domanda di trasferimento per poter tornare ad insegnare in Lombardia. Mirella gli aveva detto di non preoccuparsi, lei conosceva qualcuno che contava, al Ministero della Pubblica Istruzione, e nel giro di poco avrebbe nuovamente ottenuto una cattedra a Milano.

Con chi non era ammanicata, la sua ex-moglie?

Era stata a letto forse con qualche portaborse o segretario particolare della titolare del dicastero?

Non lo sapeva, e nemmeno aveva intenzione di chiederlo a Mirella: semplicemente, non gli interessava saperlo.

Quel che gli premeva, ora, era riuscire a togliersi il più in fretta possibile dal cervello, ma soprattutto dal cuore la bruna ragazzina romagnola.

Lui si era innamorato come un adolescente, e questa non se la poteva perdonare.

Valentina era stata una delusione di quelle cocenti, che ti lasciano una cicatrice profonda.

Gelosa di una come Elena Biancardi, figurarsi, al punto di covare una vendetta che non stava né in cielo né in terra. Ingenua e stupida al punto di dar retta ad una pessima figura di donna come Melania Pirazzini.

No, lui era buono e caro, ma non avrebbe mai perdonato la sua ex-studentessa.

Doveva semplicemente archiviarla in un angolino remoto della sua mente, come una cianfrusaglia inutile chiusa in un baule riposto in soffitta a prender polvere e a coprirsi di ragnatele.

Facile a dirsi, più difficile a farsi, ma come si dice... quel che non uccide, fortifica.

Gli sembrava così strano ritrovarsi nella casa dov'era cresciuto, la casa che lo aveva visto prima scolaretto e poi diplomato al classico col massimo dei voti e con una passione smodata per la letteratura. La casa dov'era ancora appeso il tocco di quando si era laureato, in camera sua, e dove, solo cinque mesi prima, durante le feste, si era ritrovato con la sua famiglia, e aveva confidato a sua sorella i suoi sentimenti per Valentina.

Era tornato a casa da mamma e papà, divorziato e accusato di stupro dalla ragazza di cui s'era perdutamente innamorato. Aveva perfino conosciuto la galera.

All'improvviso, la sua vita gli pareva solo un foglio di carta straccia pronto per essere accartocciato e gettato nel cestino dei rifiuti.

Forse aveva ragione Mirella, era solo un fallito.

-Mattia, è pronta la cena!- Si sentì chiamare dalla cucina.

L'uomo sospirò pesantemente. -Mamma, ti prego, non prendertela... ma non ho fame!- Rispose, cercando di essere garbato, ma seccato da quelle attenzioni da madre a bambino piccolo.

Suo padre gli si avvicinò e gli tese una mano, come se avesse avuto bisogno di alzarsi.

-Dai, Mattia. Vieni a cenare con noi. Stare qui a macerarti nella tua disperazione non porterà a niente. Dopo cena verrà anche Martina.-

An afternoon Love  (Ti amo, professore)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora